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ONDATE DI FREDDO E ONDATE DI CALDO: ECCO PERCHÉ LE SECONDE SONO PIÙ PREDICIBILI

Scritto da Andrea Corigliano Lunedì 20 Dicembre 2021 17:00

ONDATE DI FREDDO E ONDATE DI CALDO: ECCO PERCHÉ LE SECONDE SONO PIÙ PREDICIBILI

Predicibilità ondate di freddo e di caldoÈ noto che l’attendibilità di una previsione meteorologica decade man mano che si allunga l’orizzonte temporale. La perdita di attendibilità non si manifesta però in modo univoco in tutti i tipi di previsione ma, in generale, dipende dal tipo di scenario che si prospetta e dal dettaglio spazio-temporale della previsione stessa: nel primo caso parliamo di una previsione a grande scala, mentre nel secondo caso parliamo di una previsione a scala locale. Il tema di questo articolo riguarda il primo caso perché le ondate di freddo e quelle di caldo sono strettamente connesse ai disegni barici che la dinamica atmosferica imposta a scala sinottica.

A tal proposito, è statisticamente provato che prevedere alle nostre latitudini un’ondata di freddo, per esempio a 7-10 giorni, è meno predicibile rispetto alla previsione di un’ondata di caldo inquadrata alla stessa distanza temporale.

Spieghiamone i motivi considerando la natura fisica e la localizzazione della massa d’aria che viene a interessarci e tenendo presente anche la dinamica che mette in movimento i flussi. L’aria fredda proviene dalle alte latitudini e prima di arrivare fino a noi attraversa ampie distese oceaniche o continentali: nel lungo percorso quindi si trasforma perché, essendo più densa e più pesante, scorre a stretto contatto con il suolo o la superficie oceanica che ne modificano le caratteristiche fisiche, come la temperatura e l’umidità. Non solo, perché l’orografia complessa che caratterizza il nostro continente e che in particolare circonda il bacino del Mediterraneo fa sì che il suo movimento diventi una sorta di corsa a ostacoli che inevitabilmente contribuisce a modificarne in parte la traiettoria. Tra l’altro, più è lungo il tragitto che la massa d’aria deve coprire prima di raggiungere l’Italia, maggiore è il numero dei tasselli barici (cioè delle figure di alta e di bassa pressione presenti sul palcoscenico) che si devono incastrare alla perfezione per far sì che la nostra penisola si trovi sulla traiettoria dell’ondata di freddo o di gelo: è sufficiente che una tessera del mosaico salti o venga a mancare per vedere il flusso più freddo deviato verso un’altra macroregione o impossibilitato a raggiungerci in pieno (figura a sinistra). Come si può allora intuire, non sono pochi i fattori di cui la modellistica numerica deve tenere conto per inquadrare il più correttamente possibile la traiettoria di un’irruzione fredda: più i fattori aumentano, più aumenta la probabilità che nella previsione di uno scenario a 7-10 giorni un errore legato a un fattore (come per esempio la simulazione di una catena montuosa da parte del modello che deve calcolare lo scenario stesso) cresca nel tempo così velocemente da rendere la previsione di quello scenario davvero poco affidabile a quella distanza temporale.



L’aria mite o calda proviene invece dalle vicine latitudini atlantiche o dall’entroterra nord africano e quindi si trova appena a due passi dall’Italia (figura a destra). In secondo luogo, l’aria calda è meno densa e più leggera rispetto a quella fredda e di conseguenza il suo movimento avviene in gran parte negli strati medio-alti dell’atmosfera. Proprio per la vicinanza della nostra penisola alle zone di origine di questa massa d’aria, non sono necessari complessi incastri di figure bariche per favorire il suo moto verso le nostre regioni che può semplicemente avvenire o in seno a una circolazione ciclonica che si avvicina da ovest e quindi espone l’Italia a un richiamo caldo, o in seno a un promontorio (quello nord africano) che è responsabile in estate delle più intense ondate di calore. In altre parole l’aria calda non incontra ostacoli rilevanti nel suo movimento verso la nostra penisola, ragion per cui le previsioni calcolate dalla modellistica numerica godono in questo caso di maggiore stabilità e risultano così più affidabili anche a medio-lungo termine.

Certo, si parla sempre di una previsione di massima che poi andrà calibrata man mano che si accorcia la distanza temporale dall’evento, però nel caso in cui questo tipo di scenario diventa predicibile a medio o lungo termine, questo scenario è di solito destinato a non subire cambiamenti sostanziali nei continui e successivi aggiornamenti modellistici.Ci sono quindi due approcci da adottare quando ci troviamo di fronte alla previsione di un’ondata di freddo o a quella di un’ondata di caldo o di mitezza: nel primo caso è bene procedere passo dopo passo tirando il freno a mano mentre nel secondo caso, pur mantenendo le dovute attenzioni, si può essere un po’ più tranquilli sul fatto che una linea di tendenza delineata anche con 7-10 giorni di anticipo vada in porto.

Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!

Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera

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