LE «PREVISIONI» FACILI SU GELO E NEVE
LE «PREVISIONI» FACILI SU GELO E NEVE
Care lettrici e cari lettori,negli ultimi giorni i media hanno riportato la notizia che avremmo passato il Natale all’insegna del gelo e della neve. È bastata come sempre qualche mappa colorata di azzurro e di blu intenso, ad indicare temperature molto basse sulla quota isobarica di 850 hPa (cioè a circa 1500 metri), per dare fuoco alle polveri e iniziare così la diffusione a macchia d’olio di questa pre(visione). Gelo&Neve sono infatti l’accoppiata vincente per fare molte visualizzazioni che si traducono in denaro e di conseguenza, ogni volta in cui la corsa di un modello numerico elabora uno scenario di questo tipo a lunghe distanze temporali, viene servita su un vassoio d’argento un’occasione ghiotta per dare in pasto al grande pubblico questo tipo di notizia.
Lo dirò sempre, anche a costo di essere ripetitivo all’infinito: il problema è di tipo culturale. Perché fino a quando l’utente medio che consulta le previsioni del tempo non saprà che oltre una certa distanza temporale la previsione perde affidabilità – e quelle relative al gelo e alla neve in pianura fanno parte delle previsioni che la perdono molto più velocemente di altre – ci saranno sempre esche gettate a cui in tanti abboccheranno per la gioia dei contatori di click. Dispiace molto questo comportamento per due motivi.
Il primo è puramente scientifico perché una previsione del tempo va avanti per tappe che devono essere sempre percorse, senza mai saltarne una, anche fermandosi tra una tappa e la successiva. Sarebbe un po’ come essere su una mongolfiera che inizia il suo viaggio dall’alto e piano piano scende verso il suolo, dandoci così l’opportunità di avere prima una panoramica generale del luogo su cui ci troviamo (cioè la situazione a scala sinottica), fino ad essere in grado di osservare i primi dettagli nel momento in cui siamo ormai a pochi metri dall’arrivo (cioè la previsione nella mia città).
Il secondo motivo è invece etico perché credo che non ci sia cosa peggiore che approfittare del fatto che l’utenza non conosca i limiti della predicibilità dell’atmosfera per creare illusioni, specie in chi è appassionato di questo tipo di eventi atmosferici. Purtroppo, a rimetterci c’è sempre la meteorologia perché questo malsano modo di comunicarla fa sì che questa scienza venga apprezzata di meno, ignorata, o seguita solo per farsi quattro risate come quando ci raccontano una barzelletta.
Le previsioni del tempo non sono una gara a chi arriva prima. Passando dal lungo al breve termine, le previsioni meteorologiche sono invece fatte di analisi, di ragionamento, di riflessione e soprattutto di attesa perché anche un… “è ancora troppo presto per sciogliere la prognosi” è anch’essa una previsione da saper accettare. Non è incapacità del meteorologo se il professionista si ferma e aspetta nuovi ricalcoli.
Vi fidereste di un medico che al paziente non fa nuovi accertamenti prima di redigere una diagnosi nel caso dovesse avere dubbi su una possibile malattia? Il meteorologo lavora proprio come un medico: se ci sono incertezze non trascurabili nel definire il futuro stato del tempo, aspetta i nuovi aggiornamenti perché, prima di tutto, vengono il rigore scientifico e l’etica professionale. Viene cioè il rispetto per la meteorologia stessa.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera