ECCO COSA DEVE SUCCEDERE PER AVERE IL PRIMO PEGGIORAMENTO DI STAMPO AUTUNNALE
ECCO COSA DEVE SUCCEDERE PER AVERE IL PRIMO PEGGIORAMENTO DI STAMPO AUTUNNALE
Nei prossimi giorni non ci saranno sostanziali cambiamenti del tempo sul Mediterraneo centro-occidentale e sull’Italia. Come abbiamo spiegato nelle precedenti analisi, l’unica nota di rilievo riguarderà una parziale modifica della configurazione sinottica, con lo spostamento del promontorio verso levante che da mercoledì 13 lascerà un po' di spazio all'arrivo di infiltrazioni di aria moderatamente più instabile sulle regioni settentrionali e marginalmente su quelle centrali: il tempo diventerà quindi più variabile, ma il passaggio di possibili/probabili precipitazioni (da valutare) non sarà ancora riconducibile a un peggioramento di stampo autunnale. Che cosa deve succedere, allora, affinché si possa parlare in questi termini?
Per capirlo, ci viene in aiuto la previsione deterministica elaborata dall’ultima corsa del modello europeo (vedi figura): a scanso di equivoci, questo singolo scenario non ha alcun valore in ottica previsionale per la distanza temporale a cui si spinge – siamo intorno al 20 settembre – ma lo prendiamo come esempio solo per spiegare come si dovrebbe presentare un cambiamento del tempo in cui si evidenziano in maniera piuttosto netta le caratteristiche della nuova stagione. In parole semplici, diciamo che il flusso perturbato atlantico deve prendere in mano le redini della circolazione atmosferica alle nostre latitudini senza mostrare titubanze: deve, quindi, entrare deciso sul Mediterraneo occidentale proponendo l’ingresso di una saccatura che possa così favorire lo sviluppo di una ciclogenesi sui nostri mari di ponente.
Grazie a questa dinamica, la perturbazione in arrivo troverebbe condizioni atmosferiche ideali per il proprio mantenimento e la propria intensificazione a causa del contrasto termico che si verrebbe a generare tra masse d’aria diverse dal punto di vista termodinamico e in parte anche a causa di una superficie marina sicuramente più calda del vicino Oceano Atlantico che metterebbe a disposizione un significativo apporto di vapore acqueo. In secondo luogo, per poter parlare di un peggioramento di stampo autunnale l’intero sistema deve avere la forza di evolvere verso levante senza diventare una «goccia fredda» perché, se lo diventasse e quindi se si isolasse dal flusso perturbato principale in un’area X del Mediterraneo centro-occidentale, significherebbe non avere ancora a disposizione una spinta sufficientemente intensa dal motore ciclonico d’Islanda e quindi dal regista delle dinamiche autunnali di casa nostra.
Abbiamo prima detto che questo scenario è quello proposto dalla corsa deterministica e che non ha alcuna valenza per elaborarci sopra una previsione perché la distanza temporale a cui si colloca questa evoluzione è ancora troppo in là nel tempo. Possiamo però chiederci se questa dinamica ha una sua logica? La risposta è affermativa perché una logica c’è di sicuro! Questo disegno barico è uno dei possibili scenari che potrebbero far parte dell’ampio ventaglio di soluzioni calcolate e consequenziali all’evoluzione che avremo nei prossimi giorni. Il trasferimento verso levante del promontorio farebbe infatti calare la pressione in quota sul settore occidentale europeo e in questa sorta di buca che si verrebbe a creare si potrebbero inserire impulsi atlantici più o meno intensi: quello che abbiamo qui utilizzato come esempio ha solo le fattezze di un cambiamento di stampo autunnale.
Concludo con una raccomandazione: tenete a mente questo articolo che useremo come cappello introduttivo alle analisi che saranno pubblicate più avanti, in cui parleremo dell’evoluzione valida dopo il 15 settembre.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera