NEI PROSSIMI GIORNI L’EVOLUZIONE DELLA SACCATURA A GOCCIA FREDDA MANTERRÀ CONDIZIONI INVERNALI ALMENO FINO ALL’INIZIO DELLA PROSSIMA SETTIMANA
NEI PROSSIMI GIORNI L’EVOLUZIONE DELLA SACCATURA A GOCCIA FREDDA MANTERRÀ CONDIZIONI INVERNALI ALMENO FINO ALL’INIZIO DELLA PROSSIMA SETTIMANA
L’immagine satellitare mostra la vasta irruzione di aria artica che sta entrando sul Mediterraneo occidentale dalla porta di Carcassona e dalla Valle del Rodano (fig. 1). Sarà lei la protagonista del tempo almeno fino alla prima parte della prossima perché, considerate le sue dimensioni, è ovvio ritenere che l’evoluzione del suo passaggio alle nostre latitudini non potrà esaurirsi in poco tempo. Se ricorderete, in uno degli ultimi articoli avevamo infatti detto che l’impronta di questa dinamica dalle caratteristiche invernali sarebbe dipesa, quanto a intensità e durata, dall’azione di due forze: una meridiana che sarebbe stata responsabile della spinta verso sud dell’irruzione e una zonale che sarebbe stata responsabile della rimonta anticiclonica da ovest e, di conseguenza, del cambiamento di fisionomia a cui sarebbe dovuta andare incontro successivamente la profonda saccatura.
Oggi possiamo affermare che nelle prossime 36-48 ore arriveremo al culmine dell’espansione meridiana perché successivamente questa componente perderà gradualmente importanza e lascerà invece campo libero alla spinta zonale. Ecco che allora, tra giovedì 19 e venerdì 20 gennaio, una rimonta dell’Anticiclone delle Azzorre verso la Scandinavia getterà le basi per costruire un corridoio di alta pressione che congiungerà la suddetta area anticiclonica con un’analoga figura barica presente sulla Russia. Questa evoluzione comporterà così l’isolamento sull’Italia della parte meridionale della saccatura che in questo modo evolverà in una goccia fredda (fig. 2), cioè in una circolazione chiusa di bassa pressione presente a tutte le quote in cui tenderà a conservarsi il flusso di aria fredda.
La struttura ciclonica, ormai isolata dal flusso perturbato principale, dovrebbe ruotare su se stessa e andare incontro ad oscillazioni generalmente contenute almeno fino al 23-24 gennaio: questo particolare porrebbe così le condizioni affinché si possa ritenere credibile una certa persistenza di condizioni piuttosto instabili soprattutto al Sud e lungo il versante adriatico centrale che, come è noto, sono le regioni che subiscono maggiormente gli effetti delle circolazioni impostate dai quadranti orientali.
Se su queste aree della nostra penisola si concentreranno quindi i fenomeni che assumeranno molto probabilmente carattere nevoso anche a quote collinari – per i dettagli, ci ritorneremo strada facendo – su quelle settentrionali l’aumento della pressione atmosferica riporterà maggiori schiarite e l’ingresso di aria un po’ più fredda, quantificabile ad oggi in isoterme che a 850 hPa potrebbero portarsi anche su valori di poco inferiori ai -5 °C e guadagnare anche in parte le regioni centrali, fino a tracciare a fasi alterne probabilmente un’ipotetica diagonale tra Toscana, Lazio e Abruzzo. Si tratterebbe sempre di aria artica marittima che però, soffermandosi nel cuore dell’Europa centrale prima di entrare in Italia passando questa volta dalla porta della bora, avrà parzialmente acquistato una componente continentale e di conseguenza risulterà un po’ più frizzante.
Le conseguenze di questa evoluzione sono ben visibili nell’anomalia della temperatura, mediata su cinque giorni, sulla superficie di 850 hPa (circa 1500 metri) e a 2 metri (fig. 3): tra il 19 e il 23 gennaio l’intera penisola sperimenterà valori che si porteranno al di sotto dei valori climatologici del periodo, in genere di 4-6 °C in quota e di 2-5 °C in prossimità del suolo. Possiamo quindi affermare che la fase invernale assumerà, con buona probabilità, i connotati di «ondata di freddo» di intensità tra debole e moderata e comunque in linea con le normali irruzioni che dovrebbero verificarsi in inverno. Oggi la notizia non è infatti l’irruzione in sé, ma che se ne presenterà una con un’intensità e durata a cui, una trentina di anni fa, il Generale Andrea Baroni non avrebbe sicuramente dato tutta l’importanza che viene data oggi. Ai suoi tempi, le irruzioni di freddo e di gelo erano infatti di ben altra fattura.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera