RIFLESSIONI SU SICCITA' E TITOLONI FUORVIANTI...
RIFLESSIONI SU SICCITA' E TITOLONI FUORVIANTI...
Stiamo attraversando un periodo in cui vi garantisco che è difficile scrivere sulle condizioni del tempo previste sul Nord-Ovest e in generale sulle nostre regioni settentrionali. Vorresti portare buone notizie e quindi annunciare l’arrivo della tanto attesa pioggia ma l’evoluzione calcolata dalla modellistica numerica percorre ancora strade che ti costringono a spostare più avanti quel giorno in cui l’atmosfera regalerà davvero una fase di… bel tempo. Stiamo attraversando un periodo in cui previsioni sul ritorno di precipitazioni su questi suoli riarsi dalla siccità devono essere diffuse facendo estrema attenzione a non creare illusioni e alimentare false speranze.
Perché, proprio in casi come questi, abbiamo ancor di più bisogno di un’informazione seria e ponderata. Annunciare l’arrivo della pioggia a una settimana o dieci giorni di distanza con titoli fuorvianti del tipo «Piogge al Nord: c’è la data» per poi vedere che, nella lunga catena di ricalcolo, queste precipitazioni vengono ridimensionate o non confermate non certo per colpa del modello ma perché la notizia era stata confezionata adottando un approccio sbagliato alla previsione meteorologica, lascia molto amaro in bocca. E forse si porta dietro anche un po’ di rabbia se si sta vivendo questa crisi idrica in prima persona e si aspetta la pioggia come manna dal cielo perché si è consapevoli che cosa vorrebbe dire trascorrere un’altra primavera in compagnia della siccità, dopo un periodo di carenza pluviometrica che dura ormai da oltre due anni e che ha ridimensionato sensibilmente la portata del Grande Fiume padano.
Però, allo stesso modo sai che parlare del tempo che si prospetta al Nord, anche se diventa monotematico, è sacrosanto per mantenere alta l’attenzione sul problema perché i riflettori non si spengano su anomalie così importanti della circolazione atmosferica che, inevitabilmente, finiscono poi per tirare in ballo anche il tema del cambiamento climatico. Perché la persistenza di certe dinamiche e l’aumentata frequenza ed intensità con cui si manifestano certe situazioni meteorologiche sono caratteristiche che vanno proprio nella direzione individuata a suo tempo dagli studiosi del clima. E cioè che il Mediterraneo è un’area del pianeta in cui gli effetti del «climate change» sono più evidenti e tangibili. Se ne parla, quindi, con la speranza che si smuovano il prima possibile le coscienze di chi può agire per trovare soluzioni al problema e per invitare i cittadini a essere il più possibile parsimoniosi nei consumi di un bene così prezioso come l'acqua.
Intanto, si va avanti scrutando l’orizzonte come avrebbe fatto il capitano di una caravella sperduta in mezzo all’Oceano, ai tempi di Cristoforo Colombo, intento a guardare quella linea orizzontale che separa il cielo dal mare nella speranza di vedere un’isola e gridare «TERRA!». Per il Nord Italia quell’isola si chiama «perturbazione atlantica». Si chiama «saccatura» pronunciata che affonda sull’entroterra nord africano. Si chiama «scirocco». Si chiama un po’ di «normalità». Si chiama «liberazione».
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera