LE INCOMPRENSIONI PIÙ FREQUENTI SULLA PREVISIONE DELLE TEMPERATURE ESTIVE
LE INCOMPRENSIONI PIÙ FREQUENTI SULLA PREVISIONE DELLE TEMPERATURE ESTIVE
Un’informazione completa dello stato termico previsto non dovrebbe solamente comunicare quanti gradi perderà il termometro, ma anche lo stato di partenza da cui inizierà la diminuzione. Affermare per esempio in estate che i valori si abbasseranno di 6-8 °C è sicuramente un calo sensibile che magari, ai più, può far pensare che arrivi aria decisamente fresca. Se però si afferma che le temperature caleranno di 6-8 °C partendo da valori che sono di 10 °C oltre la media del periodo, potete ben capire che lo stato termico di arrivo non si discosterà di molto dai valori normali che si dovrebbero avere in quella decade. Se poi quella decade è anche la più calda dell’anno, è facile comprendere come alla fine il caldo resti seppure in forma più attenuata. Parlare di rientro nelle medie climatologiche della temperatura non significa quindi affermare che è in arrivo una rinfrescata. Affinché ciò succeda, la diminuzione deve essere tale da portare il campo termico al di sotto delle medie del periodo di almeno 3-4 °C per 3-4 giorni. Questa condizione si raggiunge più facilmente e più velocemente se si verificano delle precipitazioni che, come ormai sappiamo, sono un ottimo mezzo per il trasporto dell’aria fresca presente in quota.
In assenza di idrometeore la diminuzione è più attenuata e quindi, in questo caso, il passaggio di aria fresca in quota – per esempio sulla superficie fatidica di 850 hPa (1500 metri) a cui facciamo sempre riferimento – si traduce appena con un rientro in media delle temperature nei bassi strati. Ci sono poi le condizioni ambientali che talvolta mascherano queste tendenze al calo. Se per esempio in una giornata di caldo torrido si registrano 37 °C e il giorno successivo si registrano 32 °C ma in un contesto afoso, quei cinque gradi in meno diventano solo un numero valido per la registrazione del dato nel diario meteorologico perché è risaputo che l’aumento dell’umidità dell’aria comporta un aumento del disagio fisiologico e quindi quei 32 °C afosi si sopportano meno dei 37 °C torridi. Ecco che allora ci si chiede dov’è il calo termico previsto perché… «oggi ho sofferto il caldo più di ieri».
Se poi il flusso in arrivo, relativamente fresco, porta la nuova massa d’aria a sottoporsi a compressione adiabatica e si scalda nel momento in cui supera una catena montuosa, ecco che allora parte del calo termico viene mascherato dal riscaldamento e magari si finisce per non rilevare differenze sostanziali di temperatura tra il giorno prima in cui ancora faceva caldo e il giorno dopo in cui la massa d’aria in quota vede calare la temperatura di 4-5 °C rispetto al giorno precedente.
Come è possibile allora evitare queste incomprensioni? Semplice: conoscendo un po’ meglio lo stato dell’arte di questa grandezza che si chiama «temperatura» e con una lettura più attenta della previsione.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera