UN NOVEMBRE COMPROMESSO
UN NOVEMBRE COMPROMESSO
Buon inizio di settimana a tutti. Stiamo attraversando un periodo di assoluta calma piatta dal punto di vista meteorologico e vorrei approfittare di questo stallo in cui è caduta la dinamica atmosferica per proporvi un confronto tra la climatologia della distribuzione del campo di pressione al livello del mare con riferimento all’ultimo trentennio, il 1981-2010, e la previsione della stessa grandezza nella seconda decade di novembre 2020: potremo così osservare come andrà rafforzandosi, nei prossimi giorni, l’anomalia della circolazione atmosferica in particolar modo alle nostre latitudini.
Il mese di novembre a scala sinottica è caratterizzato dal dominio del flusso atlantico che, sotto la spinta del Ciclone d’Islanda, pilota le perturbazioni dall’Oceano verso il nostro continente (figura 1). L’Anticiclone delle Azzorre si ritira verso le latitudini subtropicali e lascia aperto un varco sull’Europa occidentale, come mostrato dall’isobara di 1018 hPa che si spezza proprio in questo settore per permettere alle perturbazioni atlantiche di entrare sul Mediterraneo, dove un campo di pressione con valori inferiori denota la presenza di un segnale depressionario: quella “B” centrata sul Mar Tirreno e accerchiata dall’isobara di 1016 hPa attesta infatti che, secondo la climatologia dell’ultimo trentennio, novembre è per l’Italia un mese in cui il segnale dominante dovrebbe essere di natura ciclonica e quindi favorevole alle piogge.
Ciò non significa ovviamente che deve piovere tutti i giorni perché anche un regolare avvicendamento tra sistemi perturbati porta con sé brevi periodi più stabili con giornate soleggiate e più miti.Dopo aver guardato il segnale climatologico, analizziamo ora quello meteorologico previsto per la seconda decade di questo mese, consapevoli che un tipo di tempo prevalentemente dominato da un campo anticiclonico è stato anche il segnale meteorologico che ci ha accompagnato in questi primi dieci giorni di novembre, come peraltro è evidenziato da un’anomalia barica positiva con massimi di +12 hPa sul vicino Oceano Atlantico e di +8 hPa sull’Europa centrale (figura 2).
Per il Mediterraneo una siffatta situazione è diametralmente opposta rispetto a quella che vorrebbe la climatologia per il segnale troppo settentrionale dell’Anticiclone delle Azzorre e per il venir meno del segnale ciclonico sull’area tirrenica: al contrario, qui per il momento abbiamo un massimo relativo di anomalia barica positiva, intorno a +7 hPa. Ora, la previsione della distribuzione della pressione atmosferica attesa per la seconda decade del mese (figura 3) non farà altro che rafforzare questo segnale anomalo dal momento che, nel complesso, tutta l’Europa continentale e il Mediterraneo continueranno probabilmente a essere inglobati all’interno di un’area di alta pressione che favorirà condizioni di stabilità atmosferica e che ostacolerà il più possibile l’ingresso delle vere perturbazioni atlantiche, da intendere cioè non come il passaggio di infiltrazioni umide che portano nuvolosità irregolare associata a piogge disorganizzate che cadono con il contagocce, bensì come peggioramenti ben organizzati dello stato del tempo e facenti capo a saccature ben strutturate a tutte le quote che accompagnano sistemi frontali.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera