ANTICICLONE NELLA STAGIONE FREDDA: STABILITÀ, MITEZZA, SICCITÀ E INQUINAMENTO
ANTICICLONE NELLA STAGIONE FREDDA: STABILITÀ, MITEZZA, SICCITÀ E INQUINAMENTO
Sono poche le novità per quanto riguarda le condizioni atmosferiche attese nei prossimi giorni perché almeno fino a venerdì saremo sotto l’influenza di un promontorio nord africano ben strutturato a tutte le quote che riuscirà ad estendere la propria azione non solo all’Italia, ma anche a buona parte dell’Europa centro-occidentale e balcanica. La circolazione ciclonica sul vicino Oceano Atlantico, in fase di isolamento dalla flusso perturbato principale, non avrà modo di rompere questo equilibrio ma al contrario di mantenerlo stabile almeno fino al fine settimana, quando è possibile che qualche infiltrazione di aria umida e instabile possa raggiungere almeno le nostre regioni settentrionali: considerando la distanza temporale e la debolezza del segnale perturbato in quanto non ancora associato ad una modifica strutturata della configurazione sinottica, è prudente aspettare ancora qualche aggiornamento prima di arrivare a sciogliere la prognosi.
Nel frattempo sarà la stabilità dell’atmosfera a farla da padrona assoluta e quindi a garantire non solo un ampio soleggiamento, ma anche temperatura che si manterranno di diversi gradi al di sopra dei valori tipici di metà ottobre, specie nei valori massimi. Gli scarti maggiori dal clima si registreranno molto probabilmente sulle nostre regioni settentrionali che si troveranno più vicine all’area franco-spagnola dove, in media, nei prossimi cinque giorni le temperature si porteranno fino a 6-9 °C oltre le medie stagionali. Anomalie più contenute sull’Italia centrale, mentre all’estremo sud il campo termico sarà all’incirca nella media. Anticiclone in autunno non vuol dire però solo stabilità e mitezza. Man mano che la stagione avanza e si fa meno intensa la radiazione solare incidente, aumenta la formazione di nebbie nelle pianure e nelle valli nelle ore più fredde.
Si fa cioè strada una situazione meteorologica che attesta la presenza di uno strato di inversione termica e quindi di una condizione per cui la temperatura dell’aria, invece di diminuire, aumenta con la quota. Lo strato di inversione funziona in pratica come un «tappo» che impedisce alla massa d’aria presente all’interno dell’inversione di avere scambi verticali e quindi di avere ricambi con gli strati atmosferici che si trovano al di sopra dello strato: ne consegue allora che, in presenza di sorgenti inquinanti al suolo, aumenta la concentrazione del particolato atmosferico che a sua volta determina un peggioramento della qualità dell’aria. Uno spaccato di questa situazione è per esempio indicato dalla previsione della concentrazione di PM 2.5 (cioè delle «polveri sottili» le cui particelle hanno diametro aerodinamico inferiore o uguale a 2.5 micron) attesa per mercoledì 19, quando in Pianura Padana si prevedono valori localmente superiori ai 65 microgrammi per metro cubo.
La forma della Pianura Padana, chiusa su tre lati dai rilievi alpini e appenninici, di certo non aiuta la dispersione degli inquinanti nei casi di condizioni anticicloniche, specie quando lo strato di inversione arriva a irrobustirsi a tal punto da lasciare i bassi strati avvolti nella nebbia per tutto il giorno. Per fortuna, non siamo ancora a questi livelli. Però, forse, è partendo da qui che possiamo capire l’utilità della pioggia e della sua azione benefica. Perché non solo allenta la morsa della siccità, ma anche purifica l’aria.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera