IPOTESI DI SCENARI INVERNALI IN EUROPA A LUNGO TERMINE: UN’EVOLUZIONE COMPATIBILE CON L’ATTUALE CIRCOLAZIONE ATMOSFERICA MA DA SEGUIRE CON TUTTE LE ACCORTEZZE DEL CASO
IPOTESI DI SCENARI INVERNALI IN EUROPA A LUNGO TERMINE: UN’EVOLUZIONE COMPATIBILE CON L’ATTUALE CIRCOLAZIONE ATMOSFERICA MA DA SEGUIRE CON TUTTE LE ACCORTEZZE DEL CASO
Da qualche giorno, tra alcuni scenari deterministici che vengono calcolati nelle corse modellistiche e che vanno a comporre le previsioni di ensemble, emergono ipotesi secondo cui sarebbe possibile che tra la fine della seconda e l’inizio della terza decade di novembre l’Europa centro-settentrionale possa essere interessata da un campo anticiclonico ben strutturato.
Tra gli impianti barici disegnati appartenenti a questo tipo di configurazione sinottica, alcuni opterebbero per un’irruzione di aria decisamente fredda che, scivolando lungo il bordo orientale del campo di alta pressione, porterebbe le prime condizioni prettamente invernali su una buona parte del nostro continente. Non siamo ovviamente qui per tentare già una previsione perché, se lo facessimo, discuteremmo di oroscopo e non di meteorologia.
Al contrario, ne parliamo perché ritengo interessante far notare al lettore che, per quanto si possa trattare di scenari estremi, soluzioni del genere hanno un senso logico. Per quale motivo? Per rispondere a questa domanda è importante avere chiara l’evoluzione che avrà nei prossimi giorni la circolazione generale dell’atmosfera.
Focalizzando per esempio l’attenzione sulla previsione delle anomalie del campo di altezza di geopotenziale a 500 hPa (Z500) valida per domenica 8 novembre, emerge in modo chiaro come lo stato di salute del Vortice Polare non sia dei migliori. Si evidenziano infatti delle marcate ondulazioni del flusso – qui definite dalla linea nera – che alternano creste e cavi al cui interno prendono corpo rispettivamente circolazioni anticicloniche (in rosso) e circolazione cicloniche (in blu): viene così rispettato lo scambio meridiano delle correnti, con l’aria fredda che scende dalle alte alle basse latitudini e l’aria calda che percorre il cammino inverso.
Si tratta di una situazione che deriva da uno stato attuale dell’Artico caratterizzato da un marcato deficit della copertura di ghiaccio e quindi da una pesante anomalia positiva di temperatura che riduce il gradiente termico con le medie latitudini, rallentando di fatto la spinta della corrente a getto polare che è costretta così a ondulare più frequentemente: nella previsione valida ad esempio per domenica 8, a questa ondulazione corrisponderanno quattro creste e altrettanti cavi.
La salute alquanto cagionevole del Vortice è testimoniata anche dall’anomalia positiva di altezza di geopotenziale presente proprio sul Polo, a indicare la presenza nella colonna troposferica di aria molto più calda del normale.
Le ipotesi degli scenari invernali che vengono proposte a lungo termine e, come abbiamo detto, sono abbozzate per buona parte del nostro continente tra la fine della seconda e l’inizio della terza decade sono proprio una conseguenza di questo assetto barico governato da una corrente a getto che si trova in una fase di stanca e che quindi tende a fare evolvere molto lentamente le onde planetarie: anche la fase anticiclonica che stiamo attraversando, prevista durare ancora per i prossimi giorni, trova la sua staticità nella situazione appena descritta.
Le ipotesi accennate derivano quindi da calcoli modellistici secondo cui questo segnale dominante del flusso potrebbe durare ancora a lungo e quindi favorire ancora spinte anticicloniche verso le alte latitudini in grado di favorire la discesa di aria fredda lungo il loro bordo orientale: appare allora ovvio pensare che, all’interno del vasto ventaglio di previsioni calcolate dal sistema probabilistico, alcune possano prendere in considerazione anche evoluzioni che impostano il flusso da est per far giungere aria fredda verso ovest, seguendo un moto retrogrado. Ecco perché allora quegli scenari hanno una logica, anche se al momento sono associati ad una probabilità così bassa di accadimento che non possono essere assolutamente presi in considerazione per fini previsionali. La strada per arrivare eventualmente a considerarli è ancora molto, molto lunga: tutto dipenderà dal comportamento della corrente a getto e dallo stato del Vortice Polare.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera