LA CONFIGURAZIONE BARICA DELLA VECCHIA ESTATE NEL CUORE DELL’INVERNO
LA CONFIGURAZIONE BARICA DELLA VECCHIA ESTATE NEL CUORE DELL’INVERNO
Non c’è molto da dire sull’evoluzione meteorologica attesa a medio termine perché, nelle linee generali, saremo interessati da condizioni anticicloniche e quindi da uno stato del tempo nel complesso stabile, salvo il passaggio di nubi poco significative. L’impianto barico che andrà costruendo l’atmosfera nei prossimi giorni sull’Europa occidentale, Mediterraneo compreso, può essere però utile per comprendere qual era la circolazione dominante alle nostre latitudini nel trimestre estivo, quando l’arrivo della bella stagione era annunciato dal sopraggiungere dell’Anticiclone delle Azzorre.
Come si può notare in figura, in questo contesto è l’anticiclone oceanico ad avere in mano le redini della circolazione delle masse d’aria, consentendo l’ingresso sul nostro bacino di correnti occidentali temperate di matrice marittima qui evidenziate con le frecce gialle. In particolare, si può notare l’azione pulsante del campo anticiclonico nel momento in cui, dilatandosi e contraendosi proprio come se fosse una fisarmonica, lascia scivolare lungo il proprio bordo orientale piccoli disturbi in questo caso evidenziati dal passaggio non di vere e proprie perturbazioni, ma di gocce fredde che rendono l’aria instabile e quindi propensa a generare nubi e precipitazioni: se in estate il contrasto termico tra la massa d’aria più calda preesistente e quella più fresca in arrivo è sicuramente più acceso da innescare moti convettivi anche strutturati, in questo periodo dell’anno è invece decisamente più attutito e di conseguenza la fenomenologia associata non è particolarmente rilevante.
In secondo luogo, anche la temperatura della massa d’aria che sopraggiunge da ovest differisce tra l’estate e l’inverno: pur parlando sempre di aria mite in riferimento alla stagione, la massa d’aria oceanica in arrivo durante l’estate è certamente più calda di quella che può sopraggiungere in inverno. In entrambi i casi, parliamo sempre e comunque di avvezione di aria “polare marittima calda” (per chi ne è in possesso, può consultare il volume 3 della collana di Meteorologia) e quindi di una massa d’aria i cui effetti termici, per esempio nella stagione invernale, si avvertono soprattutto in quota, dove sulla superficie isobarica di 850 hPa (cioè a circa 1500 metri) si possono registrare valori che possono arrivare fino a 5-7 °C, cioè valori fino a 5-7 °C sopra la media climatologica.
Nei bassi strati, invece, la presenza dell’anticiclone porta in inverno alla formazione di inversioni termiche, cioè di strati d’aria a contatto con il suolo che sono più freddi rispetto all’aria sovrastante e che favoriscono la formazione di nebbie che possono risultare anche persistenti: in questo caso le temperature si mantengono molto basse per tutta la giornata, con valori massimi che in Pianura Padana oscillano in pieno giorno a cavallo dello zero come è successo per esempio oggi su buona parte della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia.
Si tratta ovviamente di “freddo finto”, cioè prodotto dall’inversione termica e non da un’irruzione di aria fredda. Se, infatti, avessimo registrato la stessa temperatura al suolo con il sopraggiungere di una massa d’aria fredda, avremmo registrato in quota, a 850 hPa, temperature intorno ai -10 °C.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera