POSSIBILE UN NUOVO INDEBOLIMENTO DEL VORTICE POLARE TROPOSFERICO NELLA TERZA DECADE DI GENNAIO, MA LE CONSEGUENZE SUL TEMPO NEL MEDITERRANEO NON SONO COSÌ SCONTATE
POSSIBILE UN NUOVO INDEBOLIMENTO DEL VORTICE POLARE TROPOSFERICO NELLA TERZA DECADE DI GENNAIO, MA LE CONSEGUENZE SUL TEMPO NEL MEDITERRANEO NON SONO COSÌ SCONTATE
Le sorti dell’inverno dipendono dalle vicissitudini del Vortice Polare Troposferico (VPT), cioè di quella struttura vorticosa che staziona sulla verticale delle latitudini artiche e che rappresenta il serbatoio da cui le irruzioni attingono l’aria fredda da destinare alle basse latitudini per plasmare qui condizioni atmosferiche di stampo invernale, anche di tipo severo.
In uno degli ultimi articoli pubblicati abbiamo detto che la probabilità di avere irruzioni di aria fredda aumenta nel momento in cui il VPT viene disturbato dall’azione di figure anticicloniche che si spingono fino alle alte latitudini e vanno talvolta a costruire in sede polare o artica configurazioni di blocco che espellono l’aria gelida qui presente: in questo caso si dice allora che il VPT è debole. Abbiamo anche detto che questa «debolezza» può essere quantificata attraverso il NAM (acronimo di Northern Annular Mode), un indice che tiene conto delle anomalie di geopotenziale su tutta la colonna atmosferica e che raggiunge picchi sempre più negativi, fino ad oscillare intorno a -3, man mano che il vortice polare si indebolisce sempre di più.
In questo articolo vediamo che cosa è successo e che cosa potrebbe accadere al VPT partendo proprio dall’osservazione e dalla previsione delle sue condizioni attraverso l’analisi di questo indice. Focalizzando l’attenzione in troposfera, cioè al di sotto della superficie isobarica di 200 hPa definita dalla linea bianca orizzontale tratteggiata in figura 1, possiamo osservare che le fasi con NAM negativo sono state per il momento due: una tra il 26 novembre e il 12 dicembre e l’altra tra il 13 e il 27 dicembre. In pratica, tra la fine di novembre e la fine di dicembre abbiamo avuto una situazione meteorologica che, proprio per la debolezza del VPT, ha favorito irruzioni di aria fredda verso le basse latitudini dell’Emisfero Nord.
Dando credito alle proiezioni valide per i prossimi giorni, sembra che una nuova tendenza all’indebolimento della struttura del vortice possa farsi strada nella terza decade di gennaio e che quindi, proprio per questo, possano tornare ad aumentare le probabilità di avere irruzioni di aria fredda verso le basse latitudini. Passare però da questa affermazione al dire che anche il Mediterraneo e l’Italia saranno i destinatari di una o più irruzioni di aria fredda ce ne passa perché, anche se questa previsione dovesse essere confermata nei prossimi aggiornamenti, bisognerà vedere quali potrebbero essere i varchi che si apriranno per far scivolare le masse d’aria artiche o polari verso le basse latitudini: non è infatti automatico associare a un indebolimento del VPT un’irruzione diretta verso l’Italia perché, come sempre, diventa una questione di incastri che devono avvenire con precisione certosina tra più figure bariche. Possiamo renderci conto di quanto la questione sia effettivamente complessa osservando la disposizione delle anomalie medie della circolazione atmosferica che si sono verificate proprio durante le precedenti due fasi negative del NAM.
Tra il 26 novembre e il 12 dicembre scorsi (fig. 2, a sinistra), le pesanti anomalie positive di geopotenziale a 500 hPa disposte tra la Groenlandia e il Mare di Barents hanno qui definito quanto fosse debole il VPT nella propria sede naturale. Questa disposizione delle anomalie ha comportato la fuoriuscita di aria gelida dalle latitudini artiche e l’impostazione di un flusso freddo che in parte si è mosso anche verso l’Europa centro-occidentale e l’Oceano Atlantico: se ricorderete, a questa situazione si lega l’unica irruzione di aria fredda, di modesta entità e piuttosto veloce, che ha interessato in particolare il Nord Italia e in maniera più marginale le nostre regioni centrali all’inizio di dicembre.
Tra il 13 e il 27 dicembre scorsi (fig. 2, a destra), invece, le anomalie positive di geopotenziale a 500 hPa sono traslate dalla Groenlandia al Canada settentrionale e dall’Oceano Pacifico al Mar Glaciale Artico, andando ancora una volta a definire la debolezza del VPT nella propria sede naturale. Anche in questo caso abbiamo avuto la fuoriuscita di aria gelida, ma la diversa disposizione delle anomalie ha indirizzato le correnti artiche verso nuovi lidi: a questa evoluzione, per esempio, si lega la violenta ondata di gelo che ha colpito il settore centro-orientale degli Stati Uniti a cavallo dei giorni di Natale. Mentre era in atto tutto ciò, sul Mediterraneo iniziava a prendere forma quella pesante anomalia positiva che ha poi caratterizzato tutti i giorni di festa, con l’espansione dell’anticiclone nord africano.
Ecco… questa è la dimostrazione che, seppur un indice possa dare indicazioni sommarie sulle probabilità di avere irruzioni dirette verso le basse latitudini, chi decide dove indirizzare i flussi di aria gelida è la disposizione dei centri motore ciclonici e anticiclonici, con buona pace del NAM. Prendiamo quindi, con le pinze, la nuova tendenza delineata sull’indebolimento del VPT, vediamo se arriveranno conferme e poi, passo dopo passo, si valuterà il proseguo con l’ausilio della modellistica numerica.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera