QUANDO IL TEMPO DA EST E QUELLO DA OVEST INTERAGIVANO ALLA PERFEZIONE
QUANDO IL TEMPO DA EST E QUELLO DA OVEST INTERAGIVANO ALLA PERFEZIONE
Stiamo entrando in un’ondata di freddo che ci accompagnerà per quasi tutta la prossima settimana. Come abbiamo detto nelle analisi qui proposte non sperimenteremo un’ondata di gelo, ma vivremo una fase atmosferica che fino a 20-30 anni fa era piuttosto frequente durante la stagione invernale, tanto da proporsi anche più volte nel corso del trimestre. In quegli anni l’inverno faceva l’inverno e certamente, tra gli episodi di freddo più intenso che potevano verificarsi, comparivano anche le «ondate di gelo», quelle degne di essere chiamate tali.
Per esempio, esattamente trentadue anni fa – tra il 5 e il 7 febbraio del 1991 – una configurazione barica abbastanza simile a quella che si instaurerà nei prossimi giorni proponeva la retrogressione dalla Russia verso l’Europa centro-occidentale di un nocciolo di aria gelida, in scorrimento lungo il bordo meridionale di un vasto e intenso campo anticiclonico centrato sulla penisola scandinava, dai valori prossimi ai 1050 hPa. La massa di aria artico-continentale presentava un nucleo estremamente freddo e caratterizzato da temperature prossime ai -20 °C a 850 hPa e ai -40 °C a 500 hPa: partite dalla Russia, queste condizioni termiche estreme attraversarono la Polonia e successivamente la Germania e i Paesi Bassi.
Anche l’Italia fu interessata dall’impulso retrogrado, con le regioni centro-settentrionali che furono coinvolte in modo più diretto: ne diedero testimonianza le temperature minime e massime che in quei giorni rimasero inchiodate per tutto il giorno su valori al di sotto degli zero gradi.
Su questo cuscinetto di aria gelida si sovrappose poi, tra il 7 e l’8 febbraio, il flusso umido e perturbato atlantico che provocò abbondanti e diffuse nevicate sulle regioni centro-settentrionali, secondo il classico schema di interazione tra il tempo da est e quello da ovest. Erano quelle le situazioni in cui la previsione di neve in pianura era praticamente sicura perché le condizioni termiche di tutta la colonna troposferica non dovevano fare i conti con l’incertezza di quel mezzo grado in più che poteva compromettere la tenuta dei fiocchi di neve, come invece capita spesso nei casi ormai sempre più rari degli ultimi decenni, quando la neve fa visita alla nostra penisola e prova a cadere fino a quote molto basse.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera