ITALIA CONTESA TRA DUE TIPI DI «MALTEMPO»
ITALIA CONTESA TRA DUE TIPI DI «MALTEMPO»
Anche nel corso di quest’ultima fase instabile, che si avvia a lasciare la nostra penisola entro le prossime ventiquattro ore, le regioni meridionali sono rimaste a guardare i nubifragi, i temporali e i fiumi in piena. Ancora una volta, la dinamica atmosferica ha lasciato che piovesse sul bagnato, mentre in quelle regioni dove la pioggia continua a essere invocata ha permesso che la siccità continuasse ad aggravare la crisi idrica.
Se è vero che le anomalie della circolazione atmosferica vanno valutate con gli stessi criteri nel momento in cui diventano oggetto di analisi – indipendentemente dal segno che le accompagnano – allora è scientificamente corretto parlarne in modo equo, senza usare due pesi e due misure. Come allora abbiamo parlato più volte del lungo periodo siccitoso che negli ultimi anni ha condizionato il tempo di una larga parte delle nostre regioni e soprattutto del Nord Italia, allo stesso modo dobbiamo evidenziare che da qualche mese a questa parte siamo passati, proprio sul nostro Settentrione, ad una situazione diametralmente opposta con il grave deficit pluviometrico che è diventato un pesante surplus pluviometrico.
Quel «maltempo anticiclonico», di cui abbiamo a volte parlato proprio per evidenziare una situazione meteorologica che impediva il passaggio delle perturbazioni, è diventato il «maltempo» nel significato classico a cui si rifà la maggior parte delle persone.
Quel «maltempo anticiclonico» non ha però abbandonato la nostra penisola: continua al Sud e sulle Isole Maggiori dove, come detto, sulla gran parte delle regioni non piove in modo serio e con cadenza regolare. La persistenza di una certa disposizione della dinamica atmosferica che concentra il passaggio di impulsi instabili al Nord e in parte anche al Centro, lasciando al Sud cadere ogni tanto solo qualche briciola da una tovaglia perturbata troppo corta per le nostre regioni meridionali, finisce inevitabilmente per accentuare il divario e far sì che il surplus al Nord diventi sempre più surplus e il deficit al Sud diventi sempre più deficit.
A tal proposito, c’è un indice molto utile per quantificare gli effetti della siccità sulla portata dei fiumi, sulla ricarica degli invasi e sulla disponibilità delle acque nelle falde, calcolato tenendo conto della climatologia pluviometrica delle aree prese in esame: si chiama SPI (Standardized Precipitation Index), calcolato a 12 mesi. Ebbene, se consideriamo il periodo che va da giugno 2023 a maggio 2024 la situazione è quella illustrata in figura e mostra in modo chiaro ed inequivocabile il divario di scenario che si è andato materializzando tra la maggior parte delle aree del Nord e la maggior parte delle aree del Sud. Umidità estrema da una parte e siccità estrema dall’altra: una situazione che purtroppo cade nel periodo dell’anno in cui, proprio laddove la siccità la fa già da padrona, si va anche statisticamente verso la stagione secca.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera