PRIMA ANALISI SULLA LINEA DI TENDENZA VERSO LA FINE DELLA PRIMA DECADE DI FEBBRAIO
PRIMA ANALISI SULLA LINEA DI TENDENZA VERSO LA FINE DELLA PRIMA DECADE DI FEBBRAIO
Nei suoi continui ricalcoli dello stato futuro del tempo, da qualche giorno la modellistica numerica sta iniziando a dare importanza a un’imponente irruzione di aria particolarmente gelida che tra il 4 e il 10 febbraio potrebbe collocarsi tra la penisola scandinava e la Russia. Si tratterebbe di una massa d’aria di matrice artico-continentale che sulla quota isobarica di 850 hPa potrebbe raggiungere temperature comprese tra -10 e -20 °C e quindi dare vita a condizioni invernali dalle caratteristiche anche estreme.
È ovvio che la domanda che i più si pongono riguarda quali potrebbero essere le sorti almeno di una parte di questo gelo così intenso sul palcoscenico europeo quando si inserirà in quel complesso sistema a ingranaggi attraverso il quale i centri di alta e di bassa pressione, attivando un gradiente barico più o meno intenso, mettono in moto le masse d’aria. Iniziamo oggi a capirci qualcosa, analizzando due previsioni medie di ensemble elaborate dal prestigioso centro europeo ECMWF, valide sul finire della prima decade di febbraio – la data indicata è quella del 7, ma cerchiamo di non essere ancora così rigidi nell’inquadramento temporale – e che sono state calcolate nella corsa di ieri (giovedì 28) e in quella di oggi (venerdì 29).
L’obiettivo del confronto è vedere se possiamo apprezzare un segnale dominante su cui imbastire una prima analisi su base scientifica e se è possibile cogliere qualche dettaglio in più tra un aggiornamento e il successivo che possa farci capire se la modellistica inizia o meno a orientarsi verso l’inquadramento di uno scenario, tenendo comunque sempre a mente che si tratterebbero dei primi passi ancora incerti, simili a quelli di un bambino che impara a camminare e non si sente affatto sicuro. Nella prima figura, in cui si mostra la previsione media di ensemble elaborata ieri, si può osservare come i segnali dominanti che potrebbero condizionare le dinamiche atmosferiche a scala europea sul finire della prima decade di febbraio sono sostanzialmente due: il canale depressionario esteso dal Nord Atlantico al Mediterraneo attraverso il quale si potrebbero muovere i sistemi perturbati ricalcando per sommi capi la dinamica che ci ha riservato la maggior parte di questa stagione invernale e, secondariamente, la presenza di una circolazione di aria particolarmente gelida incastrata tra un anticiclone scandinavo e un vortice artico sulla Russia.
Nessun segnale degno di nota su un suo possibile ingresso in scena, invece, per quanto riguarda l’Anticiclone delle Azzorre. Vediamo invece che cosa possiamo dire con il nuovo aggiornamento di oggi, rappresentato nella seconda figura. I due segnali dominanti vengono confermati, ma con alcune modifiche. Per quanto riguarda il segnale perturbato, si nota un disturbo della traiettoria del flusso all’interno del canale depressionario per opera di un rinforzo del segnale anticiclonico delle Azzorre, il cui valore medio di pressione nel centro della figura barica passerebbe da 1020 a 1025 hPa sul settore oceanico più vicino all’Europa sud-occidentale.
Alle alte latitudini sembrerebbe poi rinforzarsi anche l’anticiclone scandinavo con il valore medio della pressione che nel suo nucleo centrale passerebbe da 1025 a 1030 hPa. In entrambi i casi, l'aumento del valore medio del campo barico ci dice che, rispetto a ieri, potrebbero essere aumentati tra tutti i 50 calcolati gli scenari caratterizzati da un campo anticiclonico.
La modifica della forma del segnale perturbato potrebbe quindi indicare la comparsa, sulla scena, anche dell’Anticiclone delle Azzorre, ma rimane ancora un’incognita se questa figura avrà o meno un ruolo da protagonista o si limiterà a un’azione marginale. Per comprendere il destino di quella massa d’aria gelida, uno dei più importanti nodi da sciogliere sarà il tipo di interazione che potrebbero avere il segnale depressionario con quello azzorriano: potrebbe prevalere quello perturbato, potrebbe prevalere quello anticiclonico o potrebbe anche esserci un avvicendamento tra i due in uno schema composto da ondulazioni mobili.
Questa indecisione è bene evidente all’interno dell’ovale delimitato dalla linea rossa con scritto al centro “incertezza a fondo scala”: quella sarà probabilmente la “tessera” chiave del puzzle che, una volta modellata e ritagliata dai continui ricalcoli che non mancheranno di giungere nei prossimi giorni, potrà darci indicazioni scientificamente più robuste sul campo barico più probabile che potrebbe disporsi tra l’Islanda, le Isole Britanniche e il Mare del Nord. Solo in quel momento potremo indiziare a capire il destino di quel blocco di aria gelida.Che cosa cercheremo, allora, nei prossimi aggiornamenti? Una sostanziale conferma dei segnali dominanti che abbiamo qui discusso, un eventuale cambiamento del loro peso nel condizionare la dinamica atmosferica e, magari, una prima dissipazione dei dubbi da parte della modellistica sul campo barico che potrebbe prendere forma nell’area strategica, ai fini di valutare poi lo spostamento di una parte di quella massa d’aria particolarmente gelida. Per cogliere questi nuovi dettagli dovremo aspettare gli aggiornamenti almeno delle prossime 48-72 ore: torneremo quindi a parlare di questa linea di tendenza non prima di lunedì 1° febbraio.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera