DA UN ESTREMO ALL’ALTRO IN DIECI GIORNI: LETTURA DEGLI EVENTI IN UN CLIMA DIVENTATO PIÙ CALDO
DA UN ESTREMO ALL’ALTRO IN DIECI GIORNI: LETTURA DEGLI EVENTI IN UN CLIMA DIVENTATO PIÙ CALDO
Verso la metà di aprile abbiamo analizzato una situazione meteorologica caratterizzata da una robusta espansione del promontorio subtropicale e abbiamo parlato delle conseguenza che questa circolazione, decisamente calda per il periodo, avrebbe comportato per le temperature. In effetti, abbiamo proprio osservato il campo termico aumentare in modo sensibile, fino a raggiungere in Italia e su buona parte dell’Europa valori decisamente elevati, anche superiori i 30 °C: i molti record di caldo registrati hanno così dato all’evento caratteristiche di eccezionalità (fig. 1, a sinistra).
Sono poi bastati appena dieci giorni per sperimentare una situazione meteorologica diametralmente opposta, dovuta a un’impostazione del flusso dai quadranti settentrionali che a più riprese ha inviato impulsi sempre più freddi – prima di matrice polare e poi artica – che hanno cancellato le condizioni preesistenti di caldo marcatamente anomalo per sostituirle con condizioni atmosferiche che hanno portato le temperature su valori insolitamente bassi per l’ultima decade di questo mese, anche di oltre 10 °C in meno rispetto alla norma. In diverse città della Pianura Padana, per esempio, tra il 13-14 aprile e il 22-23 aprile si è passati da massime di 26-30 °C a massime di 7-9 °C, per non parlare dell’ancor più eclatante salto termico che hanno sperimentato i paesi d’oltralpe dove, partendo dalle stesse temperature, sono arrivati a registrare valori minimi di 0/-3 °C: in diversi casi, siamo così passati dai record di caldo a quelli di freddo e quindi a una condizione sempre eccezionale, ma di segno opposto (fig. 1, a destra).
Statisticamente, possiamo allora dire che siamo saltati da una coda all’altra della distribuzione climatologica delle temperature, rappresentata da una curva a campana – detta «gaussiana» – che è centrata sulla media (cioè sulla temperatura media del periodo) e che si appiattisce ai lati, cioè sulle code sinistra e destra che sono quindi ovviamente meno popolate di eventi rispetto alla parte centrale (fig. 2): in queste due code si trovano rispettivamente proprio gli eventi di freddo eccezionale e di caldo eccezionale. Per definire l’intensità dell’anomalia si ricorre a una variabile chiamata «sigma» o «deviazione standard», indice del grado di oscillazione attorno al valore medio della popolazione di dati considerati. Il valore di sigma si somma e si sottrae alla temperatura media del periodo per trovare gli intervalli di distribuzione degli eventi e quindi delle temperature che vengono registrate: così, nell’intervallo compreso tra M-3sigma e M+3sigma troviamo il 99.5% della distribuzione dei dati e quindi una temperatura che si discosta dalla media M di 3sigma e oltre vuol dire che è una temperatura estrema perché non appartiene statisticamente alla distribuzione di valori campionati almeno nell’ultimo trentennio.
Quando nelle analisi proposte parliamo ripetutamente di temperature superiori alla media o molto superiori alla media, lo facciamo per far capire che le vicissitudini del tempo ci presentano condizioni atmosferiche che popolano ormai sempre più spesso la parte destra di questa distribuzione fatta a campana. Le espansioni del promontorio nord africano, artefice della quasi costante situazione di sopramedia termico che sperimentiamo frequentemente, ci pongono quindi nelle condizioni di poter raggiungere più facilmente proprio la coda destra della curva, dove cadono le temperature molto più elevate del normale e quelle eccezionali: il «noi ci troviamo qui» indicato in figura è, in pratica, la posizione più frequente che stiamo occupando in questa distribuzione ormai con una certa regolarità, quasi da poter affermare che questa è diventata la nuova normalità.
Ciò che è successo in pratica tra il 13-14 aprile e il 22-23 aprile è aver fatto un salto dalla coda destra e quella sinistra della distribuzione, cioè da condizioni estreme di caldo a condizioni estreme di freddo (fig. 3): possiamo visualizzare questo brusco passaggio osservando proprio l’anomalia standardizzata della temperatura a circa 1500 metri – cioè valutata proprio in termini di «sigma» – tra i due periodi: sul Nord Italia, per esempio, passando da anomalie di +3/+4 sigma ed anomalia opposte di -3/-4 sigma abbiamo sperimentato una situazione meteorologica che si è statisticamente collocata anche oltre la distribuzione, superando le due code da una parte e dall’altra. Come si inserisce, allora, questa dinamica estrema in un clima che è diventato sempre più caldo? Il fatto che «noi ci troviamo qui» sempre più spesso ha comportato, con il passare degli anni, uno spostamento verso destra della distribuzione dei dati e quindi uno spostamento verso valori più elevati della temperatura media (fig. 4). Di pari passo, un aumento anche dei valori della varianza – a indicare quindi una maggiore oscillazione delle dinamiche atmosferiche attorno allo scenario medio – ha appiattito la curva e di conseguenza ha spinto la coda destra ancora più a destra, rendendo così più probabile l’accadimento di eventi che nel vecchio clima erano dei record e che nel nuovo diventano solo – si fa per dire – eventi più caldi, con i nuovi record che si collocano più in là e battono i vecchi.
Come si può notare, l’appiattimento della curva non ha però cancellato gli eventi di freddo estremo che sono comunque sempre presenti o, al massimo, sono diventati un po’ meno frequenti: giusto per dare un'idea con qualche numero, secondo la NOAA negli ultimi 365 giorni gli eventi di record di caldo nel mondo per la temperatura massima sono stati 74028, contro i record di freddo che sono stati 19728, cioè quasi la quarta parte. Ecco allora spiegato anche perché, ogni volta in cui si verifica un’ondata di calore con anomalie definite «aberranti» perché si collocano nei dintorni di +3sigma, siamo portati a ritenere che l’evento rientri nella dinamica del cambiamento del clima ormai già in atto: se non si fosse infatti verificato un aumento della frequenza di questi eventi, la curva non si sarebbe spostata verso destra in modo così rapido come si è verificato negli ultimi decenni.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera