DAL «SEGNALE DOMINANTE» ALLA «CONFIGURAZIONE PIÙ PROBABILE»: ECCO COME SI È COSTRUITO IL CAMBIAMENTO DEL TEMPO ORMAI AGLI ESORDI NEGLI ULTIMI OTTO GIORNI
DAL «SEGNALE DOMINANTE» ALLA «CONFIGURAZIONE PIÙ PROBABILE»: ECCO COME SI È COSTRUITO IL CAMBIAMENTO DEL TEMPO ORMAI AGLI ESORDI NEGLI ULTIMI OTTO GIORNI
Per spiegare un concetto le figure possono essere di grande aiuto. Questa sera, attraverso la sequenza di immagini che potete osservare, vi mostro quindi come negli ultimi otto giorni è stato costruito dal sistema di ensemble del Centro Europeo il cambiamento del tempo che, nella sua prima fase, prenderà forma entro sabato 25 febbraio. È anche questo un modo per far notare al lettore la differenza tra il SEGNALE DOMINANTE e lo SCENARIO PIÙ PROBABILE di cui parliamo spesso in questa pagina: sul primo non si fanno previsioni e si discute nel complesso quale potrebbe essere l’ossatura della configurazione sinottica che potrebbe realizzarsi avanzando anche delle ipotesi, mentre sul secondo si può iniziare a scendere nei dettagli e quindi a elaborare una previsione del tempo.
A partire dal 16-17 febbraio – cioè da una distanza temporale di 8-9 giorni dal 25 febbraio – è stato possibile individuare in chiave probabilistica la formazione di una saccatura sull’Europa occidentale, come illustrato per facilità di lettura dalla linea gialla tratteggiata. A questo segnale il modello è rimasto fedele e aggiornamento dopo aggiornamento ha continuato a proporre lo stesso schema sinottico, cioè la formazione di una conca depressionaria sul settore occidentale del nostro continente.
La configurazione più probabile è iniziata ad emergere dai calcoli cinque giorni prima dall’evento, cioè nell’aggiornamento del 20 febbraio: in questo ricalcolo le correzioni fisiologiche a cui sono andate incontro le soluzioni del modello numerico sono state capaci di fornirci qualche indicazione in più sulla forma della saccatura, un po’ strozzata sulla Francia e con perno sulla penisola iberica, perché abbiamo avuto una prima convergenza tra tutte le previsioni del sistema probabilistico e le differenze tra di loro hanno cominciato ad assottigliarsi.
Abbiamo quindi visto un primo particolare dello schema barico che non si è distinto dall’ossatura che 3-4 giorni prima era già stata schematizzata dal segnale dominante perché un simile disegno rientra tra le tipologie di cavi d’onda che fanno parte dello stesso impianto, cioè l’ingresso di un’onda ciclonica sull’Europa occidentale. Grazie al sistema probabilistico, il modello è riuscito quindi a dare delle prime indicazioni sommarie che poi sono state dettagliate man mano che la distanza temporale dall’evento è diminuita. Ed il fatto che il modello abbia mantenuto inalterata la linea di tendenza in quel segnale dominante, vuol dire che ha «lavorato bene».
I modelli che… ritrattano esistono solo quando, invece di adottare l’approccio probabilistico nelle linee di tendenza oltre una settimana guardando il segnale emergente da una media di tantissime previsioni – per il modello europeo sono una cinquantina – si guarda una sola previsione e quindi si sbaglia approccio. Perché a oltre una settimana ci sta che guardando una singola previsione piova in abbondanza a un aggiornamento e al successivo la pioggia sparisca quasi per… incanto, proprio come ad una settimana ad un aggiornamento si può avere l’Italia sulla traiettoria di un’ondata di gelo che poi svanisce all’aggiornamento successivo. La localizzazione degli eventi tiene conto dei dettagli della configurazione a scala regionale ma questi, per la distanza temporale a cui ancora ci troviamo quando guardiamo troppo in là, hanno ancora un grado di affidabilità molto basso e quindi non hanno ancora alcun valore dal punto di vista previsionale.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera