IL CLIMA, QUESTO SCONOSCIUTO...
IL CLIMA, QUESTO SCONOSCIUTO
«Quando ero giovane, faceva più caldo».«È estate ed è normale che faccia caldo».«Nel 2003 il caldo è stato molto più intenso».
Sono queste solo alcune delle tante affermazioni che si leggono spesso e che, purtroppo, denotano che non si conosce il «clima», cioè quel metro di misura che ci permette di quantificare l’anomalia di una grandezza atmosferica misurata, come per esempio la temperatura.
L’uso della statistica per quantificare di quanto un dato misurato si discosta dal suo valore normale è fondamentale proprio per evitare di cadere in giudizi sommari e soggettivi che sono privi di fondamento scientifico. Ognuno di noi dovrebbe conoscere il clima della città in cui vive: dovrebbe cioè sapere che cosa dovrebbe aspettarsi dal tempo nel corso dell’anno e, in base alla reale evoluzione osservata, rendersi personalmente conto se quel tempo osservato è anomalo oppure no.
Sono perfettamente consapevole che è un discorso utopistico, ma almeno proviamo a gettare il seme della curiosità per invogliare a conoscere in questo campo ed evitare così di cadere in discorsi che finiscono solo per alimentare il non-sapere. In figura sono riportati alcuni esempi di medie climatologiche del trentennio 1971-2000 relative alla temperatura minima e massima mensile di tre città italiane: Milano, Roma e Reggio Calabria.
Focalizzando l’attenzione nella colonna di luglio, si legge per esempio che nel capoluogo lombardo la media della temperatura massima è di circa 29 °C: vuol dire allora che 29 °C è la temperatura che mi aspetto a Milano nel secondo mese dell’estate meteorologica. È ovvio che non registrerò mai per trentuno giorni questo valore massimo perché la media climatologica è stata costruita con temperature che, per trent’anni, hanno oscillato appunto attorno al valore medio. Nel momento in cui registro però una temperatura massima di 36-37 °C, so per certo che simili dati mi quantificano un’anomalia positiva di 7-8 °C.
Possiamo allora dire che con 36-37 °C è normale che faccia caldo quando parliamo di valori di 7-8 °C oltre la norma? No, perché è pur vero che in estate deve fare caldo, ma non così caldo specie se poi il segnale dell’anomalia diventa persistente e va a plasmare decadi mensili che consegnano agli annali climatologici anomalie positive molto pesanti, anche superiori ai 3-4 °C. La frequenza di queste fasi lunghe ed troppo calde sono aumentate.
Il problema è che stiamo vivendo estati che sono ormai condizionate dalla rimonta del promontorio nord africano e che quindi ci espongono a tal punto a ondate di calore importanti e durature da essere ormai abituati agli eccessi termici. È principalmente per questo motivo se riteniamo che sia normale, d’estate, avere temperature superiori ai 35 °C, ma vi assicuro che non è così: questo non è il nostro clima. Per capirlo fino in fondo e rendersene conto c’è una sola cosa dare: guardare tabelle come quelle riportate in figura e provare a fare, da soli, due calcoli.
Nota bene: l'intenzione di questo articolo era solo quella di far comprendere che i giudizi e le valutazioni sulle condizioni meteorologiche che si verificano non si fanno con le opinioni personali come spesso si legge, ma con la statistica. L'unica dimenticanza commessa in questo articolo è stata quella di aver scritto che la climatologia del trentennio di riferimento citato (la 1971-2000) è stata quella che ho trovato a disposizione in rete e che quella attualmente usata è la 1991-2020 che però non ho trovato. Non cambia però la sostanza del concetto che volevo comunicare e che non ha nulla a che vedere con il cambiamento climatico, la cui comprensione passa dal sapere il significato di due termini: "frequenza" e "accelerazione". Prima le basi, poi i contenuti.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera