INVERNO A STENTI E LE SPERANZE RIPOSTE NELLA PRIMAVERA
INVERNO A STENTI E LE SPERANZE RIPOSTE NELLA PRIMAVERA
Volendo fare un conto a spanne, arrivati oggi al 12 febbraio contiamo dal punto di vista termico condizioni di tempo invernale – cioè di temperature in media o al di sotto di essa – per la una durata complessiva di circa tre settimane. Considerando che arriveremo almeno fino al 20 febbraio senza sostanziali cambiamenti rispetto alla situazione anticiclonica e sempre più mite che ha iniziato a prendere forma nel corso di questo fine settimana, possiamo allora dire che arriveremo molto probabilmente alla vigilia della terza e ultima decade di questo mese dopo aver trascorso circa una sessantina di giorni di non inverno e una ventina di giorni tipici invece del periodo, di cui solo sei o sette hanno dato forma all’unica ondata di freddo di stampo invernale che si è conclusa da pochi giorni e che è veramente degna di essere chiamata tale.
Come abbiamo detto nell’ultima analisi non ci sono al momento elementi affidabili per dire se entro la fine del mese avremo un altro sussulto invernale, ma su una cosa siamo certi: il 28 febbraio toccherà tirare le somme perché la stagione chiuderà i battenti dal punto di vista meteorologico. Indipendentemente da come si comporterà l’ultima decade di febbraio, non ci vorrà molto a capire che abbiamo vissuto alla fine un altro inverno stanco, spento e senza forze, sulla scia degli inverni degli ultimi decenni che sono trascorsi quasi tutti uguali e amorfi, salvo qualche rara eccezione.
Non c’è da meravigliarsi di questo andamento perché se a causa dell’Amplificazione Artica (vedi figura) le alte latitudini si sono riscaldate molto di più rispetto al resto del pianeta, quel serbatoio polare da cui le irruzioni attingono l’aria fredda che poi distribuiscono alle basse latitudini è certamente meno pieno rispetto al passato. Se poi consideriamo che l’Italia non si trova geograficamente a due passi dalla «casa del freddo», allora diventa facile anche fare due più due e chiudere il cerchio.
Ora, ci incammineremo a grandi passi verso la primavera meteorologica, una stagione che dovrebbe essere irrequieta e lasciare spazio, oltre alle precipitazioni, anche a qualche colpo di coda invernale sempre che la dinamica atmosferica riesca a rispolverare un po’ di quella variabilità meteorologica che dovrebbe caratterizzare le nostre latitudini mediterranee. Nei prossimi mesi si procederà così: speranzosi che qualche segnale di normalità prenda coraggio e trovi il sentiero per uscire dal labirinto del caos in cui si trova a lavorare tutti i giorni la modellistica numerica.
Perché, a differenza dei desideri che vanno per la maggiore e che auspicano il sole e il caldo perché… di freddo ne ha già fatto troppo, è giusto sempre ricordare che è un bene che le stagioni siano il più coerenti possibile alle condizioni meteorologiche che dovrebbero proporre per evitare che problemi causati proprio dal venir meno di questa coerenza si aggravino a tal punto da diventare poi irrisolvibili. Proprio come la siccità al Nord-Ovest: ne parlerò più in dettaglio in uno dei prossimi interventi.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera