QUESTA NON E' UN'OTTOBRATA
QUESTA NON E' UN'OTTOBRATA
Al giorno d’oggi diventa difficile raccontare il tempo che fa prendendo come metro di misura i canoni del passato. Per una volta non parlo delle medie climatologiche a cui facciamo sempre riferimento per quantificare di quanto e soprattutto per quanto una grandezza atmosferica si allontana dai valori tipici del periodo, ma faccio riferimento all’avvicendamento delle stagioni segnato dal cambio di passo delle dinamiche atmosferiche raccontato da chi, dagli Anni Sessanta, ha fatto conoscere la meteorologia e le previsioni del tempo agli italiani entrando con garbo e gentilezza nelle loro case grazie alla televisione.
La burrasca di Ferragosto, le tempeste equinoziali e l’ottobrata erano dei veri e propri capisaldi dell’informazione meteorologica dei mesi che si trovano a cavallo tra l’estate e l’autunno perché individuavano dei periodi dell’anno ben precisi in cui si compiva il passaggio dalla stagione della stabilità a quella delle perturbazioni atlantiche e dei primi freddi. Parlare in quei modi era sicuramente un metodo efficace di comunicare il percorso del tempo atmosferico a chi era poco avvezzo alla statistica proprio perché il significato di quella terminologia era diventato di conoscenza comune: la burrasca di Ferragosto chiudeva la fase più calda dell’estate, le tempeste equinoziali segnavano i primi ingressi decisi del flusso perturbato atlantico alle nostre latitudini tra la fine di settembre e i primi di ottobre e l’ottobrata era un intermezzo più stabile e mite che interveniva dopo il passaggio delle prime piogge autunnali.
Raccontare il tempo di oggi prendendo in prestito quella terminologia ha sempre meno senso perché la realtà evidenzia come l’evoluzione delle condizioni meteorologiche tenda a coincidere sempre meno con l’iter stagionale che proprio tramite l’uso di quei modi di dire si voleva far comprendere al grande pubblico. Come possiamo oggi, per esempio, parlare di ottobrata quando mancano all’appello le tempeste equinoziali? Come possiamo oggi, parlare di ottobrata quando ci troviamo di fronte alla prosecuzione dell’estate ultra-settembrina, le cui temperature sono state spesso in linea con i valori di luglio e di agosto? Se non sottolineiamo queste mastodontiche differenze rispetto a quelle che erano le «ottobrate» di una volta, finiremo per sminuire la portata di eventi che dovrebbero essere chiamati con un altro nome.
Continuare a battere in sequenza record di caldo, come è successo in questi giorni tra Spagna, Francia e le nostre regioni centrali, non vuol dire essere di fronte a un'ottobrata, ma vuol dire che stiamo vivendo una nuova fase di caldo marcatamente anomalo e fuori dal comune che tra alti e bassi dura ormai da oltre trenta giorni. E, come tale, questa fase andrebbe descritta e presentata.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera