INVERNO 2020 COME IL 1990? NO, MOLTO PEGGIO IN TERMINI DI ANOMALIA TERMICA
INVERNO 2020 COME IL 1990? NO, MOLTO PEGGIO IN TERMINI DI ANOMALIA TERMICA
Le fasi prevalentemente anticicloniche che stanno caratterizzando l’inverno in corso sull’area mediterranea e le correnti spesso zonali che a più riprese si sono spinte e si stanno spingendo fino alle latitudini europee più orientali trasportando in entrambi i casi aria particolarmente mite di origine atlantica ricorderebbero inverni del passato come quello di trent’anni fa.
Sull’Europa centro-meridionale la stagione fredda del 1990 passò infatti alla storia proprio per la durata di una coriacea figura di alta pressione che, salvo temporanei cali fisiologici, plasmò le condizioni atmosferiche per tre mesi su buona parte del nostro continente tanto che poi l’inverno di quell’anno fu ricordato come quello dominato dall’anticiclone dei cento giorni.
Dal punto di vista termico, tra il dicembre 1989 e il febbraio 1990 l’Europa sperimentò una diffusa anomalia positiva di temperatura proprio come sta accadendo quest’anno.
Tuttavia, se tentiamo oggi un primo confronto tra gli scarti di allora con quelli attuali (calcolati fino al 5 febbraio) rispetto alla climatologia del trentennio di riferimento 1981-2010, possiamo notare che l’inverno in corso sta superando nettamente quelle anomalie sia in termini di valori raggiunti, sia in termini di estensione spaziale.
Per una maggiore comprensione delle notevoli differenze riscontrate possiamo per esempio analizzare i dati NOAA e osservare l’estensione areale dell’anomalia di temperatura maggiore o superiore a +3.0 °C, delimitata in figura dalla linea chiusa in rosso.
Se nell’inverno 1989-1990 questa superficie era limitata essenzialmente a Germania, Polonia, Ucraina dove si raggiunse il picco di +4.0 °C, quest’anno quella linea abbraccia tutto il settore centro-orientale del nostro continente, l’anomalia si porta diffusamente anche tra i +4 e i +6 °C e presenta picchi fino a +7 °C di scarto. Si tratta di un quadro che deve essere ancora completato, ma che già ci fornisce una prima stima di quanto è di gran lunga più pesante la situazione attuale rispetto a quella del passato, considerando anche il fatto che l’evoluzione atmosferica prevista per le prossime due settimane avvalora una tendenza ancora improntata complessivamente ad avere temperature nettamente superiori alla media climatologica.
In secondo luogo, questo quadro parziale dell’anomalia di temperatura è in linea con l’analisi dei dati relativi proprio all’andamento termico dei primi due mesi dell’inverno in corso effettuato dal Copernicus Climate Change Service del Centro Europeo ECMWF. Secondo questa analisi, sul nostro continente dicembre 2019 ha fatto segnare il record assoluto di caldo registrando uno scarto di +3.2 °C rispetto al clima del trentennio 1981-2010 e gennaio 2020, proseguendo sul solco lasciato dal mese precedente, con un’anomalia di +3.1 °C su scala continentale è diventato il più caldo battendo di +0.2 °C il precedente record appartenente al gennaio 2007.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera