LA SICCITÀ AL NORD-OVEST DA GENNAIO A MARZO: IL CONFRONTO TRA IL 2023 E IL 2022 E LE PROSPETTIVE DI PIOGGIA DELLA PROSSIMA SETTIMANA
LA SICCITÀ AL NORD-OVEST DA GENNAIO A MARZO: IL CONFRONTO TRA IL 2023 E IL 2022 E LE PROSPETTIVE DI PIOGGIA DELLA PROSSIMA SETTIMANA
Continua a non piovere sulle regioni nord-occidentali e quando lo fa i millimetri assorbiti dal suolo si limitano a inumidire appena lo strato superficiale senza riuscire a penetrare a sufficienza nel terreno perché gli accumuli sono molto modesti e quasi sempre sottoposti a una rapida evaporazione indotta dai venti di föhn che seguono il sistema nuvoloso. Prendendo come riferimento la stazione meteorologica di Torino Caselle (fig. 1), si nota che nei primi tre mesi di questo 2023 sono caduti complessivamente 48.4 mm di pioggia rispetto ai 121.6 mm che sarebbero dovuti cadere secondo la climatologia del trentennio 1991-2020. Nel primo trimestre di quest’anno il deficit ammonta già al 60% e denota una situazione in lento e costante peggioramento, dal momento che con le settimane e i mesi che passano aumentano sempre di più le piogge che mancano all’appello rispetto a quelle che poi si presentano, peraltro in modo sporadico e poco convinto.
Infatti, anche se potremmo in realtà scorgere una situazione leggermente migliorata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando ad inizio aprile la carenza di millimetri ammontava addirittura al 95%, lo stato della siccità continua ad aggravarsi su lungo periodo perché sono sempre più i millimetri che mancano rispetto a quelli che cadono: sarà così fino a quando non si registrerà almeno un mese in cui pioverà più del normale e quindi si potrà pensare di recuperare un po’ le enormi perdite avute in questi ultimi due anni. Per ora è un’utopia perché, procedendo sempre passo dopo passo nell’inquadrare l’evoluzione per i prossimi giorni, la dinamica atmosferica continuerà molto probabilmente a mostrare in maniera piuttosto evidente la persistenza di un segnale anticiclonico proprio laddove si dovrebbe spalancare la porta occidentale per facilitare l’ingresso di quelle saccature atlantiche in grado di sollecitare la risalita dello scirocco verso l’angolo nord-occidentale della nostra penisola, una volta approdate fin sull’entroterra nord-africano.
La forma della fascia anticiclonica subtropicale, che tende spesso a gonfiarsi proprio sulla penisola iberica e sul vicino Oceano per portarsi qui a latitudini più settentrionali, rappresenta quindi per l’Italia una sorta di scivolo che inevitabilmente finisce per orientare il flusso nord-occidentale e che, con la complicità dell’arco alpino, causa il salto dei sistemi perturbati che poi, una volta ricompattati superato l’ostacolo orografico, ricominciano a distribuire i propri fenomeni lungo la penisola. Sono questi certamente alcuni aspetti che esaltano i microclimi locali, ma allo stesso tempo le ripetute dinamiche molto simili che tendono a susseguirsi ormai da molto tempo ci invitano a capire come questo schema sia diventato così persistente da assumere sempre più le caratteristiche di una grave anomalia della circolazione atmosferica.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera