ESTATE 2022, TRA PRESENTE E FUTURO
ESTATE 2022, TRA PRESENTE E FUTURO
Aria calda e aria fredda sono come due eserciti schierati in battaglia quando è la seconda che decide di invadere un’area precedentemente occupata dalla prima. In questo caso non esistono le mezze misure e la violenza del contrasto dipende, essenzialmente, dalla differenza di temperatura esistente tra le due masse d’aria che vengono a contatto: più è elevata, maggiori sono le probabilità che l’atmosfera inneschi la formazione di cumulonembi e di fenomeni di forte intensità. Da una ventina di giorni è sostanzialmente questo il filo conduttore del nostro tempo meteorologico, fatto di alternanza tra fasi eccessivamente calde e altre più fresche che si rincorrono: se prima si sperimentano così ondate di calore, poi si ritorna a respirare passando attraverso nubifragi e grandinate e il conto da pagare, a volte, può essere parecchio salato.
La stagione estiva, da poco partita dal punto di vista meteorologico, sta proponendo quindi un’alternanza tra eventi estremi che hanno come elemento in comune il calore, una forma di energia ben nota che si accumula nel momento in cui l’atmosfera si stabilizza con l’espansione del promontorio nord africano e che viene rilasciata quando le condizioni atmosferiche tendono all’instabilità, con l’arrivo di aria più fresca in quota.Non possiamo ora sapere se questa evoluzione ci accompagnerà fino alla fine della stagione. Per il momento, sappiamo solo che ci stiamo avviando verso una nuova fase instabile e più fresca che potrebbe poi lasciare il posto, già dal fine settimana, a una nuova espansione del promontorio nord africano con un nuovo aumento delle temperature ancora tutto da valutare in intensità e durata.
Indipendentemente dai dettagli che saranno forniti nei prossimi giorni, è indubbio che ci troveremo ancora a parlare degli stessi processi atmosferici e quindi a dare un’informazione che si ripeterà nella sostanza. Ma è anche in questo riproporre notizie che raccontano dinamiche atmosferiche già conosciute che possiamo cogliere l’anomalia della circolazione atmosferica che ci sta interessando. Basti per esempio pensare che, secondo la climatologia, le ondate di calore che appartengono alla nostra estate dovrebbero essere di norma tre o quattro. Quest’anno, ne abbiamo già una sulla lista (sarebbero due contando quella di fine maggio) e una seconda potrebbe farsi strada entro il 20 giugno, cioè prima dell’inizio dell’estate astronomica. Come dire che, se dovesse verificarsi anche la potenziale seconda ondata di caldo che si trova ancora sulla carta (la terza da fine maggio) e la stagione volesse poi percorrere i binari della normalità fino ad agosto per riservare a questo mese l’ultimo sussulto della calura secondo quanto suggerito proprio dalla statistica, non ci sarebbe nulla di male. I dubbi che questo percorso possa essere intrapreso sono tanti, perché se è vero che non possiamo conoscere per filo e per segno cosa ci riserverà il tempo fino al primo settembre sappiamo che i modelli climatici, a tal proposito, lasciano intendere che quello appena ipotizzato potrebbe essere solo uno scenario con una probabilità di successo molto scarsa. Il segnale emergente infatti da una valutazione d’insieme dei principali modelli climatici che si occupano di calcolare le anomalie stagionali della circolazione atmosferica (vedi figura) avvalora infatti la possibilità di avere un’estate più calda del normale, forse in misura anche significativa, su una buona parte dell’Europa centro-meridionale, Italia compresa.
Senza entrare nei dettagli quantitativi dell’anomalia, da prendere con cautela stante la natura sperimentale del prodotto, possiamo limitarci a considerare che una situazione come quella calcolata dal sistema multi-modello sarebbe riconducibile a una maggiore ingerenza del promontorio nord africano e dei flussi di aria calda di matrice subtropicale che da esso sono trasportati. Si potrebbe allora andare potenzialmente incontro, in modo ciclico, a condizioni favorevoli ad un accumulo più o meno intenso di calore nel corso della stagione in corso e sempre in modo ciclico potremmo essere anche potenzialmente esposti a condizioni favorevoli al rilascio di questa energia al minimo calo dei geopotenziali, cioè nel momento in cui il promontorio dovesse cedere il passo, attenuarsi o distrarsi. D’altro canto, senza l’Anticiclone delle Azzorre, gli attori che rimangono sulla scena sono due: l’aria calda, l’aria fresca e i loro effetti che ormai ben conosciamo.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera