LA PERDITA DELLA VARIABILITÀ METEOROLOGICA DELLE NOSTRE LATITUDINI
LA PERDITA DELLA VARIABILITÀ METEOROLOGICA DELLE NOSTRE LATITUDINI
Persistenza di circolazioni anticicloniche e latitanza di perturbazioni strutturate, capaci di portare precipitazioni diffuse e democratiche con una certa regolarità: è questo, in estrema sintesi, il tipo di tempo che abbiamo osservato negli ultimi mesi sul bacino del Mediterraneo centro-occidentale e sui paesi che vi si affacciano. Volendo usare termini un po’ più tecnici, possiamo dire che la stagione primaverile quest’anno si appresta ormai a chiudere i battenti dal punto meteorologico dimenticandosi quasi del tutto della peculiarità che dovrebbe caratterizzarla: la variabilità, cioè la massima espressione del suo essere vivace e dinamica, con i sistemi perturbati che non dovrebbero bussare alla nostra porta per chiedere il permesso di entrare a figure anticicloniche ingombranti che sopraggiungono con una certa facilità e che poi sgombrano il campo a fatica.
L’ultima fase meteorologica che ha mostrato proprio queste caratteristiche si è chiusa in questi giorni, con lo spostamento verso il Sud Italia e la Grecia dell’onda subtropicale che è stata responsabile del blocco anticiclonico durato quasi due settimane tra Spagna, Francia e Nord Italia. Alla luce dei nuovi aggiornamenti elaborati dalla modellistica numerica, la fase instabile che è subentrata nelle ultime 48 ore sulle regioni settentrionali, l’imminente evoluzione a goccia fredda della modesta saccatura che ha guidato queste condizioni di instabilità e che caratterizzerà il nostro tempo nelle prossime 48 ore e la parziale espansione verso sud di una depressione scandinava nel corso del fine settimana fino a interessare più direttamente le nostre regioni settentrionali vanno a definire uno scenario evolutivo che assomiglierebbe sempre di più a un sasso lanciato nello stagno: muoverà un po’ le acque per poi lasciare che la situazioni torni alle condizioni iniziali. Cioè anticicloniche.
Di fronte agli scenari di ensemble relativi alla temperatura a 1500 metri sulla verticale di Roma, per esempio, è fin troppo chiaro comprendere infatti qual è e quale sarà il segnale dominante del tempo: temperature al di sopra della media del periodo ancora per diversi giorni. Se inizialmente la persistenza di un’anomalia termica positiva si accompagnerà al trasferimento dalla Sardegna al Tirreno della goccia fredda ormai in procinto di formarsi sulle Baleari, pare che con l’inizio di giugno l’avvio di una nuova fase caratterizzata dal caldo anomalo possa ancora portare la firma del promontorio nord africano. Nel mezzo, una probabile convergenza degli scenari, della durata di un paio di giorni, verso valori di temperatura tipici del periodo al Centro-Sud (cerchio verde) ed fino 2-4 °C sotto la media sul Nord Italia a cavallo tra maggio e giugno. Un’inezia, se rapportata al prima e al dopo, a cui ci attacchiamo per trovare proprio una briciola di dinamismo che la primavera di quest’anno ha molto spesso dimenticato.
Stiamo vivendo un lungo periodo caratterizzato dalla scarsa variabilità meteorologica e ci incamminiamo verso una stagione in cui questa variabilità tende fisiologicamente ad attenuarsi e a mostrarsi meno attiva. In quegli scenari di ensemble c’è ormai la prosecuzione di un’estate già iniziata, con molto anticipo.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera