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Anteprima Televideo RAI

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Dopo il 2003 è cambiato qualcosa nelle nostre estati?

Un'immagine molto suggestiva...

Tutti noi ricordiamo l’estate 2003, con le sue temperature eccezionali: quotidianamente eravamo tempestati dalle notizie dei TG con temperature record e (purtroppo) tante morti sono state causate da esse. Da allora, molte persone attendono ogni bella stagione con apprensione, pensando se sarà davvero o no rovente e quanto caldo dovrà lungamente sopportare, accompagnate spesso da rubriche di telegiornali non troppo confortanti.


Questa “ansia” è giustificata? Un trimestre con tali temperature può ripetersi? È chiaro che non possiamo predire le eventuali ondate di caldo di una estate, né tantomeno la loro allocazione e la loro durata. Si possono solo studiare delle “linee di tendenza”, ovvero tentare di stabilire se un mese sarà più caldo o meno di un altro, avendo comunque notevoli margini di incertezza.

Tendo a precisare che in questo elaborato tratto sempre ed esclusivamente di “estate meteorologica”, che comprende il periodo 1 giugno – 31 agosto, diversa da quella “astronomica”, che va dal solstizio d’estate all’equinozio d’autunno. A ogni modo, il punto della discussione è: quella del 2003 è stato solo un caso isolato e rarissimo, oppure l’inizio di una serie di estati torride e roventi? Per rispondere alla domanda, comincio a citare le tre ondate di caldo sullo Stivale più rilevanti negli anni successivi al 2003:

Luglio 2006: temperature altissime per tutto il mese, medie mensili record, tuttora imbattute.
Giugno 2007: veloce ma “violenta” ondata di caldo che, nell’ultima decade del mese, colpisce il sud Italia e in particolare la Puglia, con temperature da primato (47°C ad Amendola(!), si superano i 44°C in molte città della suddetta regione).
Luglio 2010: la prima ventina del mese caldissima su tutta Italia, in particolare in quota, dove si registra il nuovo record di temperatura alla Capanna Margherita (4556 mslm, cima del Monte Rosa): 8,8°C il 10 luglio.

Sebbene siano lungi dall’essere equiparabili alla 2003, in ognuna di esse è stato battuto almeno un record di quella famigerata estate. La vera caratteristica di quest’ultima è stata quella di avere portato temperature eccezionali in un’area vastissima e soprattutto palesato anomalie termiche per circa 100 giorni: le ondate di caldo sono comuni nelle estati mediterranee, calde e secche, ma quella del 2003 è stata del tutto fuori scala sia per intensità sia per durata.

In questo mio elaborato, per valutare se un’annata è stata torrida o meno, ho optato per due modalità: la prima è quella di prendere città campione, calcolare le temperature quotidiane facendone la media mensile e confrontare tale valore col trentennio di riferimento 1961-1990; la seconda “contare” per le medesime città i giorni con temperature che hanno superato i 32°C. Ho scelto 6 stazioni meteorologiche campione di altrettante città sparse per l’Italia: Torino Caselle, Milano Linate, Bologna Borgo Panigale, Roma Ciampino, Foggia Amendola e Palermo Punta Raisi. Le valutazioni da me effettuate sono le seguenti: l’estate 2003 è stata caldissima ovunque, con valori medi di 4-5°C superiori sulle città del nord e in particolare sulla Pianura Padana. Meno marcate ma comunque elevate le anomalie al sud: solo Foggia (che spesso è la città più calda in estate, arroventata da un clima fortemente continentale) palesa anni le cui medie trimestrali sono più alte della 2003. In generale si evince che le sei città campione hanno registrato una media di 26,72 °C, valore ben oltre qualsiasi altro anno successivo: il 2009 dista quasi 1,7 °C…

Il metodo appena utilizzato, però, può trarre in inganno, in quanto capita che mesi molto caldi si alternino con altri più freschi, dando una percezione non corretta della vera anomalia. Inoltre la temperatura media di un mese non dice alcunché sulla effettiva distribuzione dei valori termici, né evidenzia eventuali ondate di caldo. Per ovviare a questo problema, ho utilizzato il secondo metodo, che evidenzia maggiormente quante giornate torride ci sono state. Ecco il risultato: nell’estate 2003, le città da me prese in considerazione hanno registrato ben 347 giorni con temperature superiori ai 32 °C (il 63% dei totali): l’anno più vicino è ancora il 2009 con “appena” 199 (36%)… In definitiva il mio studio evidenzia come l’estate 2003 sia stato un caso più unico che raro nella storia del clima italiano, ma anche che il trend degli anni successivi sia in salita rispetto alla media 71-90: non azzardo l’aggettivo di “spartiacque” della suddetta estate, in quanto anche gli anni ’90 hanno registrato temperature medie superiori rispetto ai ’70-’80, però penso sia inconfutabile la tesi che il clima italiano stia subendo un riscaldamento.

Le ondate di caldo sono sempre esistite e abbiamo casi di estati torride anche oltre un secolo fa, ma ciò che insospettisce gli studiosi del clima è la loro frequenza, nonché intensità: se nella prima metà del ‘900 esse capitavano con frequenza decennale, negli ultimi decenni si sono registrati casi notevoli anche da un anno all’altro. L’estate 2003, quindi, rimane in tutto e per tutto un evento eccezionale, un “outlier” come si dice in statistica, e per fortuna non si è più avuto nulla di simile finora in Italia: ma non dobbiamo dimenticarci dell’estate 2010 in Russia ed Europa centro-orientale, con anomalie di intensità maggiore della “nostra” 2003. Ovviamente, non possiamo predire le prossime estati da qui al 2100 e gli studi dei climatologi sono talvolta discordi, ma quello che possiamo dire con ottima probabilità è che il clima della Terra si stia riscaldando: scopo di questo mio elaborato non è attribuire colpe a qualcuno, ma confermare la linea di tendenza e il fatto che in futuro potremmo avere episodi di calore più intensi e ondate di maltempo sempre più violente.


Davide Santini
 


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