L'inverno in Italia, a cura del Generale Andrea Baroni
Da un'analisi della serie storica di dati 1946-1970, nel periodo invernale risulta evidente l'importanza dell'influenza mitigatrice del mare lungo tutte le coste e una diminuzione delle precipitazioni con il progredire della stagione. Le situazioni meteorologiche che si instaurano sulla nostra penisola sono invece determinate dalle diverse disposizioni che assumono l'anticiclone delle Azzorre e quello della Russia.
La meteorologia, con l'avvento di potenti elaboratori elettronici, è entrata nel dominio della scienza da poco più di un trentennio, da quando cioè ha incominciato a valersi di procedimenti di calcolo esatto, come si usa normalmente nella Fisica, che ricava dalla esperienza precise leggi di necessita. Di pari passo è venuta sviluppandosi l'indagine statistica che, avvalendosi di metodi informatici, rende possibile, in tempi brevi, una catalogazione di tipi di tempo, desunti dal comportamento spaziale e temporale di alcuni parametri meteorologici, ottenendo in tal modo una visione statica degli andamenti climatici di una certa regione, riferiti a un ben delimitato periodo stagionale. Oltre a questa tecnica d'indagine ve ne è un'altra che rende possibile schematizzare, sia pure nelle grandi linee, gli andamenti climatici come diretta conseguenza delle vicende del tempo di ogni giorno.
In altri termini, l'individuazione di alcuni schemi di circolazione atmosferica, relativi a una certa stagione su un ben precisato scacchiere geografico, consente di risalire ai fenomeni atmosferici che quegli schemi di circolazione instaurano, contribuendo così a dare del clima della regione e della stagione in esame una visione dinamica. In questo servizio, come del resto in quello riguardante l'autunno, pubblicato nel fascicolo di settembre dello scorso anno, abbiamo presso in esame i tre mesi della stagione invernale in Italia, avvalendoci sia del contributo della statistica, sia dei principali schemi di circolazione atmosferica del periodo invernale, in grado d'influenzare le vicende del tempo di tutti i giorni. Considerando che l'inverno in Italia risulta spesso anticipato di una quindicina di giorni rispetto alla data del solstizio (22 dicembre), nella scelta del trimestre di riferimento ci siamo avvalsi, in questa occasione, dei dati fissati dal calendario meteorologico (dicembre-febbraio).
Il venticinquennio scelto per la individuazione delle medie statistiche è stato quello del periodo 1946-1970, con i dati riferiti ad un certo numero di stazioni meteorologiche della rete dell'Aeronautica Militare. L'esame della serie di istogrammi, relativi alle tre decadi di ciascun mese del trimestre invernale, ha permesso di delineare, sia pure nelle linee molto generali, il comportamento climatico di alcune tra le più importanti grandezze meteorologiche.
Temperature
Gli istogrammi delle temperature nel loro insieme mettono in evidenza come caratteristica comune le basse temperature del mese di gennaio. E' interessante notare l'influenza mitigatrice del mare sul golfo ligure e su quello di Trieste, rilevabile dalla debole escursione termica e dagli alti valori delle temperature estreme di Genova e di Trieste, con minime nettamente superiori a zero gradi. Altro elemento di spicco, la notevole escursione termica di Bolzano, tipica del regime continentale. Trieste rispetto a Venezia presenta un minore divario tra le temperature massime e quelle minime, risultando protetta dalle montagne del Carso. Venezia rimane invece più influenzata dai venti freddi dell'Europa centro-orientale. L'istogramma della Pagella, localizza a 2129 metri di altitudine, si distingue dagli altri per le basse temperature, tutte al disotto dello zero gradi. La Valpadana palesa temperature invernali notturne di alcuni gradi sotto zero, specialmente durante la seconda decade di gennaio.
Altro elemento d'interesse è rappresentato dalle temperature della fascia adriatica, più basse rispetto a quelle della fascia tirrenica a causa dell'influenza climatica della vicina penisola balcanica. Gli istogrammi del Mezzogiorno d'Italia indicano, ovviamente, temperature più miti, rispetto a quelle delle altre regioni del Nord e del Centro. Bisogna tuttavia tenera conto, ma questo non appare certo dagli istogrammi, che la Toscana meridionale, il Lazio e la Campania a causa della loro tormentata orografia si presentano spesso a clima variabile anche tra località contigue. Gli istogrammi delle temperature della Sicilia e della Calabria tirrenica palesano la grande mitezza dell'inverno mediterraneo, quelli della Sardegna indicano, come sola caratteristica comune a tutti i versanti dell'isola, l'a-zione mitigatrice del mare.
Precipitazioni
Gli istogrammi delle precipitazioni pongono in risalto, come caratteristica comune, la diminuzione dei quantitativi mensili di pioggia con il progredire della stagione, in modo particolare nel mese di febbraio sulle regioni centrali; quelli di Genova, Firenze e Grosseto indicano picchi ancora piuttosto alti, dopo i massimi registrati in novembre. Molto singolari risultano i notevoli quantitativi di pioggia a Genova e Trieste e quelli delle regioni adriatiche, dovuti sia all'insorgenza, per Genova, sia al transito, per Trieste, delle depressioni del golfo ligure. La maggiore piovosità sul settore occidentale della Sardegna è da attribuire alla presenza, anche nella prima fase dell'inverno, delle ancora attive depressioni del bacino occidentale del Mediterraneo. Per quanto riguarda la Sicilia e la Calabria tirrenica i massimi di pioggia, dopo l'autunno, sono ancora presenti a dicembre e a gennaio, per la maggior parte dovuti ai fenomeni di grande instabilità connessi al transito dei fronti freddi al seguito delle depressioni tirreniche.
Il soleggiamento
Dovendo in qualche modo tener conto dell'influenza della radiazione solare sull'Italia e dato il carattere divulgativo di questo servizio, senza entrare in un'analisi dei dati rilevati dai piranografi di alta precisione, abbiamo optato per una semplice rappresentazione del soleggiamento mediante la tracciatura, messe per mese del periodo invernale, di una famiglia di isohele (* grafico non disponibile). Con l'avanzare della stagione le isohele mostrano il ritorno verso un maggior numero di ore di sole, pur mantenendosi pressoché inalterato lo schema della distribuzione del soleggiamento. Il minimo di ore di sole sulla Valpadana è da attribuire alla presenza delle nebbie. Un altro minimo lungo la zona appenninica è dovuto alla presenza dei sistemi nuvolosi connessi ai periodi di maltempo ed esaltati dagli effetti orografici. Tra le due fasce a più alta insolazione emerge quella tirrenica, con i consueti massimi sulle isole maggiori.
L'aspetto dinamico dell'invernata media in Italia
Ci sembra di poter affermare che nelle grandi linee in inverno l'andamento medio della pressione atmosferica a livello del mare presenta un'area di bassa pressione al centro del Tirreno che si alterna con due configurazioni anticicloniche. Per l'esattezza in certi casi con la estensione verso levante dell'anticiclone delle Azzorre e in altri, con il protendersi verso occidente dell'alta pressione della Russia. Queste due aree di alte pressioni, in un solo caso interagiscono tra loro e cioè quando le due estensioni di alta, quella atlantica delle Azzorre e quella dell'Europa orientale, si saldano tra loro fino a costituire una sola fascia anticicloni nel cuore dell'Europa. In simili circostanze sul Mediterraneo centrale si sviluppa una vasta area depressionaria che conferisce un tipo di tempo incerto, influenzato da venti orientali o sudorientali che vanno a confluire sull'Italia con i venti di Nord-Est, tipici dell'anticiclone russo. Lo scorrimento dell'aria calda e umida del Mediterraneo al disopra dell'aria fredda di origine continentale dei Balcani provoca una nuvolosità stratificata con temperature al suolo piuttosto basse e foschie diffuse nelle valli.
Le depressioni atlantiche non potendo entrare sull'Europa centrale, a causa della presenza del blocco anticicloni, si portano a latitudini settentrionali in moto, una dietro l'altra e a diversi stadi di sviluppo, dall'Atlantico alle Isole Britanniche e da queste verso il Mar Bianco e oltre, causando su quelle regioni tempo estremamente perturbato. Quando il collegamento tra i due anticicloni si rompe e ciascuno di essi si ritira verso il luogo di origine, l'Italia rimane esposta alle varie depressioni atlantiche in rotta, questa volta, verso Sud, con gravi conseguenze per l'andamento del tempo. In tali casi infatti l'Italia viene a trovarsi in una sorta di corridoio di basse pressioni tra due aree antici-cloniche, una a occidente e l'altra a oriente.
L’anticiclone delle Azzorre e l’anticiclone russo saldati attraverso una striscia di alta pressione sull'Europa centrale (asse di Woeikoft). | L’interruzione della fascia di alte pressioni sull’Europa centrale espone l’Italia e i mari prospicienti all’azione delle depressioni atlantiche. |
L’anticiclone atlantico si estende sull’Europa centrale e sul Mediterraneo occidentale. | L’anticiclone russo si estende sull’Europa centro-settentrionale e sul Mediterraneo occidentale. |
Se invece è l'estensione dell'anticiclone russo a raggiungere il bacino occidentale del Mediterraneo i venti prevalenti sono orientati tra Est e Nord-Est e sull'Italia il tempo diviene bello, ma con temperature estremamente rigide, fino a raggiungere di notte parecchi gradi sotto zero. In questa circostanza però l'aria fredda continentale non agevolando le formazioni nebbiose rende la visibilita particolarmente buona.
Le depressioni invernali
Fra tutte le depressioni possibili in inverno, quelle del golfo ligure sono, come in autunno, le più frequenti e le più intense, ma la loro frequenza diminuisce sensibilmente in gennaio, fino a diventare sempre più rare in febbraio, un mese spesso caratterizzato invece alta pressione della Russia. Le depressioni del Golfo di Genova in questa stagione non influenzano quasi più il Nord d'Italia; tuttavia se per caso si trovano a transitare verso levante possono causare sulle regioni dell'Alto Adriatico condizioni di bora. A questo proposito c'è da osservare, per inciso, che il fenomeno della bora in inverno è più frequente di quanto si possa immaginare. Basta infatti che si rinforzi un'alta pressione a Nord delle Alpi e nel contempo sia presente una depressione sull'alto Adriatico perché la bora scenda impetuosa, a raffiche molto violente su Trieste e in forma più attenuata sul Veneto e talvolta perfino sulle coste del medio Adriatico.
Fra le depressioni invernali, quelle sottovento alle Alpi, note come depressioni del golfo di Genova, nel loro movimento verso levante o verso Sud-Est apportano estesa nuvolosità e precipitazioni, spesso nevose, anche se meno abbondanti e meno frequenti di quelle del periodo autunnale. In questa stagione le depressioni, di qualsiasi natura possano essere, raramente investono la Valpadana, ma quando accade convogliano aria calda e umida sullo strato di aria fredda che ristagna sulla Padana, producendo intensa nuvolosità e precipitazioni estese e persistenti, spesso anche nevose. In inverno, in modo particolare in dicembre, se tutto si svolge nella norma possono comparire anche depressioni cosiddette mediterranee, vale a dire depressioni che si sviluppano accidentalmente lungo la linea frontale che separa l'aria fredda proveniente dal Nord Atlantico o dal Nord Europa dall'aria calda presente sul Mediterraneo.
Conclusioni
Tenendo conto sia dei risultati offerti dal contributo della statistica, sia dello stimolo impresso al clima dalla dinamica delle situazioni meteorologiche più comuni durante il trimestre invernale, ci sembra di poter affermare per sommi capi quanto segue:
a) sulle Alpi, in inverno, pur prevalendo situazioni anticicloniche non mancano brevi periodi di declino delle alte pressioni. In questi casi il tempo diviene perturbato da intensa nuvolosità, da copiose piogge, nevicate e da venti anche forti. Gli effetti che una qualsiasi situazione di tempo perturbato può instaurare sulla chiostra alpina si diversificano, però, su versanti opposti, in considerazione anche delle differenti altitudini del sistema montuoso. Sulla regione alpina i massimi di pioggia si verificano nel semestre caldo (marzo - agosto), il contrario di quanto avviene invece nel Mezzogiorno d'Italia, dove i massimi di pioggia si notano invece durante il semestre freddo (settembre-febbraio). Sulle Alpi d'inverno è frequente il foehn, un vento settentrionale che scendendo verso le valli italiane determina ampi rasserenamenti e un sensibile aumento delle temperature a causa della compressione adiabatica dell'aria.
b) Sulla Valpadana il trimestre invernale si distingue in modo particolare per la presenza delle nebbie, un fenomeno dovuto al ristagno dell'aria fredda e umida nei bassi strati, a contatto del suolo spesso intriso d'acqua. il fenomeno si manifesta sin dal tardo autunno, con nebbie per la massima parte dovute al raffreddamento radiativo del suolo per dispersione del calore verso l'alto. Un altro tipo di nebbia molto comune nel semestre freddo in Valpadana si manifesta quando una stratificazione nuvolosa sormonta un preesistente strato di nebbia al suolo. In questo caso la stratificazione nuvolosa perde calore per dispersione verso lo spazio e il conseguente raffreddamento si propaga verso il suolo per rimescolamento. Lo strato nuvoloso cresce così di spessore andando verso terra, fino a saldarsi col preesistente strato di nebbia. Tale nebbia, molto restia a dissolversi prende il nome di nebbia da rimescolamento.
c) L'inverno sulla Liguria e sulla Toscana settentrionale, due zone climatiche abbastanza omogenee, può presentarsi contemporaneamente con situazioni meteorologiche ad andamento opposto: anticiclone o di bel tempo in una e depressionarie o di tempo perturbato nell'altra.
d) La Toscana meridionale invece, il Lazio e la Campania costituiscono nel loro insieme una regione climatica dove una complessa orografia determina contemporaneamente una grande variabilità di clima da zona a zona: clima marittimo lungo le coste, clima collinare o di montagna sui rilievi al disopra dei 500 metri, clima temperato lungo le valli del Tevere e del Volturno. Le piogge benché elevate non superano mai quelle del tardo autunno.
e) La Sardegna trovandosi al centro del bacino occidentale del Mediterraneo è nello stesso tempo una regione o particolarmente colpita dalle situazioni depressionarie del Mediterraneo, o privilegiata al massimo dalle situazioni anticicloniche, sia di matrice atlantica, sia di matrice subtropicale. Ciò che non appare dagli istogrammi della Sardegna, che del clima danno soltanto una visione puramente statica, è il diverso comportamento climatico sugli opposti versanti dell'isola, dovuto alla interazione tra i rilievi montuosi e ai vari sistemi di vento che la interessano e instaurati dalla evoluzione delle varie situazioni meteorologiche del bacino occidentale del Mediterraneo.
f) Le depressioni cosiddette mediterranee arrecano tempo perturbato soprattutto sulla Sicilia, sulle regioni meridionali della nostra penisola e marginalmente sulle regioni centrali, arrecandovi intensa nuvolosità e abbondanti precipitazioni, specialmente lungo i versanti sopravvento dell'Appennino meridionale, nonché sui monti Nebrodi e sui Peloritani in Sicilia.
g) In conseguenza dell'insediamento sul Mediterraneo dei tre principali fattori della circolazione atmosferica invernale i venti dominanti assumono di volta in volta la componente di moto che le varie configurazioni bariche determinano nel corso della loro evoluzione: l'anticiclone atlantico arreca sull'Italia venti occidentali, quello russo venti orientali. Con il prevalere delle depressioni del Tirreno il regime dei venti nella fase di sviluppo e in quella di maturati diviene prevalentemente meridionale, da scirocco (Sud-Est) o da libeccio (Sud-Ovest). Entrambi i sistemi di vento instaurano estesa nuvolosità e piogge che l'orografia accentua lungo i versanti esposti. Le temperature minime aumentano di alcuni gradi anche al disopra della norma. Le piogge rimangono stazionarie o diminuiscono, a seconda del grado di nuvolosità. Con i venti settentrionali (Nord-Est o Nord-Ovest), che subentrano poi nella fase risolutiva delle depressioni, la nuvolosità si dirada e le temperature scendono di alcuni gradi nei valori minimi, le massime si mantengono invece al disotto della norma fino a quando non cessano i freddi venti del Nord. In seguito alle ampie schiarite che caratterizzano la fase risolutiva delle depressioni le temperature massime invece possono anche aumentare di qualche grado.