LE PRIMAVERE ANTICIPATE E I POTENZIALI DANNI SUL RISVEGLIO VEGETATIVO
LE PRIMAVERE ANTICIPATE E I POTENZIALI DANNI SUL RISVEGLIO VEGETATIVO
Oggi vorrei invitarvi a una riflessione sulla fase mite iniziata ormai da alcuni giorni e destinata a intensificarsi nel corso di questa settimana: in figura, per esempio, una stima delle anomalie delle temperature massime previste in Europa per giovedì 25 febbraio.
Lasciando da parte i gusti personali sul caldo e sul freddo su cui non si discute, parliamo delle conseguenze che possono avere sul risveglio della natura queste fasi meteorologiche stabili e insolitamente miti quando si prolungano per alcuni giorni in un periodo dell’anno in cui non si può ancora dire di avere archiviato le dinamiche a carattere freddo.
Siamo ormai a fine febbraio, il sole nelle ore centrali del giorno inizia a scaldare e di conseguenza è inevitabile che un tipo di tempo governato dalla stabilità atmosferica e dal trasporto e di aria mite di origine subtropicale continentale porti a plasmare un quadro termico anche marcatamente anomalo, cioè caratterizzato da temperature massime che possono portarsi di diversi gradi al di sopra delle medie del periodo per più giorni consecutivi. Le notti ancora piuttosto lunghe permettono certamente il rilascio del calore accumulato di giorno e di conseguenza al mattino fa ancora fresco, specie se la fuga della radiazione infrarossa verso lo spazio non è schermata dall’eventuale formazione di nubi basse.
Tuttavia, indipendentemente da questa caratteristica dell’andamento termico giornaliero che ci ricorda come il fattore astronomico ha sempre un peso nel condizionare il comportamento di ogni stagione, un tepore primaverile che diventa prolungato accelera senza dubbio il risveglio della vegetazione dopo il letargo invernale.È la climatologia a parlare. Perché quando le temperature si allontanano di molto dai valori normali per il periodo cadendo dalla parte dell’anomalia positiva, quando questo stato termico si allunga nel tempo e quando la vegetazione si adegua di conseguenza a uno stato di mitezza che diventa prolungato, vuol dire che il suo risveglio non è avvenuto in sintonia con un regolare andamento dell’evoluzione meteorologica. D’altro canto, siamo ancora nell’inverno meteorologico che chiuderà i battenti proprio domenica e quello astronomico quest’anno durerà fino al 19 marzo.
Periodi stabili e insolitamente miti piuttosto lunghi e troppo anticipati, in quei mesi di febbraio che poco hanno di invernale, sono vere e proprie trappole in cui cadono senza saperlo fauna e flora. Più il risveglio è anticipato, più è alto il rischio di avere potenziali danni nelle settimane e nei mesi avvenire perché, per quanto possa essere impossibile tracciare ora linee di tendenza del tempo per esempio fino ad aprile, non è irrealistico supporre che l’atmosfera sia potenzialmente in grado di riservare in un futuro più o meno prossimo periodi freddi che, se eccessivi, possono portare la neve a cadere fino a basse quote e causare gelate tardive fino in pianura.
Tra l’altro, dinamiche di questo tipo rientrano in un normale avvicendamento delle fasi del tempo del trimestre che va da marzo a maggio, ma se si verificano dopo periodi insolitamente miti, evidenziati da anomalie pesanti come quelle di questi giorni, possono causare anche seri danni allo sviluppo del ciclo vegetativo. Per quanto possa essere quindi piacevole abbandonare gli indumenti pesanti, i mesi di febbraio che si vestono di primavera non sono assolutamente ciò che dobbiamo augurarci. Anzi, al contrario, dovremmo imparare a riconoscere che un mese di febbraio primaverile è tipico di un comportamento anomalo della circolazione atmosferica. Anche questa, per quanto possa essere considerata da molti irrilevante, è una nozione che dovrebbe fare parte del nostro bagaglio culturale.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera