ALLA RICERCA DELLA PERTURBAZIONE PERFETTA
ALLA RICERCA DELLA PERTURBAZIONE PERFETTA
Sul piano meteorologico l’autunno ha proprio in questi giorni superato il giro di boa e quindi entra di fatto in quella fase matura che, dal punto di vista della dinamica atmosferica, dovrebbe essere scandita dalle vicissitudini di un flusso perturbato atlantico capace di imporre in modo risoluto il proprio segnale anche alle latitudini mediterranee. Se infatti la climatologia ci fa notare che tra ottobre e novembre si concentra una significativa razione di piogge per la nostra penisola, vuol dire che una simile situazione non può che essere la conseguenza di peggioramenti dello stato del tempo che appaiono ben strutturati e che quindi sommano all’impulso in arrivo da quella fabbrica di perturbazioni che è il Ciclone d’Islanda il contributo della superficie del Mediterraneo e della complessa orografia che la circonda. Se l’impulso in arrivo è debole, l’apporto del Mare Nostrum con le sue ciclogenesi secondarie necessarie ad accogliere, accompagnare e sostenere la perturbazione in arrivo non è sufficiente a dar vita proprio a quelle situazioni capaci di dispensare in modo organizzato le piogge in pianura e le nevicate in montagna.
La previsione deterministica elaborata dal modello del Centro Europeo per le prime ore di sabato 23 ottobre mi permette di unire un po’ di didattica alle considerazioni appena esposte. Come avviene per le onde del mare, anche per l’atmosfera delle nostre latitudini la dinamica è scandita da una successione di cavi e di creste che, in meteorologia, chiamiamo rispettivamente “saccature” e “promontori”: nelle prime si collocano i centri di bassa pressione e nei secondi i centri di alta pressione che governano il nostro tempo. Le precipitazioni più intense ed organizzate si sviluppano lungo il ramo ascendente della saccatura perché in questo settore è massima l’interazione tra l’aria fredda che scende (freccia blu) e l’aria calda che sale (freccia rossa) a fasi alterne lungo tutta l’ondulazione che si muove da ovest verso est: in gergo tecnico, diciamo che dove è massima questa interazione è massimo il “gradiente termico orizzontale” tra le due masse d’aria che si fronteggiano e che in questo modo costruiscono la perturbazione.
Man mano che ci allontaniamo dai centri motore ciclonici qui indicati con la lettera B, è ovvio che questa interazione si indebolisce e di conseguenza risulta anche più debole la perturbazione in transito, accolta dalla coda della saccatura associata. In questo caso le piogge non possono allora essere organizzate e diffuse, ma al contrario maldistribuite e con fenomeni puntualmente intensi che nascono da “carte jolly” giocate dall’atmosfera quando intervengono fattori locali come una linea di convergenza o un sollevamento orografico: per creare piogge da sbarramento (stau), per esempio, non serve una perturbazione ma è più che sufficiente un flusso umido che impatta perpendicolarmente con un profilo montuoso.
Ecco, nello scenario previsto per sabato 23 ottobre, su cui ritorneremo prossimamente per un'analisi più approfondita, si nota proprio questo: un’ondulazione del flusso perturbato che è ancora alto di latitudine e che quindi interessa il Mediterraneo solo con il settore periferico di un cavo d’onda destinato probabilmente a interessare con la sua parte più intensa e produttiva in termini di fenomeni i settori a nord dell’arco alpino. Per avere invece il passaggio alle nostre latitudini di una “perturbazione perfetta”, che evidenzi cioè una dinamica autunnale entrata ormai a regime, l’intero disegno barico deve essere traslato verso sud di almeno un migliaio di chilometri.
A quel punto, l’interazione della saccatura con la complessa orografia del Mediterraneo (come per esempio con le Alpi) darebbe luogo alla formazione di una depressione secondaria sul nostro bacino (come per esempio sul Golfo di Genova) in grado di fornire sostegno alla perturbazione nella produzione di nubi e piogge organizzate, cioè delle vere piogge autunnali. Sarà certamente curioso vedere se, da qui al 30 novembre, riusciremo a contare una depressione mediterranea con un valore minimo di pressione oscillante almeno tra 995 e 1000 hPa.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera