La temperatura percepita non esiste
Il Capitano Paolo Sottocorona ci spiega uno degli argomenti estivi in ambito meteo tanto diffusi quanto male interpretati: la temperatura percepita.
La temperatura percepita non esiste. O almeno non esiste nei termini in cui viene comunemente intesa.
Esiste un parametro che va correttamente sotto il nome di “indice di calore” o “sensazione termica” e viene abbastanza da lontano.
Durante la guerra del Vietnam si era notato come gli equipaggi “scramble” , vale a dire pronti a partire su allarme, che attendevano all’interno degli aerei, erano in qualche caso soggetti a malore per le temperature elevate.
In qualche caso, ma non sempre.
Un non meglio identificato Dr. Steadman fece alcuni studi e rilevò come i malori fossero più frequenti in caso di umidità elevata.
Il punto è proprio questo, niente di più, niente di meno.
Ingenuamente il Dr. Steadman, pensando di avere a che fare con persone di buonsenso, pensò di rendersi utile elaborando un algoritmo, cioè un piccolo calcolo che teneva conto della temperatura e dell’umidità per segnalare se quella temperatura era “pericolosa” o meno.
E pensò che il modo migliore fosse quello di indicare una temperatura “virtuale” che fosse più bassa di quella reale in caso di bassa umidità, per segnalare che si sopportava meglio, o più alta di quella reale, in caso di umidità elevata, per segnalare il maggior pericolo.
Potremmo tradurre in un esempio: ci sono 35°, ma a causa dell’umidità elevata si soffre e si rischiano malessere o malori come se ce ne fossero 38. Attenzione, questo è vero, e se volete chiamare questa “temperatura percepita”, non è corretto ma non è peccato. Però quei 38° dell’esempio, sia chiaro, non esistono.
Da nessuna parte, su nessuna pelle: perché inesattezza, leggerezza, approssimazione…e altro, hanno portato all’assunto che “ci sono 35°, ma a causa dell’umidità, la temperatura effettivamente percepita sulla pelle è di 38°”. O cose del genere. Questo non è vero, in nessuna maniera. Sulla pelle si sente la temperatura dell’aria, e basta. D’altronde quando si dice “è come se” significa che in realtà “non è”. Provate a fare qualche esempio… e vedrete.
Il fenomeno nasce semplicemente dal fatto che il nostro corpo usa l’evaporazione (che sottrae calore, soffiando su una mano bagnata si sente più fresco, no? quella è l’evaporazione) dei liquidi presenti sulla pelle per raffreddarsi, qualora ce ne sia bisogno. Infatti la temperatura del nostro corpo ha limiti abbastanza stretti entro i quali può variare sia verso il basso che verso l’alto. Ma l’evaporazione avviene più e meglio se l’aria è secca, o poco umida: quindi il caldo secco si “sopporta meglio”, come usa dire, ed è vero, perché il nostro corpo ha maggiore facilità a difendersi. Ma se l’aria è più umida, allora l’evaporazione del sudore, che vi ricordo è il mezzo per raffreddare il corpo, avviene con più difficoltà, il calore non viene smaltito e si accumula.Come una macchina con il radiatore che non funziona.E questo, anche in funzione del tipo di attività fisica svolta, porta disagio, malessere, malore, colpo di calore (anche all’ombra, quindi) in sequenza crescente di gravità. Tutto qui.Senza voler fare morali, però sottolineerei che qualcosa non diventa vero solo perché lo dicono tutti. Certo è più facile adattarsi e seguire la corrente. Che sia anche giusto…ognuno lo decide da solo.