Cronaca sulle grandi alluvioni europee nell'inverno 1995
Cronaca sulle grandi alluvioni europee nell'inverno 1995
Situazione al suolo, ore 00 UTC 21 Gennaio 1995 |
Una depressione dal “grande Nord” ha disatteso la normale evoluzione di questo genere di fenomeno che, nella generalità dei casi, si indirizza verso Sud-Est.
La concomitanza con altri fenomeni meteorologici ha determinato il posizionamento di una perturbazione sull'Europa settentrionale e la persistenza degli eventi causando le condizioni alluvionali ben note.
Il processo meteorologico che ha condotto ai disastri alluvionali di fine Gennaio - inizio Febbraio 1995, in zone della Francia, del Belgio, della Germania e soprattutto dell’Olanda, è iniziato il giorno 21 Gennaio.
Una depressione di moderate dimensioni (prima figura) proveniente dalle alte latitudini si è andata ad intensificare fra l’Islanda e la Scozia, in una zona dell’Atlantico settentrionale influenzata dalla corrente del Golfo, in cui di norma tale intensificazione avviene a causa degli apporti energetici collegati, appunto, alla corrente calda.
Questa depressione appartiene alla famiglia di quelle che, proprio per la loro provenienza dal grande Nord, vengono chiamate “Polar Lows” (talvolta anche “Polar Billows”) dagli esperti di area britannica e scandinava.
Di norma, una “Polar Low” segue una traiettoria da Nord-Ovest verso Sud-Est, perde d’intensità quando arriva sul continente e finisce spesso, con dimensioni sinottiche, ma con gradiente lasco o moderato, sui Balcani o sulla Russia Sud-occidentale; rare volte penetra nel Mediterraneo dove, talora, si approfondisce di nuovo fra lo Ionio, il basso Adriatico e l’Egeo.
In questa occasione del 1995 il processo normale è stato largamente disatteso.
Difatti, il 23 del mese ritroviamo la depressione centrata sul mare di Norvegia, ulteriormente approfondita ed impossibilitata ad eseguire lo spostamento più consueto dalla tenuta del campo barico sul Mediterraneo (terza figura).
Ed è questa, probabilmente, la chiave di lettura dell’evento: la persistenza e la resistenza dell’anticiclone delle Azzorre che, pure in pieno inverno, si è sistemato sulla regione mediterranea in una posizione di tipo quasi estivo.
Scarti dalla media pluriennale ('51-'80) della pressione al suolo, media della decade 22-31 Gennaio 1995. |
Le varie perturbazioni, singolarmente prese, non sono poi state di intensità eccezionale; ciò che è andato fuori della norma sono state la persistenza e la continuità del fenomeno. Eventi, questi, che hanno condotto a piogge le quali, cumulate nel tempo, hanno ingrossato e fatto straripare vari corsi d’acqua, fra i quali il Reno e la Mosa. Alcune ondate di piena hanno fatto rompere gli argini in molte regioni germaniche, francesi, belghe ed olandesi. Mentre danni ingenti sono stati prodotti nelle zone colpite, vi è stata la grande paura in Olanda dove, a piogge finite ed a cielo sereno, si è temuto il peggio all'inizio di Febbraio. Un’onda di piena del Reno minacciava di entrare in fase con l’alta marea, facendo paventare una rottura delle dighe che da sempre proteggono il Paese e facendo supporre un disastro simile a quello del 1421 (il cosiddetto episodio di S. Caterina), a quello del 1882 e, soprattutto, a quello ben documentato del 1953 (1800 morti).
Situazione al suolo, ore 00 UTC 23 Gennaio 1995. |
Questo aumento è, appunto, riconducibile all'incremento dei sistemi di alta pressione, degli anticicloni cioè, in particolare di quello delle Azzorre ed in particolare durante la stagione fredda (infatti in estate la presenza del sistema delle Azzorre è normale).
La memoria umana è corta, poiché anche di recente si è verificato su territori della Germania, del Benelux, della Francia e del Sud dell’Inghilterra un episodio che, almeno in termini di perdite di vite umane, è stato peggiore di quello attuale: nell’inverno 1989 - 1990. In quell’inverno l’anticiclone delle Azzorre, piantato ferocemente sul Mediterraneo, fino a Nord delle Alpi, ha generato una grande siccità sul bacino ed una concentrazione marcatissima, fra la Scozia ed il centro della Francia, di quelle correnti atlantiche che, di norma, sono estese fino alla Tunisia. Da qui 7 eventi di burrasche con venti di intensità quasi da uragano che, riferisce il WMO, sono costati 261 morti e danni materiali per 15.000 milioni di dollari.
Tratto da un articolo di Michele Conte - Istituto Fisica dell’Atmosfera – CNR, Febbraio ‘95.