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Glossario Meteo. Lettera I - Da Idrometeore a Isoterme

Glossario Meteo. Lettera I - Da Idrometeore a Isoterme
 

Lettera I: idrometeore, isoterme, ...

Idrometeore

Fenomeni meteorologici osservabili, originati da particelle di acqua liquida o solida in sospensione nell’atmosfera o precipitanti in seno ad essa. Le idrometeore sono: la pioggia, la pioviggine o acquerugiola, la neve, la pioggia mista neve, la neve tonda, il nevischio o neve granulosa fine, la gragnola, la grandine, i prismi o aghi di ghiaccio, la nebbia, la foschia, la scaccianeve, la rugiada, la brina, la galaverna, la calabrosa, il vetrone ed infine la tromba. Vedi ciascun nome sopraccitato nel glossario, per un’ulteriore approfondimento.

Igrografo

Igrometro che registra con continuità la variazione dell’umidità relativa durante la giornata. È dotato di una pennina scrivente su carta avvolta a un tamburo girevole.

Igrometro

Strumento utilizzato per misurare l’umidità dell’aria. Può essere di diversi tipi: a sensore elettronico come i modelli più recenti; ad assorbimento attraverso l’utilizzo delle proprietà igroscopiche di determinate sostanze come ad esempio il cloruro di calcio; a condensazione con l’utilizzo ad es. dell’etere, usato per determinare la temperatura di rugiada; elettrico basato sulla dipendenza della resistività elettrica dell’umidità relativa dell’aria; fotoelettrico che si fonda sulla misurazione dell’assorbimento della luce da parte del vapore acqueo; a capello basato sull’utilizzo di fibre organiche aventi particolari proprietà igroscopiche come ad esempio i capelli o alcune specie di setole che variano di lunghezza con il variare dell’umidità. I capelli migliori sono quelli di donna biondi-rossicci, comunque il tessuto organico è stato sostituito già da tempo.

Igroscopio

Strumento che misura l’umidità relativa basandosi sulla variazione di colore di alcune sostanze al variare dell’umidità. La misurazione è approssimativa, si può avere solo lo stato di maggiore o minore umidità dell’aria.

Insolazione

È detta la radiazione solare incidente sulla superficie terrestre ed è pari a circa il 47%. Questo perché il 3% dell’energia solare che arriva ai limiti dell’atmosfera è assorbito dall’ozonosfera, il 2% è diffusa in tutte le direzioni dalle molecole d’aria e produce il colore del cielo, l’8% viene assorbito dal vapore acqueo e dalle nubi, infine il 40% costituisce l’albedo. Da precisare che tutti questi valori sono approssimativi.

Insolazione relativa

Detta anche eliofania (dal greco elios = Sole e faino = mi mostro), indica il rapporto tra le ore effettive di soleggiamento e quelle possibili nel giorno e nel luogo considerato.

Instabilità, linea di

Quando sulle aree di bassa pressione l’aria è più fredda rispetto alla latitudine del luogo e i contrasti termici sono particolarmente accentuati, si possono formare delle perturbazioni secondarie. La linea che delimita idealmente al suolo tali contrasti è chiamata linea di instabilità. Queste linee seguono la parte posteriore dei fronti freddi o nei vortici depressionari ormai occlusi con nubi cumuliformi, rovesci o temporali. Una linea di instabilità può essere presente in quota quando invece al suolo c’è alta pressione (aria fredda in quota) e può causare soprattutto in estate dei forti temporali.

Inversione termica

La temperatura dell’aria è strettamente collegata alla temperatura del suolo: poiché l’atmosfera si riscalda a partire dal basso, la temperatura che troveremo diminuirà con l’aumentare della quota. C’è un caso in cui tale regola non vale ed è in quello delle inversioni termiche. Con le inversioni termiche la temperatura cresce con l’aumentare dell’altezza, anziché diminuire. Possiamo avere due tipi di inversione: l’inversione termica al suolo e l’inversione termica in quota. L’inversione termica al suolo è causata da un forte raffreddamento del suolo per effetto del irraggiamento notturno o per presenza di neve oppure quando masse di aria calda scorrono sopra una superficie fredda. Questo tipo di inversione è favorito dalla presenza: di notti invernali che sono più lunghe rispetto alle giornate diurne, quindi la perdita di calore è maggiore rispetto all’apporto; di un cielo sereno o con poche nubi preferibilmente molto alte, affinché la perdita di calore non venga ritardata; dalla presenza di aria con movimenti lievi o nulli per dare modo agli strati più bassi di rimanere a contatto con il suolo; dalla presenza di un manto nevoso sulla superficie che funge da ostacolo all’assorbimento di calore diurno della superficie. Le zone dove si verificano più di frequente sono le aree continentali lontano dal mare, ad es. la pianura padana e all’interno delle grandi valli, ad esempio quelle alpine. Invece nelle zone continentali di alta latitudine, come la Siberia, l’inversione termica permane tutto l’inverno; ai poli questa è la situazione normale. Sulle città, durante giornate nebbiose, il fumo dei camini e delle ciminiere tende a mescolarsi con la nebbia e non riesce a risalire poiché incontra una barriera di aria fredda, causando una pericolosa cappa di smog. Anche questo fenomeno rientra in quello delle inversioni termiche. L’inversione termica in quota è dovuta allo scorrimento di masse d’aria calda al di sopra di uno strato di aria fredda. Questo tipo di inversione è visibile in corrispondenza all’interruzione dello sviluppo verticale di un cumulonembo: c’è un estensione in orizzontale della nube, che dà origine alla caratteristica “incudine”. L’inversione in quota rappresenta un fenomeno del tutto normale sulle nostre regioni. Un’altro tipo di inversione è quello che si verifica nelle zone anticicloniche e viene detta subsidenza. Si verifica normalmente verso i 1500 metri ed è causata dalla compressione con conseguente riscaldamento dell’aria. Questa altezza rappresenta un limite per inquinamento e foschie. Si può facilmente notare durante un’escursione in montagna oppure quando si prende l’aereo.

Irraggiamento

Trasmissione di calore a distanza mediante radiazioni elettromagnetiche. Esso interessa radiazioni di diversa lunghezza d’onda e se comprende anche quelle visibili si parla di irraggiamento luminoso. Il Sole ad esempio emette radiazioni visibili ed invisibili (ultraviolette e infrarosse). La trasmissione di calore avviene soprattutto attraverso i raggi infrarossi che si propagano attraverso lo spazio. Quando trovano un corpo, lo attraversano senza scaldarlo o vengono rinviate dalla sua superficie o lo attraversano producendo calore, a seconda che il corpo sia trasparente o riflettente o assorbente. L’atmosfera, essendo un corpo trasparente, viene attraversata dai raggi senza praticamente esserne scaldata; la Terra, invece, essendo un corpo assorbente, assorbe i raggi e si riscalda. La foschia ha tutte e tre le proprietà, ovvero riflette una parte dei raggi solari, ne assorbe un’altra parte ed è trasparente ai raggi infrarossi.

Isallobare

Linee che collegano i punti di uguale diminuzione o aumento della pressione barometrica ovvero punti che hanno la medesima tendenza barometrica. Sulle carte del tempo vengono indicate con una linea tratteggiata nera che unisce i punti con variazione di un numero intero di millibar o hPa. Le isallobare indicano l’evoluzione dei centri di alta e bassa pressione (l’accentuarsi o l’attenuazione) e la direzione del loro spostamento; inoltre danno informazioni sul movimento e posizione dei fronti.

Islanda, Depressione di

Area di bassa pressione in prossimità dell’Islanda, sull’Atlantico. È molto importante perché va ad influenzare le condizioni meteorologiche di tutta l’Europa, specialmente quando si affianca all’Anticiclone delle Azzorre causando brutto tempo.

Isobare

Linee che collegano punti che hanno la medesima pressione barometrica al livello del mare e in un dato istante. Nelle carte vengono tracciate a intervalli di 5 hectopascal (hPa) o millibar, in Italia si tracciano per multipli di 4 hPa o mb sulle carte generali dell’Europa, mentre per multipli di 2 hPa sulle carte regionali. Le isobare indicano le zone di bassa e alta pressione: la zona di alta pressione è riconoscibile dal fatto che è attorniata da isobare che indicano, dal centro alla periferia, una pressione atmosferica via via inferiore; Al contrario, le isobare che chiudono una zona di bassa pressione indicano una pressione che tende ad aumentare man mano che ci si allontana dal centro. Altre configurazioni bariche indicate dalle isobare, oltre le zone di alta e bassa pressione, sono la saccatura, il promontorio, la sella, il pendio e la pressione livellata. La loro traccia sulle carte tiene anche conto della circolazione generale dell’aria: ogni variazione dei venti provoca un sistematico cambiamento nella direzione delle isobare.

Isoiete

Linee che uniscono punti che hanno la stessa piovosità in un dato periodo (che può riferirsi a poche ore, un giorno, un mese o addirittura a tutto l’anno).

Isoipse

Curve di livello in quota (in genere ogni 40 metri o 60 metri) che servono a definire la topografia di una superficie isobarica. Per capire meglio diciamo che le isobare sono curve di livello a 0 metri ovvero al livello del mare, le isoipse sono curve di livello a tutte le altre quote. Di conseguenza le isoipse vengono utilizzate sulle carte in quota, che vengono chiamate anche topografie assolute. È utile tracciare le topografie delle superfici isobariche a determinati livelli di pressione, in genere a 850, 700, 500, 400, 300 e 200 hPa. Le più importanti per la previsione del tempo sono le 850 e 500 hPa. I livelli sono standard e corrispondono (all’incirca) alle seguenti altitudini: 1.500, 3.000, 5.500, 7.200, 9.000, 12.000, 16.000, 20.500 ed infine 24.000 metri.

Isoplete

Linee che uniscono punti nei quali il vento ha la medesima velocità, ma senza che abbia necessariamente la medesima direzione. Esse sono spesso chiamate anche isotache e permettono ad esempio di studiare meglio la struttura di una corrente a getto.

Isoterme

Linee che uniscono punti con uguale temperatura nel medesimo istante. Nelle carte in quota servono ad individuare il movimento delle masse d’aria calde o fredde.


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