VIE DI FUGA DAL DOMINIO ANTICICLONICO ANCORA POCO CONVINCENTI
VIE DI FUGA DAL DOMINIO ANTICICLONICO ANCORA POCO CONVINCENTI
Cerchiamo una via di fuga da una situazione meteorologica pesantemente condizionata da un promontorio nord africano che sta vietando all’autunno di fare il suo normale corso stagionale dal punto di vista termico e pluviometrico. Fa ancora un caldo tardo estivo e sostanzialmente non piove perché non lo fa come dovrebbe, cioè con il passaggio di perturbazioni che abbiano il campo libero per organizzarsi e strutturarsi e quindi interessare l’intera penisola durante la loro evoluzione da ovest verso est. Al contrario, quando va bene siamo esposti a condizioni di instabilità e a flussi umidi periferici che scorrono ai fianchi dei nastri perturbati delle alte latitudini atlantiche.
Cerchiamo una perturbazione autunnale, cioè un sistema depressionario che possa prendere in mano le redini del tempo in area mediterranea senza doversi accontentare di spazi angusti per poter costruire le superfici frontali, cioè quelle condizioni atmosferiche che portano le vere piogge di stagione. Cerchiamo purtroppo qualcosa che ancora non si scorge all’orizzonte perché sembra che, analizzando la linea di tendenza a lungo termine, questo segnale non abbia ancora la forza che dovrebbe imporsi proprio in novembre, ultimo mese dell’autunno meteorologico. È infatti vero che la campana anticiclonica andrà indebolendosi all’inizio della settimana per lasciare forse spazio nella seconda parte all’ingresso di una saccatura, ma ancora una volta ci troviamo a commentare un possibile cambiamento che si affaccerebbe all’Italia con il piede sbagliato.
Analizzando infatti lo scenario medio elaborato su 50 previsioni parallele, è evidente come il cavo d’onda sia complessivamente modesto e rincorso a ovest da una rimonta anticiclonica (figura a sinistra): un peggioramento strutturato delle condizioni meteorologiche, dalle caratteristiche prettamente autunnali, non poggia su queste basi.Per di più stiamo parlando di uno scenario atteso tra 6-7 giorni e quindi ancora esposto a correzioni nelle continue fasi di ricalcolo da parte della modellistica numerica. Se si parte oggi, a una settimana di distanza, con un segnale non molto forte e convinto, diventa sicuramente più incerto conoscere sempre oggi la struttura più realistica che potrebbe assumere la saccatura. Su questo aspetto, la modellistica ci mette in guardia avvisandoci per esempio che non è ancora chiara l’entità della spinta anticiclonica a seguire (figura a destra).
Non siamo quindi ancora nelle condizioni di poter sciogliere la prognosi, perché la limitata area di azione della probabile saccatura in arrivo dall’Atlantico e l’incertezza che caratterizza soprattutto il suo ramo discendente, al confine con la rimonta anticiclonica, non remano a favore di uno scenario già definito e quindi pongono la previsione ancora in una sorta di campo minato. Se ci trovassimo a una distanza temporale di 2-3 giorni non avremmo problemi a delineare il corso dei probabili fenomeni associati, ma a 6-7 giorni non è possibile farlo con sufficiente affidabilità. Al momento, prendiamo quindi per probabile un ridimensionamento delle temperature nel corso della prossima settimana, ma per capire il peso del possibile cambio di circolazione e le piogge ad esso legate aspettiamo ancora qualche giorno per avere idee più chiare.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera