METEO E CLIMA: DUE SCIENZE LEGATE, SU CUI SI FA ANCORA CONFUSIONE
METEO E CLIMA: DUE SCIENZE LEGATE, SU CUI SI FA ANCORA CONFUSIONE
Parliamo spesso delle dinamiche del tempo e di come, giorno dopo giorno, l’evoluzione delle masse d’aria va a costruire condizioni meteorologiche che cambiano più o meno rapidamente. Giorno dopo giorno, osserviamo quindi il tempo che fa e che è quantificabile nelle misure delle principali grandezze come la pressione atmosferica (1025.2 hPa, 1016.8 hPa, 994.1 hPa, …), la temperatura (minima 3.4 °C, massima 11.9 °C), la precipitazione (25.4 mm di pioggia) e altre ancora. Questa enorme mole di dati va, di anno in anno, a costruire gli annali climatologici della località in cui queste misure vengono effettuate, secondo le norme dettate dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale. Passati almeno trent’anni, su questi dati racconti si costruisce una statistica che fornisce, tra le tante informazioni, quale dovrebbe essere per esempio la temperatura media della terza decade di gennaio in quella località in cui per trent’anni questi dati sono stati registrati. Questa statistica non è altro che il clima.
Possiamo quindi dire che se con la meteorologia osserviamo CHE TEMPO FA, con la climatologia conosciamo IL TEMPO CHE MI ASPETTO CHE FACCIA. Un esempio: se nella mia località oggi, 26 gennaio, registro una temperatura massima di 11.4 °C (la temperatura che fa) e la climatologia invece mi informa che il valore medio della temperatura massima per la terza decade di gennaio è di 7.8 °C (la temperatura che mi aspetto di registrare), deduco che ho vissuto una giornata con una temperatura massima sopra la media di 3.6 °C. Non c’è da meravigliarsi perché, essendo il clima costruito sulla statistica perché la temperatura che mi aspetto è un VALORE MEDIO, sarà normale registrare dei giorni con temperature sopra la media, dei giorni con la temperatura sotto la media e dei giorni con la temperatura in media.
Quando, invece, iniziano a suonare i campanelli di allarme? Quando queste oscillazioni si modificano troppo in fretta ed aumentano i periodi in cui ci allontaniamo troppo spesso e a lungo dal TEMPO CHE MI ASPETTO CHE FACCIA percorrendo un’unica direzione. Dal punto di vista termico, l’ultimo esempio eclatante è quello dell’anno scorso che, essendo terminato in Italia come l’anno più caldo dal 1800, mostra chiaramente i segni di una condizione termica rimasta troppo spesso e troppo a lungo su valori oltre la media. Quando nel tempo, per decenni consecutivi, i dati dimostrano che lo stato di anomalia positiva è persistente e si amplifica ed il segnale diventa quindi dominante dalla scala locale a quella planetaria, allora gli scienziati affermano che è in atto un CAMBIAMENTO CLIMATICO.
Volendo spiegare questo concetto con un paragone, possiamo paragonare il clima al rendimento di uno studente nel corso del ciclo di studi delle scuole superiori. Se dal primo al quarto anno ha la media dell’8 in tutte le materie vuol dire che il ragazzo studia e si impegna: avere la media dell’8, però, non esclude che magari nel corso dei quattro anni scolastici abbia preso qualche insufficienza in qualche materia: ci sta, perché l’8 è una media costruita con voti che stanno sopra l’8, che stanno sotto l’8 e che uguagliano anche proprio quella media.
Se poi, arrivato all’ultimo, il numero delle insufficienze aumenta e la media si abbassa drasticamente, vuol dire che lo studente è cambiato per una serie di motivi, su cui l’insegnante può certamente indagare. Se l’insegnante vuole allora vederci meglio, anche gli studiosi del clima vogliono vederci meglio nel momento in cui si osservano, troppo in fretta rispetto alle scale temporali naturali su cui cambia il clima, dei cambiamenti non spiegabili con le sole forzanti naturali.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera