LA DIFFERENZA TRA ONDATA DI FREDDO E ONDATA DI GELO
LA DIFFERENZA TRA ONDATA DI FREDDO E ONDATA DI GELO
Il sostantivo «gelo» e l’aggettivo «gelido» hanno ormai preso il sopravvento per descrivere, nella stagione invernale, l’arrivo sul Mediterraneo delle correnti fredde settentrionali la cui temperatura a 850 hPa, cioè a circa 1500 metri di quota, si porta al di sotto di 0 °C. Qualunque sia la massa d’aria responsabile di un significativo calo termico, siamo sempre di fronte ad «aria gelida» o a una «ondata di gelo» come se queste condizioni fossero comuni a tutti i tipi di correnti che dalle latitudini polari o da quelle artiche raggiungono le nostre latitudini. Sappiamo però che, proprio perché queste masse d’aria nascono a latitudini diverse occupando aree diverse, presentano tra di loro notevoli differenze fisiche che rispecchiano le peculiarità della zona su cui si sono formate e dalla quale poi iniziano a muoversi. Ecco che allora una massa d’aria che nasce sull’Oceano Artico, per esempio, non può essere così fredda come quella che si forma su una vasta area continentale, come la Russia. La dinamica atmosferica modifica ovviamente in parte le caratteristiche di questi flussi man mano che si allontanano dalla loro zona di provenienza e si dirigono verso le basse latitudini perché, strada facendo, le masse d’aria si muovono verso territori che a loro volta sono occupati da altre massa d’aria o, come nel caso dell’Oceano, subiscono un riscaldamento dal basso perché la superficie oceanica è una fonte di calore non trascurabile. Il raffreddamento che quindi arriva alle nostre latitudini risulta sempre mitigato, sia perché la massa d’aria va incontro a un certo aumento termico prima di arrivare fino a noi e sia perché l’orografia complessa che plasma la nostra penisola offre protezione al sopraggiungere della parte più fredda della massa d’aria: basti pensare all’arco alpino che, come una diga, contiene sempre il freddo più intenso sul versante francese, svizzero o austriaco.
Ci sono però situazioni in cui l’aria in arrivo può essere talmente gelida nelle zone di origine che, pur andando incontro a un aumento della sua temperatura durante il suo viaggio fino a noi, arrivi sulle nostre regioni ugualmente gelida, cioè con una temperatura che si porta intorno o al di sotto di 0 °C anche al suolo nel momento in cui si verifica l’irruzione, cioè quando la massa d’aria affluisce con la relativa ventilazione. È proprio in questo caso che possiamo parlare di «ONDATA DI GELO» perché con il termine «ondata» facciamo riferimento al processo dirompente dell’irruzione e con il termine «gelo» facciamo riferimento all’entità del freddo in arrivo che porta, come detto, temperature intorno allo zero o sotto lo zero fino al suolo già nella fase di irruzione. Le masse d’aria che portano queste condizioni ambientali giungono alle nostre latitudini con una temperatura che a 850 hPa, cioè sempre a circa 1500 metri di quota, è in genere inferiore a -10 °C. Si tratta di masse d’aria che hanno natura continentale e quindi provengono dalla Russia: distinguiamo, a tal proposito, l’aria artico-continentale e l’aria polare-continentale. In Italia, un esempio di irruzione gelida portata da aria artico-continentale si è verificata nei primi giorni del gennaio 2017 (si veda la figura a sinistra), quando a 850 hPa la temperatura sul versante adriatico raggiunse valori fino a -12/-14 °C. Sono queste le situazioni in cui, nel corso della stagione invernale, si può arrivare anche a sperimentare un «EVENTO DI FREDDO ECCEZIONALE», con anomalie negative estreme della temperatura che si presentano in maniera diffusa. Se queste condizioni invece non si verificano, cioè se il campo termico in media troposfera non presenta valori così bassi ma comunque uguali o inferiori a 0 °C a 850 hPa, siamo in presenza di una «ONDATA DI FREDDO» che può essere certamente più o meno intensa e quindi essere caratterizzata da temperature che comunque si portano al di sotto delle medie climatologiche del periodo, ma che non raggiungono il valore di 0 °C al suolo nel momento in cui si verifica l’irruzione della massa d’aria. Abbiamo per esempio sperimentato questa situazione nell’irruzione di aria artico-marittima di questi giorni (si veda la figura a destra), in cui il calo termico ha determinato l’avvento di condizioni prettamente invernali che però non stanno avendo nulla a che vedere con una situazione di gelo sebbene questa mattina le temperature minime si siano portate al di sotto dello zero su molte aree del Centro-Nord. Il raggiungimento di questi valori così bassi, infatti, non si è verificato nel corso dell’irruzione ma successivamente, cioè quando la nuova massa d’aria si è depositata al suolo e ha cominciato ad acquistare le caratteristiche fisiche del luogo su cui è giunta: nelle zone interne, dove il fattore «continentalità» è preponderante, l’azione congiunta tra la serenità del cielo, l’assenza di vento e un basso tasso di umidità ha ovviamente accelerato la perdita di calore verso lo spazio, portando al raggiungimento di questi valori. Affrontando questo argomento si è voluto far cogliere al lettore la differenza tra «ONDATA DI FREDDO» e «ONDATA DI GELO», troppo spesso ignorata. Ma se ignoriamo, non distinguiamo il tipo di massa d’aria da cui siamo coinvolti e che, presentando caratteristiche fisiche diverse, agisce in modo diverso sull'andamento dello stato termico nel momento dell’irruzione. L’uso corretto della lingua italiana può aiutare la comprensione della dinamica atmosferica: state quindi pur certi che se leggerete su questa pagina «ONDATA DI GELO DI ARRIVO» o «CORRENTI GELIDE VERSO L’ITALIA» non sarà a sproposito, ma sarà perché la massa d’aria arriverà dalla Russia e, a 850 hPa, avrà temperature uguali o inferiori a -10 °C. Per il resto, si sono sempre gli aggettivi a quantificare un freddo che può moderato, intenso o molto intenso.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera