SICCITÀ: IL GRIDO DISPERATO DEL NORD-OVEST
SICCITÀ: IL GRIDO DISPERATO DEL NORD-OVEST
I giorni passano e il tempo cambia più o meno in fretta con evoluzioni che fanno percepire l’atmosfera come un sistema dinamico e che quindi alternano diverse fasi meteorologiche dalla durata variabile e relativamente limitata nel tempo. Negli ultimi anni, però, un segnale atmosferico si è mostrato sempre più insistente tanto da rafforzarsi a tal punto da diventare praticamente costante e perdere proprio quella caratteristica di alternanza che alle nostre latitudini accomuna tutte le fasi del «panta rei» meteorologico: stiamo parlando della siccità che affligge le regioni di Nord-Ovest.
Tra Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia occidentale, Emilia occidentale e Liguria di Ponente non piove come dovrebbe da molto tempo perché, per quando i periodi di magra pluviometrica siano normali in alcuni mesi dell’anno e facciano parte della storia climatologica del nostro paese, si è andata persa proprio quella regolarità che fa alternare questi periodi ad altri più piovosi, in grado di bilanciare grosso modo le perdite: la regolarità di questo meccanismo di alti e bassi fa sì che alcuni anni siano così meno piovosi del normale ed altri più piovosi del normale, però entro quelle determinate soglie statistiche che permettono di apprezzare la variabilità interannuale del nostro tempo.
Se quindi è normale che piova poco quando deve piovere poco, la situazione diventa anomala quando non piove e la climatologia ci dice invece che sarebbe arrivato il turno della pioggia e a maggior ragione diventa ancor di più anomala quando il non piovere diventa una costante dello stato del tempo che abbraccia anni consecutivi: in questo caso il rischio è quello di accumulare deficit pluviometrici particolarmente pesanti che poi diventano sempre più improbabili da colmare perché il gap diventa esageratamente elevato. Una sorta di Everest impossibile da scalare.
Ecco, è proprio questa l’impronta della siccità più grave che possa capitare e che purtroppo sta lasciando un segno sempre più pesante sui suoli riarsi delle regioni nord-occidentali, tanto da raggiungere ormai livelli veramente allarmanti. A tal proposito se guardiamo come è evoluta, per esempio dal gennaio 2021 ad oggi, la curva climatologica delle precipitazioni e di quella relativa alla cumulata realmente racconta sul settore nord-occidentale italiano (vedi figure, fonte NOAA), è molto chiaro come nel corso degli ultimi due anni ci siamo sempre di più allontanati dalla media climatologica del periodo, fino a raggiungere situazioni che in certi casi sono davvero estremi.
Su tutta l’area nord-occidentale italiana manca all’incirca tra il 40 e il 60% delle precipitazioni su scala biennale (2021-2022). In particolare, dove il deficit supera il 50% – come per esempio nel cuneese e sul Ponente Ligure – vuol dire che in due anni non è praticamente piovuta più della pioggia che dovrebbe cadere in un anno: è un dato davvero eccezionale che mostra sicuramente, in maniera indiretta, la forza e la persistenza che ha avuto e che sta avendo il segnale anticiclonico nel deviare il flusso perturbato atlantico dalle latitudini mediterranee e in modo particolare dal settore occidentale del nostro Mare Nostrum che, come sappiamo, è l’unica via che ha a disposizione la dinamica atmosferica per impostare il flusso piovoso in modo ottimale da coinvolgere appieno, cioè con fenomeni diffusi e strutturati, anche il nostro settore di Nord-Ovest.
Per questo si spera che la prossima stagione primaverile riesca a partire con il piede giusto: non certo per colmare le perdite perché sarà alquanto improbabile, ma per non aggravare sempre di più una situazione che è già fin troppo grave.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera