Non ci sono più le mezze stagioni
Definiamo primavera e autunno, ma in realtà, avanzando e ritrattando, piano piano è solo l'inverno che cede il passo all'estate e viceversa. Con anticipi di caldo, ritorni di freddo.
Le mezze stagioni infatti non sono mai esistite. Le vere stagioni sono in realtà 2: quella fredda (da Ottobre a Marzo) e quella calda (da Aprile a Settembre). Il passaggio dall'una all'altra avviene con alterne vicende senza un confine netto che le separa. E il luogo comune di pensare a 4 stagioni "rigidamente" definite porta a incomprensioni...
Tali stagioni di transizione sono capricciose, proprio perchè segnano il passaggio tra un periodo stabilmente freddo a uno stabilmente caldo. Stagioni a 2 facce, insomma, con buona pace di chi protesta per una scampagnata fuori porta sotto un temporale.
All'atmosfera non importa del nostro calendario. Lei fa il suo corso e non può certo improvvisamente virare verso una nuova stagione da un giorno al'altro! Ma i media ci mettono del loro, esaltando solo alcune situazioni meteorologiche ed enfatizzando con paroloni altisonanti fenomeni che invece sono normali. Accade di sentir parlare in inverno di “Italia stretta nella morsa del gelo” quando al sud piove, al centro nevica oltre gli 800 metri e al nord si è intorno allo 0. Situazione normalissima, che però, se non si verifica, si grida al riscaldamento globale, perché non nevica più come una volta!
E del caldo record? Ne vogliamo parlare? A colpi di "record" credo che le temperature estive abbiano raggiunto ormai i 60/70 gradi... Certo, non si vuole negare che forse alcune caratteristiche climatiche stiano cambiando, ma il fatto che anche nell'800, come si evince da testi dell'epoca, si dicevano frasi come: "non ha mai fatto così freddo/caldo", "non si ricorda a memoria d'uomo", e, appunto, "non ci sono più le mezze stagioni", dovrebbe far riflettere.
Volete un esempio? Ecco qua, dallo Zibaldone di Giacomo Leopardi... "
Egli è pur vero che l'ordine antico delle stagioni par che vada pervertendosi. Qui in Italia è voce e querela comune, che i mezzi tempi non vi son piu’; e in questo smarrimento di confini, non vi è dubbio che il freddo acquista terreno. Io ho udito dire a mio padre, che in sua gioventù, a Roma, la mattina di Pasqua di resurrezione, ognuno si rivestiva da state. Adesso chi non ha bisogno dì impegnar la camiciola, vi so dire che si guarda molto bene di non alleggerirsi della minima cosa di quelle ch’ei portava nel cuor dell’inverno"...
E ancora Leopardi, in Pensieri, XXXIX, riportando che già Baldassare Castiglione ai suoi tempi se ne lamentava: "Io credo che ognuno si ricordi avere udito da' suoi vecchi più volte, come mi ricordo io da' miei, che le annate sono divenute più fredde che non erano, e gl’inverni più lunghi; e che, al tempo loro, già verso il dì di pasqua si solevano lasciare i panni dell'inverno, e pigliare quelli della state; la qual mutazione oggi, secondo essi, appena nel mese di maggio, e talvolta di giugno, si può patire. E non ha molti anni, che fu cercata seriamente da alcuni fisici la causa di tale supposto raffreddamento delle stagioni, ed allegato da chi il diboscamento delle montagne, e da chi non so che altre cose, per ispiegare un fatto che non ha luogo: poiché anzi al contrario è cosa, a cagione d'esempio, notata da qualcuno per diversi passi d’autori antichi, che l'Italia ai tempi romani dovette essere più fredda che non è ora".
Se si vanno a spulciare i dati climatici degli ultimi anni, però, si può vedere che anche nel passato ci sono stati primavere e autunni dal clima bizzarro: i nostri ricordi vengono spesso deformati. Ma soprattutto, come giustamente fa appunto notare Alberto Viotto ne "Il Libro dei Proverbi Falsi", ci piace un sacco lamentarci.
2 domande al CapitanoPaolo Sottocorona, stimato meteorologo di La7 per la sua competenza e le grandi doti comunicative
- qual è, in ambito meteo, il luogo comune che più la irrita?
Certo, luoghi comuni ce ne sono tanti, e sarebbe il meno, il punto è che molti sono anche errati: "non ci sono più le mezze stagioni", "fa troppo freddo per nevicare", "cielo a pecorelle pioggia a catinelle"... potrei dire che sono tutti falsi e quindi da un certo punto di vista irritanti. Ma solo moderatamente.
Però trovo fastidioso quell'atteggiamento fra il facilone e lo strafottente di chi ti dice "ah, se dite che c'è il sole allora prendo l'ombrello, perchè una volta mi è successo questo e quest'altro...". Mai prendersi troppo sul serio, è il mio motto, e quindi sono disponibile a contestazioni e anche sfottò, ma la strafottenza è un'altra cosa, specie riferita ad una informazione che non è obbligatoria. Pensate di entrare in un negozio e dire "qui non compro niente perchè avete roba cattiva". Magari è vero, ma sempre vi prenderebbero per matto: se non ti piace un negozio non ci vai, no?
- cosa si può fare per ridurre l'ignoranza dilagante sulla meteorologia?
Difficile: perchè prima di piantare semi buoni bisognerebbe estirpare l'erbaccia dell'informazione mediatica, che è spesso superficiale, approssimativa, distorta, imprecisa, falsa, forse anche tendenziosa e sicuramente discontinua e intermittente. Credo di non aver dimenticato niente.
Se non si elimina questo, è difficile far germogliare le piantine di una sana divulgazione, che possa portare il comune sentire nei binari di una conoscenza semplice e semplificata, ma sostanzialmente corretta. Se non si riesce a fare piazza pulita, le deboli voci che invocano la verità restano sommerse dal chiasso generale. Quindi? Molto dovrebbe partire dalla scuola, ma la strada dovrebbe prepararla una maggiore coerenza anche da parte degli addetti ai lavori o dei meteorologi professionisti, talora venduti o quantomeno traviati dal sensazionalismo a richiesta.
Sono troppo duro? Forse, ma c'è tanta robaccia in giro... e sono ancora irritato dai luoghi comuni!