TEMPO DI PRIMAVERA, TRA CLIMATOLOGIA E REALTÀ
TEMPO DI PRIMAVERA, TRA CLIMATOLOGIA E REALTÀ
Dal punto di vista meteorologico siamo già in primavera; per il debutto della nuova stagione anche dal punto di vista astronomico bisognerà invece aspettare il 20 marzo. I proverbi sul tempo possono certamente aiutarci a comprendere le caratteristiche di un trimestre che fa da cerniera tra l’inverno e l’estate: basti pensare ai detti «marzo pazzerello», «aprile non ti scoprire» e a «maggio adagio adagio» tramandati dalla saggezza contadina. In effetti, la primavera è il periodo dei contrasti, paragonabile a una sorta di gioco al tiro alla fune tra una stagione fredda che indietreggia e una stagione calda che inizia a farsi strada alle basse latitudini e a gettare le basi per espandersi verso nord: una dinamica a zig-zag, segnata dall’avvicendamento di masse d’aria dalle caratteristiche anche molto diverse e provenienti in parte da un serbatoio artico ormai prossimo allo svuotamento e in parte da un serbatoio subtropicale che inizia invece a riempirsi a e gonfiarsi di aria calda.
È la climatologia a dirci tutto questo. È quindi la stessa climatologia a dirci che la primavera è la stagione dai due volti, in cui si osservano a fasi alterne le facce della stessa moneta: un periodo in cui possono quindi coesistere il «volto stabile e mite» e il «volto freddo e piovoso» – quest’ultimo noto anche come «colpo di coda invernale» – a seconda di quale massa d’aria, in quel gioco del tiro alla fune, ha la meglio e riesce a conquistare temporaneamente qualche posizione. Non sarà banale ricordare questa caratteristica di questa stagione di transizione fino a quando la maggior parte dell’utenza chiederà al meteorologo di turno quando arriverà la primavera alla seconda giornata di pioggia con 12 °C, magari dopo una settimana passata con il sole a 18 °C: i volti della primavera e il loro avvicendamento sono espressione di una normalità stagionale che fa il suo corso.
Certo è che quest’anno, come è accaduto anche in anni recenti, diventa difficile pensare alla primavera come stagione di transizione tra l’inverno e l’estate dal momento che, come abbiamo potuto appurare e verificare tramite l’analisi dei dati, la stagione fredda è saltata. Il venir meno del freddo tra dicembre e febbraio lascia ora sul campo anche qualche dubbio per il futuro perché, proprio a causa dell’assenza a suo tempo della fenomenologia invernale, non sarebbe del tutto irrealistico supporre che diventerebbe adesso statisticamente improbabile non avere da qui ad aprile nemmeno un sussulto di una dinamica di natura fredda.
Può valere ancora questa supposizione in un tipo di tempo che ormai va spesso a strappi? Non possiamo saperlo perché, come sempre, nelle prossime settimane sarà la modellistica numerica a darci le risposte che cerchiamo. La mia attenzione sarà rivolta in particolare verso questa tipologia di scenario, non di certo perché si dovrà per forza verificare ma perché, a mio avviso, una sua manifestazione o una sua assenza rappresenterà ancora una volta uno studio in itinere delle caratteristiche della dinamica atmosferica delle nostre latitudini che potranno invitare, chi lo volesse, a pensare e a riflettere.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera