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L'Aquila, per non dimenticare... dopo il terremoto del 6 Aprile 2009

Gabriele Curci e Massimo Marchetti davanti alla Prefettura de L’Aquila

Il terremoto del 6 Aprile 2009 e la preghiera di non essere lasciati soli dopo le passerelle dei politici

(di Massimo Marchetti)

Ho visitato l’Aquila varie volte per questioni di lavoro, prima che accadesse ciò che è accaduto. Già la conoscevo bene quindi, in tempi non sospetti, e l’occasione di soggiornarci per più giorni mi ha dato la possibilità di conoscerla ed apprezzarla.

Situata sul declivio di un colle la città custodisce un bellissimo centro storico, ricco di chiese e monumenti di inestimabile valore.

Cito solamente due capolavori: la Chiesa di San Bernardino, con la sua affascinante e squadrata facciata rinascimentale, ripresa pure all’interno del celeberrimo "Intervallo" della RAI degli anni ’70 e la splendida Basilica di Santa Maria di Collemaggio, che contiene le spoglie di papa Celestino V, che appena eletto concesse l’indulgenza plenaria (da qui la Festa della Perdonanza che si svolge a L’Aquila ogni 28 e 29 agosto), e che solo dopo 4 mesi abdicò, passando alla storia come il Papa del "Gran Rifiuto".

La simpatia e l’attaccamento per questa città crebbero ulteriormente la mattina del 6 aprile 2009, quando dopo una serie di scosse meno forti ma che perduravano da giorno, ci fu il terremoto distruttivo delle 03:32 che L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato in un sisma di magnitudo momento pari a 6,3 Mw.

Come ogni gemonese che ha vissuto l’esperienza del 6 maggio 1976 (Gemona del Friuli fu proprio l'epicentro del devastante terremoto friulano), mi sono sentito molto toccato dalla tragedia e vicino agli aquilani e amolti abruzzesi, coinvolti dalla stessa triste sorte.

Ho cercato quindi un’occasione per poter dare un contributo e, grazie al dott. Gabriele Curci e al dott. Carlo Fiorenza che ho incontrato presso il Dipartimento di Fisica dell’Università dell’Aquila, ho ora l’opportunità di far conoscere L’Aquila in un momento molto delicato in cui i riflettori si stanno lentamente spegnendo.

Il quadro d’insieme che emerge dalla loro testimonianza è limpido e diretto, senza le inevitabili deformazioni dovute ai vari mezzi di comunicazione, in cui spesso soggiornano interessi di ogni genere e dimensione. Ho avuto anche la possibilità di entrare, accompagnato da loro, nel cuore della città ferita, all’interno della "zona rossa". Ci tenevo a vedere di persona la situazione, per avere le idee chiare su cosa era successo, senza nessun "filtro mediatico". Sono stato accontentato.

Gabriele e Carlo mi attendono appena fuori la città, una stretta di mano, il piacere di rivedersi e subito iniziamo il giro, percorrendo la purtroppo nota via XX settembre, dove sono morte gran parte delle 308 persone. L’impatto è molto forte, per loro che vivono questa esperienza sulla loro pelle e per me che rivivo ogni istante del sisma del 6 maggio ’76.


L’emozione (e anche la rabbia) è forte specialmente di fronte alla "Casa dello Studente". Rabbia nel vedere quelle foto che raffigurano giovani vite strappate via da speculazioni edilizie e di certo da una sottovalutazione di quello che da mesi stava succedendo nel capoluogo abruzzese. Di fronte, un palazzo crollato a metà racconta di altre speculazioni. Di queste storie via XX settembre è piena purtroppo.

Ci inoltriamo nel centro storico: numerosi edifici sono squassati, tenuti insieme con ogni tipo di ponteggio, qualcuno anche piuttosto curioso, come una parete tenuta stretta dalle cinghie che si usano per assicurare i carichi sui camion (quanto dureranno?). Molti edifici hanno subìto crolli all’interno e le facciate danno l’illusione che l’edificio sia integro. Ritornano i miei flashback e la città mi appare come una "Via Bini" moltiplicata per cento. Mi rendo conto che, se non si agisce in fretta, tutto andrà perduto perché le intemperie e le infiltrazioni d’acqua faranno danni irreparabili. La città è immersa in un silenzio spettrale, congelata.

Un città volutamente abbandonata e non di certo da parte dei loro cittadini! Gabriele e Carlo non risparmiano le parole per far conoscere quello che è accaduto e quello che sta accadendo. C’è la necessità di non essere dimenticati, dopo il grande slancio di solidarietà nei giorni dell’emergenza. I problemi sono tanti e di vario genere e in tutte le maniere devono essere portati a conoscenza. Perché gli aquilani possano riavere indietro il loro centro storico, le loro case, i loro monumenti, la loro vita...

 
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