Il riscaldamento degli ultimi anni in Italia
Il riscaldamento degli ultimi anni in Italia
Analizziamo i dati ufficiali dell’ISAC CNR di Bologna, il massimo ente nazionale per la ricerca sul clima nonché eccellenza italiana ignorata quasi totalmente dai mass media.
Tali dati, come si vede dalle due immagini (cortesia ISAC CNR Climate) dicono inequivocabilmente che il 2014 è stato un anno caldissimo. Anzi, con un’anomalia positiva di 1.39° a livello nazionale è il più caldo da due secoli!Nella seconda immagine poi si vede subito il trend degli ultimi 30 anni, improntato verso un netto riscaldamento, non solo in Italia, ma quasi ovunque nel globo.
Ma ATTENZIONE: il dibattito è aperto e ancora una volta non citerò le diverse opinioni a riguardo, bensì cercherò di spiegare i fatti osservati.
Studiando la Pianura Padana (altrove non mi sbilancio) il periodo dell’anno che più ha risentito dell’aumento termico è stato il semestre caldo (marzo-settembre), anche se localmente può non essere vero. Ciò si spiega sostanzialmente così: ultimamente è venuto a mancare il flusso zonale tipico delle medie latitudini degli anni '50-'70, ovvero le incursioni fredde sono diminuite e quelle calde nettamente aumentate. In altre parole, è come se la Pianura Padana si fosse “spostata” 500-600 km a sud.
ESTATE: dagli anni ’90 in poi sono aumentate fortemente le “risalite” dell’anticiclone Africano. Se negli anni ’60 l’Omega Blocking africano succedeva 1-2 volte al decennio, ora succede 1-2 volte a estate, con le conseguenze facilmente ipotizzabili. Di contro, le discese fredde di aria polare marittima e/o continentale sono rimase all’incirca le medesime, ovvero erano rare all’epoca e rare tuttora. Il peso dell’anomalia, infatti, non sta tanto nelle giornate fredde, ma in quelle torride, fortemente aumentate negli ultimi anni.
INVERNO: il discorso qui è un po’ più complicato. Anche in inverno s’è avuto un aumento delle alte pressioni miti o calde sub-tropicali, ma la differenza sta che, a causa dell’inversione termica, la Pianura Padana ha subito molto meno questo riscaldamento. Lo hanno subito invece le Alpi, dove i ghiacciai soffrono talvolta anche nel semestre freddo. Capita spesso, infatti, che a 1000 m slm possa fare ben più caldo rispetto al suolo, negli episodi di forte inversione termica. Anche qui stesso discorso dell’estate: le ondate di freddo classificabili come “molto severe” non sono statisticamente diminuite (negli ultimi 100 anni sono febbraio 1929, febbraio 1956, gennaio 1963, marzo 1971, gennaio 1985, febbraio 2012), sono invece drasticamente diminuite le ondate di freddo moderato/forti, quelle che portano per qualche giorno le temperature sotto media o molto sotto media, compensando i regimi anticiclonici.
Faccio un esempio: l’ultimo veloce ingresso freddo di fine anno 2014 è stato moderato/forte per il nord, ma estremamente breve e tale da non compensare assolutamente le pesanti anomalie dei primi 20 giorni del mese. Ingressi come questo si contano sulle dita di una mano negli ultimi inverni, mentre erano molto più frequenti negli anni '50-'70. Questo discorso si può ampliare a tutti i mesi: negli anni 2000 ci sono stati ingressi freddi severi con nuovi record termici negativi nell’aprile 2003, nel giugno 2006 o nel maggio 2013, giusto per citarne alcuni, con valori decisamente sotto media, ma tali da non compensare affatto come numero i corrispondenti caldi.
Un’ultima precisazione: recentemente è caduto il 30esimo dal celeberrimo gennaio 1985, il gennaio più freddo dell’intero XX secolo. Il problema è che esso è stato inneggiato (quasi a dismisura), quasi fosse la normalità: ebbene, esso fu un episodio assolutamente eccezionale e degno difatti degli annali della climatologia. Un mese simile ha un tempo di ritorno secolare, quindi NON può essere visto come fatto che negli anni ’50-’80 gli inverni erano estremamente più freddi e nevosi di oggi.A tal proposito cito un ulteriore esempio che sfugge probabilmente ai più: gli inverni 1986-1990 sono stati disastrosi, assolutamente miti e anonimi, eppure non appartengono certo agli anni 2000! In particolare, gli inverni 1989 e 1990 sono stati davvero orribili, peggio anche del 2014 o di questo 2015, dove vi fu un dominio anticiclonico totale e assoluta mancanza di neve sulle Alpi (non parliamo in pianura…)
Per concludere alleghiamo una mappa tratta dal nostro archivio storico che mostra la Rianalisi del 21 dicembre 1989: la didascalia parla già da sé e una configurazione simile c’è stata quasi per tutto il trimestre invernale.In generale, quindi, il riscaldamento globale non porta sempre solo caldo, può anche portare severe incursioni fredde in tutti i mesi dell’anno, ma statisticamente molto minori rispetto a quelle severe calde.
Davide Santini