IRRUZIONE DI ARIA POLARE E ARTICA IN ARRIVO: ECCO PERCHÉ PARLARE DI GELO È DEL TUTTO INAPPROPRIATO
IRRUZIONE DI ARIA POLARE E ARTICA IN ARRIVO: ECCO PERCHÉ PARLARE DI GELO È DEL TUTTO INAPPROPRIATO
Nella disamina proposta ieri, in cui abbiamo descritto a grandi linee l’evoluzione della saccatura fino alla sua massima espansione alle nostre latitudini, abbiamo affermato che la fase meteorologica che andrà aprendosi da domenica avverrà per opera di una dinamica atmosferica tutto sommato normale per il periodo: in altre parole, questa futura evoluzione avrà il merito di portarci alcuni giorni dalle caratteristiche invernali. Arriverà dapprima aria polare e successivamente aria artica. Arriveranno cioè due masse d’aria che, dopo essere partite dalle alte latitudini, si troveranno a scorrere al di sopra dell’Oceano Atlantico e di conseguenza subiranno una trasformazione del loro stato termodinamico.
Transitando infatti al di sopra di una superficie marina che è via via più calda man mano che ci incamminiamo verso sud, esse si riscalderanno dal basso, diventeranno instabili e incentiveranno la formazione di moti convettivi, cioè di quei movimenti ascendenti che stanno alla base di nubi e precipitazioni a prevalente carattere di rovescio. Per questo motivo, quando arriveranno alle nostre latitudini, conserveranno in parte le loro caratteristiche iniziali solo alle quote superiori: l’aria fredda, in altre parole, sarà presente soprattutto in quota.
Quel freddo potrà riversarsi al suolo, in maniera più veloce ed efficace, solo se si verificheranno precipitazioni in grado di trascinarlo verso il basso. Non sarà quindi un’irruzione di aria gelida quella a cui andremo incontro nel corso della prossima settimana, semplicemente perché la trasformazione del profilo termico verticale delle due masse d’aria non permetterà che possa esserlo.Anche le prime stime di previsione circa l’anomalia di temperatura, mediata su 5 giorni (dal 18 al 22 gennaio) e prevista per esempio sulla superficie isobarica di 850 hPa (circa 1500 metri) e a 2 metri dal suolo, mostrano molto bene questa caratteristica. A puro scopo didattico, possiamo infatti apprezzare come in quota (a sinistra) lo scarto dalla media climatologica sia più intenso rispetto allo scarto che si dovrebbe registrare a 2 metri dal suolo (a destra) proprio perché qui gli effetti dell’irruzione sul campo termico risultano meno evidenti rispetto agli strati atmosferici superiori.
Avere quindi in pianura temperature mediamente fino a 2-3 °C sotto la media del periodo su un periodo di cinque giorni, con il contributo prevalente dato dalle anomalie delle temperature massime o da quelle minime a seconda dello stato del cielo e delle precipitazioni, credo che sia un po’ troppo poco per parlare di gelo. Per quel tipo di freddo, pungente durante tutto il giorno e con temperature intorno allo zero anche nelle ore che sono di solito le più calde, bisogna guardare alla Russia.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera