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Anticiclone di blocco sull’Europa occidentale, ma la situazione è probabilmente in fase di lento cambiamento

Scritto da Andrea Corigliano Giovedì 10 Gennaio 2019 17:00

Anticiclone di blocco sull’Europa occidentale, ma la situazione è probabilmente in fase di lento cambiamento

Fig. 1: anomalia dell'altezza di geopotenziale a 500 hPa mediata sul periodo 10-16 gennaioDa circa due settimane la situazione meteorologica sull’Europa centro-occidentale è caratterizzata dalla presenza in loco di un robusto campo anticiclonico che, come un muro invalicabile, ostacola l’ingresso sul Mediterraneo occidentale del flusso perturbato atlantico. Al contrario, la tendenza della figura di alta pressione a orientare spesso il suo asse verso i settori settentrionali del vicino Oceano facilita sul vecchio continente l’instaurarsi di un flusso meridiano che guida soprattutto verso la penisola balcanica e in parte anche verso l’Italia impulsi di aria fredda o molto fredda, inizialmente di origine artico-marittima. Dal momento che gli impulsi artici raggiungono sulla nostra penisola seguendo una direttrice impostata da nord-nordovest verso sud-sudest, è risaputo che in queste situazioni il Nord Italia e i versanti occidentali della nostra penisola risultano poco esposti alla fenomenologia associata, bensì sperimentano ripetutamente fasi favoniche che apportano cielo sovente sereno e terso. Al contrario, il versante adriatico e del Sud Italia le irruzioni si accompagnano a rovesci, qualche temporale e nevicate che si spingono anche a quote molto basse. Vista la persistenza di questa circolazione, è lecito chiedersi se e per ancora quanto tempo questa situazione resterà probabilmente invariata e se si intravedono dei cambiamenti a medio-lungo termine che possano far sperare a un ritorno delle precipitazioni anche laddove sono state molto scarse o del tutto assenti.

Per rispondere a questa domanda andremo quindi a prevedere quale potrebbe essere l’evoluzione di questo segnale anticiclonico nelle prossime due settimane che dividiamo nei seguenti due periodi: 10-16 gennaio e 17-23 gennaio. Il segnale viene valutato in termini di “anomalia della circolazione atmosferica”, facendo cioè riferimento alla disposizione sullo scacchiere europeo delle anomalie del campo di altezza di geopotenziale a 500 hPa, cioè a circa 5500 metri di quota, mediata insieme al campo stesso sui due periodi. Nel primo periodo, tra il 10 e il 16 gennaio (figura 1), è evidente che la circolazione sul nostro continente sarà ancora condizionata dalla posizione piuttosto ingombrante dell’Anticiclone delle Azzorre sul vicino Oceano (A), a contrastare la circolazione opposta depressionaria (B) che dovrebbe mantenere il suo centro motore a nord della penisola scandinava. Sebbene l’area colorata in blu ci dice che il tempo sul Mediterraneo e sull’Italia sarà prevalentemente condizionato dall’azione periferica del vasto campo depressionario di matrice artica, l’orientamento medio del flusso in quota (freccia nera) ci informa invece che ancora una volta la direzione di provenienza delle correnti non sarà favorevole a un coinvolgimento più diretto dei settori occidentali in eventuali passaggi perturbati. Questi, invece, dovrebbero ancora una volta presentarsi più organizzati sulla vicina penisola balcanica ed estendere la propria influenza al versante adriatico e sulle regioni meridionali in genere. Possiamo quindi sintetizzare il quadro evolutivo affermando che, per sommi capi, nei prossimi sette giorni la situazione rimarrà immutata.



Nel secondo periodo è invece probabile che la situazione mostri i primi segnali di cambiamento. Non avremo una modifica sostanziale del tipo configurazione sinottica (cioè dei centri di alta e di bassa pressione), ma della collocazione delle sue anomalie. Si può infatti osservare (figura 2) come, tra il 17 e il 23 gennaio, non cambi di molto la concatenazione tra il campo anticiclonico facente capo all’alta pressione delle Azzorre (A) e il campo depressionario (B) presente sulla penisola scandinava, ma si modifichi invece il loro raggio d’azione: sull’Europa occidentale dovrebbe perdere importanza il segnale anticiclonico e guadagnare terreno quello depressionario, legato alla circolazione artica che potrebbe diventare più incisiva anche sui settori occidentali della nostra penisola ed essere accompagnata da un flusso in quota avente una componente ciclonica a più ampio respiro (si veda sempre la freccia nera.

Fig. 2: anomalia dell'altezza di geopotenziale a 500 hPa mediata sul periodo 17-23 gennaio

Queste valutazioni sono supportate anche dagli scenari di ensemble riferiti al campo di temperatura a 850 hPa (circa 1500 metri) e alle precipitazioni riferiti per esempio al Nord Italia (figura 3) dove si può osservare come, proprio in corrispondenza del secondo periodo, potrebbe aumentare la probabilità di avere precipitazioni in un contesto termico che potrebbe risultare più freddo della norma perché la maggior parte degli scenari calcolati si collocherebbe al di sotto della linea rossa, raffigurante la media climatica degli ultimi 30 anni: pur trattandosi di uno scenario di tendenza discretamente robusto perché in linea con le variazioni della distribuzione delle anomalie della circolazione atmosferica a scala europea, dovrà ovviamente trovare conferme nei prossimi aggiornamenti prima di diventare una previsione meteorologica a tutti gli effetti.

Fig.3: previsioni di ensemble della temperatura a 850 hPa e delle precipitazioni sul Nord Italia

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