A piccoli passi verso l'inverno italiano
Nel corso dei prossimi giorni condizioni meteo più invernali anche al Nord
In figura sono riportati gli scenari di ensemble del campo di temperatura a 850 hPa (circa 1500 metri) e di precipitazione riferiti a una località dell’Italia centrale, ma grosso modo estendibili anche al resto dell’Italia se vogliamo limitarci a dare un’informazione qualitativa sulla dinamica atmosferica. Dalla loro analisi desideriamo estrapolare alcune informazioni non solo sulla linea di tendenza attesa per i prossimi giorni ma anche spiegare perché, AL MOMENTO, non è possibile prendere in considerazione ipotesi di freddo intenso destinato a interessare la nostra penisola. Innanzitutto, se ci concentriamo all’interno della finestra temporale che si spinge fino a 6-7 giorni (cioè fino a lunedì prossimo, 21 gennaio, come indicato dalla linea gialla), è evidente che siamo ormai agli sgoccioli di una situazione meteorologica dettata da una posizione scomoda dell’Anticiclone delle Azzorre, responsabile con le sue espansioni in pieno Oceano di ripetuti eventi favonici al Nord e sul versante tirrenico e di altrettanti ripetuti passaggi perturbati, a carattere freddo, sul versante adriatico e al Sud. Dalla seconda parte di questa settimana, infatti, le correnti atlantiche riusciranno timidamente a entrare sul nostro bacino percorrendo una strada più occidentale, per portare piogge e nevicate anche laddove fino a questo momento sono state scarse o del tutto assenti. La probabilità di avere precipitazioni dovrebbe aumentare verso il prossimo fine settimana, in un contesto termico che dovrebbe mantenersi all’incirca attorno alle medie climatologiche del periodo: sono queste le situazioni classiche che potremmo definire tipiche dell’inverno italiano perché capaci di portare nevicate su Alpi e Appennini a quote che potrebbero essere anche basse. Sull’evoluzione prospettata nella terza decade di gennaio, invece, ancora non ci pronunciamo perché gli scenari calcolati saranno probabilmente ancora soggetti a modifiche nei prossimi ricalcoli, vista la distanza temporale a cui ci stiamo spingendo che non garantisce affidabilità previsionale anche se talvolta la divergenza tra gli scenari calcolati a tale distanza non è eccessiva.
Assodato questo, c’è però un aspetto che possiamo far notare e che ci permette di discutere la seconda questione, relativa al perché non è possibile, AL MOMENTO, prendere in considerazione ipotesi di freddo intenso o di gelo in arrivo per la nostra penisola. Infatti, affinché questo segnale possa diventare ipotesi di discussione, è necessario avere innanzitutto uno sparpagliamento degli scenari di temperatura che mi dimostri come la dinamica atmosferica entri in un periodo scarsamente predicibile e, in secondo luogo, tra tutti questi scenari sparpagliati è necessario che ce ne siano alcuni orientati verso valori uguali o inferiori ai -10 °C (linea blu in figura), soglia “teorica” oltre la quale l’irruzione acquista connotati di intensità rilevante per le nostre latitudini. Invece, come possiamo osservare, siamo AL MOMENTO ben lontani da questa soglia e di conseguenza non c’è nessuna legittimazione scientifica per sostenere simili ipotesi. Ciò non toglie ovviamente che il quadro possa modificarsi nei prossimi ricalcoli. Per il momento, limitiamoci a veder ritornare le perturbazioni dai quadranti più occidentali.