Rapporto Ispra, Consumo del suolo: in fumo 70 ettari al giorno
Rapporto Ispra, Consumo del suolo: in fumo 70 ettari al giorno
Sono sempre più "amari" i Rapporti dell’ISPRA, su ambiente e territorio italiano minacciati da cemento ed inquinamento.Poche le città italiane che verso l'ambiente hanno un atteggiamento positivo, anche quelle nelle "classifiche" ai primi posti.
Difendere il suolo dalle aggressioni indiscriminate significa tutelare non solo una risorsa economica strategica, ma anche proteggere il Paese dalla minaccia del dissesto idrogeologico che, proprio a causa dell’uso dissennato del territorio, spesso ha conseguenze gravissime, soprattutto in termini di perdita di vite umane.
Per questo il Rapporto dell’ISPRA assume particolare rilievo; è la dimostrazione che in Italia esiste un sistema pubblico in grado di assicurare elevati standard di qualità nel monitoraggio dell’ambiente e di rendere disponibile una base informativa utile alla valutazione del fenomeno”.Lo ha riferito il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti nella presentazione del Rapporto ISPRA sul consumo di suolo in Italia, durante la conferenza del 26 Marzo scorso.
I dati che emergono tratteggiano una situazione a tinte molto fosche, anche perché il Report ricostruisce l’andamento dal 1956 al 2012, che registra un incremento del 4%, passando rispettivamente dal 2,9% degli ani ’50 al 7,3% del 2012.
Tanto per rendere l’idea negli ultimi 3 anni presi in considerazione dal rapporto (2009-2012) si è verificato un “lieve” incremento dello 0,3%, circa 720 km2, pari alla somma dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo.Sarebbero, secondo le stime, ormai quasi 22.000 i chilometri quadrati del nostro territorio intaccati finora dal consumo di suolo, con valori pari a 70 ettari al giorno, circa 8 metri quadrati al secondo.
Giorno dopo giorno il nostro territorio, in particolare le aree naturali o agricole, è “mangiato” dal cemento di edifici e capannoni, ma anche dall’asfalto di servizi e strade, legate all’espansione delle aree urbane, di infrastrutture, di insediamenti commerciali, produttivi e di servizio. Edilizia e infrastrutture ricoprono quasi l’80% del territorio artificiale (strade asfaltate e ferrovie 28%, strade sterrate e infrastrutture di trasporto secondarie 19%), seguite dalla presenza di edifici (30%) e di parcheggi, piazzali e aree di cantiere (14%).La medaglia d’oro della copertura artificiale spetta a Lombardia e Veneto, con oltre il 10%, seguono Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia tra l’8 e il 10%.
Tra i comuni i più cementificati si confermano Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino (54,8%), Pescara (53,4%), Monza (48,6%), Bergamo (46,4) e Brescia (44,5).«Il suolo – ha dichiarato Bernardo De Bernardinis, Presidente dell’ISPRA – si pone al centro di un sistema di relazioni tra le principali pressioni ambientali e i cicli naturali che assicurano il sostentamento della vita sul pianeta; è solo attraverso la conoscenza dell’intero sistema e dei processi che lo governano che sarà possibile porre le basi per interventi efficaci sulle cause del suo deterioramento ed alterazione, così come per contrastare le minacce dovute alle attività antropiche che ne determinano una continua e crescente impermeabilizzazione, pianificata o abusiva che sia e che generano contaminazione, perdita della biodiversità e processi di desertificazione, compromettendone la disponibilità per lo stesso sviluppo della nostra società.
Misurare e valutare il consumo del suolo presenta elementi di forte complessità, perché i processi naturali si legano alle dinamiche abitative e produttive delle popolazioni. La conoscenza di tali dinamiche e di tali processi è essenziale per la definizione del quadro d’insieme».La perdita di aree naturali, con la conseguente avanzata di cemento e asfalto, ha ricadute in termini di impatti sui cambiamenti climatici: dal 2009 al 2012 sono state immesse in atmosfera ben 21 milioni di tonnellate di CO2 – pari all’introduzione nella rete viaria di 4 milioni di utilitarie in più (l’11% dei veicoli circolanti nel 2012) con una percorrenza di 15.000 km/anno – per un costo complessivo stimato intorno ai 130 milioni di euro.Fonte: gaianews