Il ruolo dell'orografia nelle precipitazioni nevose
Il ruolo dell'orografia nelle precipitazioni nevose
Studiando i dati, si può dedurre che la posizione orografica esercita una influenza molto superiore all'altitudine.E' noto che in montagna si hanno abbondanti nevicate quando le masse d’aria umida si comportano in un certo modo in relazione alle montagne stesse. Ma le grandi masse d’aria quando si spostano si comportano in modo diverso secondo la quota:
- sui 6.000 m, nella libera atmosfera, sostanzialmente le uniche forze da considerare sono la pressione e la forza centrifuga della Terra, che si bilanciano in modo tale da rendere la direzione del vento parallela alle isoipse;
- fra il livello del mare e i 1.000 m, invece, l’attrito causato dalla vicinanza della superficie terrestre non è più trascurabile e determina lo sbilanciamento fra pressione e forza centrifuga. E' per questo che i venti tendono a "tagliare" le isobare, orientandosi verso la zona di bassa pressione.
E' chiaro che questi equilibri vengono modificati, qualora le masse d’aria vengano spostate di quota; in verticale, i moti verticali sono più deboli in generale rispetto a quelli orizzontali, ma sono fondamentali per formare o dissolvere le nuvole, influenzando pertanto le precipitazioni.
Quali sono dunque gli ingredienti "base" per avere abbondanti precipitazioni? Correnti ascensionali e masse d’aria umida. E questo lo si può ben vedere osservando la distribuzione delle precipitazioni nevose sul sistema alpino e sulle principali catene montuose degli Stati Uniti. Il versante nord delle Alpi è spesso investito da masse d’aria umida provenienti tra Ovest e Nord, di origine atlantica e si hanno molte precipitazioni; sul versante sud, al contrario, le precipitazioni sono di solito inferiori, perché la maggior parte delle perturbazioni viene ostacolata proprio dal versante settentrionale; le nevicate maggiori sul versante meridionale alpino si hanno infatti solo quando i venti provengono dai quadranti meridionali.
Negli USA le principali catene montuose sono disposte lungo i meridiani: le perturbazioni, provenendo in maggioranza da ovest, provocano dunque nevicate più abbondanti sui versanti che appunto "guardano" ad ovest; ad esempio si hanno i massimi valori sulla Cascade Range, una vera e propria barriera alle correnti umide provenienti dal golfo d’Alaska, mentre i fronti perturbati più a Sud apportano nevicate molto abbondanti sulla Sierra Nevada. Nell'interno le nevicate diminuiscono notevolmente. Eccezioni: le catene Teton e Wasatch, perché ripide barriere orografiche si innalzano fino a 2.000 m sopra gli altipiani ottenendo quantitativi di neve sorprendenti nonostante l’aridità delle zone circostanti; anche Salt Lake City, a 1.300 m di quota ai piedi della Wasatch Range, riceve 150 cm di neve annui, poco meno della metà delle precipitazioni totali dell'anno.
Località | Quota slm (m) | Zona | Nevosità media (cm) | |
Valgrisanche | 1674 | Alpi Graie | 368 | |
Lago Goillett | 2526 | M.te Cervino | 689 | |
Rochemolles | 1926 | Alpi Cozie | 489 | |
Cortina | 1275 | Dolomiti | 203 | |
Misurina | 1760 | Dolomiti | 370 | |
Passo Rolle | 1984 | Dolomiti | 471 | |
Alta | 2700 | Wasatch Range (Utah) | 800 | |
Berthoud P. | 3449 | Front Range (Colorado) | 510 | |
Squaw Valley | 2000 | Sierra Nevada (California) | 555 | |
M. te Rainer | 4392 | Cascade Range (Washington) | 1044 |
Le perturbazioni di Ovest e Sud-Ovest danno precipitazioni abbondanti sulla catena San Juan, la prima grande barriera orografica del Colorado, mentre quelle di Nord-Ovest favoriscono le cadute di neve sulla catena Park; il versante orientale della Front Range presso Denver è invece meno nevosa essendo interessato da consistenti precipitazioni solo quando è investito dalle masse d’aria umida provenienti da Sud-Est, cioè dal golfo del Messico. Si rileva che le nevicate aumentano con l’altezza sul versante sopravvento, raggiungendo generalmente il massimo alla cresta, mentre il versante sottovento risulta meno nevoso.
Il trasporto da parte del vento si comporta all'opposto, perché la neve viene asportata dal versante sopravvento e si accumula su quello sottovento. Importante lo studio effettuato da S. Borghi del Centro Meteorologico di Milano Linate nella zona del massiccio dolomitico del Sella, evidenziando le differenze di nevosità tra le 4 località di Canazei, Selva di Valgardena, Corvara e Arabba, pur essendo vicine e poste circa alla stessa quota (1.500 metri). Guarda caso però, esse sono esposte in modo molto diverso rispetto al massiccio montuoso. In particolare la nevosità risulta in generale massima ad Arabba, posta a Sud-Est del massiccio, seguita da Corvara, a Nord-Est, mentre a Canazei e Selva di Valgardena (a Sud-Ovest e a Nord-Ovest del massiccio, rispettivamente) è di molto inferiore; qui, infatti, le maggiori nevicate si hanno con venti tra Est e Sud-Est. Allo stesso modo, negli Stati Uniti si è visto come sulla già citata Wasatch Range, in prossimità del comprensorio sciistico di Park City, le due località di Alta e Brighton, che sono alla stessa quota di 2.700 m, rispettivamente a Ovest e a Est della sommità della catena presentino una nevosità media annua molto diversa: 800 cm ad Alta, sopravvento rispetto ai venti dominanti occidentali, 600 cm a Brighton sottovento alla cresta e distante pochi km in linea d’aria.
Nella figura in alto è illustrato il movimento delle principali masse di aria umida apportatrici di nevicate, nella stagione invernale, verso il sistema alpino e verso le principali catene montuose degli Stati Uniti occidentali.
Tratto da un articolo di Marco Pifferetti, Gennaio ‘96. Per gentile concessione dell'AER.