CIRCOLAZIONE ATMOSFERICA: VECCHIE ANOMALIE E NUOVA NORMALITÀ
CIRCOLAZIONE ATMOSFERICA: VECCHIE ANOMALIE E NUOVA NORMALITÀ
Abbiamo più volte spiegato che, dal punto di vista climatologico, la caratteristica del tempo delle nostre latitudini dovrebbe essere la variabilità. Questo stato dell’atmosfera si traduce in pratica con l’alternanza tra diversi tipi di tempo in successione sotto la spinta delle correnti occidentali che guidano i flussi della fascia temperata. In questo via vai di masse d’aria può capitare che lo schema barico si blocchi e che quindi su un’area piuttosto vasta del nostro continente le condizioni atmosferiche propongano lo stesso tipo di tempo per diversi giorni. In altri termini, ciò significa che chi viene a trovarsi sotto un campo di alta pressione vede il tempo scorrere all’insegna della stabilità atmosferica e delle temperature superiori alla media del periodo, mentre chi si trova in una blanda circolazione ciclonica in quota osserva invece come sia l’instabilità a dettare legge con la formazione più o meno frequente di attività temporalesca.
È proprio questa la situazione che stiamo vivendo da circa un mese a questa parte e che, proprio per la persistenza, sta acquistando connotati marcatamente anomali. Basti infatti pensare che una configurazione di blocco si definisce tale se la forma della figura bloccante rimane riconoscibile per 5-7 giorni: con quella che è iniziata oggi, siamo arrivati a ben quattro settimane di presenza di un’alta pressione di blocco con posizione oscillante tra Isole Britanniche, la penisola scandinava e la Russia occidentale (vedi figura).La durata e la frequenza di queste situazioni meteorologiche ingessate sono un aspetto importante nello studio della dinamica atmosferica perché ci possono aiutare a capire come si può parlare di normalità e di anomalia nella successione degli eventi atmosferici di cui siamo ogni giorno spettatori.
Perché se è vero che nell’ultimo mese stiamo rimasti in balia di correnti fresche e instabili che hanno esaltato i moti convettivi o che hanno creato ciclogenesi davvero insolite per il periodo alle nostre latitudini, è anche vero che abbiamo vissuto l’ultimo anno e mezzo senza precipitazioni significative e con la siccità che è divenuta l’assoluta protagonista in quasi tutta l’Italia. Anche in quella ripetuta dinamica è andata in scena la paralisi della circolazione atmosferica che ha scelto il Mediterraneo centro-occidentale come palcoscenico per impiantare figure anticicloniche ripetutamente bloccanti che deviassero il flusso perturbato verso le alte latitudini e lasciassero così a secco soprattutto il Nord e il versante tirrenico.
Due situazioni opposte, due facce della stessa medaglia. Due condizioni meteorologiche che hanno in comune la perdita di quella variabilità del nostro tempo che per la «vecchia climatologia» porta il nome di due figure bariche: il Ciclone d’Islanda e l’Anticiclone delle Azzorre. Dovrebbero essere loro gli attori pronti a contendersi prevalentemente il nostro Mediterraneo nel corso delle stagioni, ma è ormai evidente che ciò accade sempre più di rado perché la fascia anticiclonica subtropicale si è spostata più a nord e perché quella spinta zonale ha subìto un rallentamento.
È ormai raro sentire in estate annunciare dal meteorologo l’arrivo dell’anticiclone azzorriano, come è ormai diventato raro sentire annunciare l’arrivo di una perturbazione dalla Spagna durante il periodo che va da ottobre ad aprile. Ma se allora manca la variabilità e la circolazione va a strappi proponendo spesso periodi anche piuttosto lunghi dalle caratteristiche diametralmente opposte, l’alternanza tra eventi potenzialmente estremi prende il sopravvento e diventa più frequente. Diventa così difficile ragionare sul tempo di oggi in termini di anomalie ormai legate ad una vecchia circolazione atmosferica che ha perso segnale e dove i «salti mortali» che fa il tempo per sanare l’ultima anomalia lascia in eredità una nuova anomalia, di segno opposto.
Eravamo in siccità e speravamo nelle piogge. Le piogge sono arrivate spesso in abbondanza e in alcuni casi la saturazione dei terreni è ora tale da dover sperare in una fase stabile che asciughi il terreno ormai fradicio e impossibilitato a ricevere altre piogge. Ci troviamo sull’estremo di una molla che oscilla violentemente attorno alla propria posizione di equilibrio e che ci scaraventa da una parte all’altra dell’oscillazione, passando da quell’Anticiclone delle Azzorre o dal quel Ciclone d’Islanda che non riusciamo quasi più ad agguantare nei periodi dell’anno in cui dovrebbero farci visita con i loro flussi.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera