IL TEMPO PER SABATO 9 E DOMENICA 10 GENNAIO: I FENOMENI SIGNIFICATIVI E LA COMPLESSA PREVISIONE DELLA QUOTA NEVE
IL TEMPO PER SABATO 9 E DOMENICA 10 GENNAIO: I FENOMENI SIGNIFICATIVI E LA COMPLESSA PREVISIONE DELLA QUOTA NEVE
Sarà un fine settimana in gran parte perturbato quello che, dal punto di vista meteorologico, si prospetta sull’Italia. Dopo aver inquadrato nell’analisi sinottica di ieri (giovedì 7) il probabile movimento del sistema nuvoloso che con le sue superfici frontali evolverà verso levante accompagnandosi a una circolazione ciclonica piuttosto intensa, cerchiamo ora di inquadrare per macroaree quale sarà molto probabilmente il tipo di tempo che ci accompagnerà domani (sabato 9) e domenica 10 gennaio. Prima di scendere un po’ più nei dettagli, vorrei però soffermarmi sulla previsione della quota dello zero termico perché mi piacerebbe far comprendere che questa grandezza atmosferica sarà soggetta a una notevole incertezza anche a poche ore dall’evento e che la stessa accompagnerà persino l’evento in corso. Abbiamo infatti detto che una caratteristica di questo peggioramento sarà l’elevata differenza di temperatura tra le regioni settentrionali dove seguiterà ad affluire aria fredda e quelle meridionali che invece saranno raggiunte da aria particolarmente mite proveniente dall’entroterra nord africano.
A tal proposito, abbiamo infatti stimato in 20-25 °C la differenza termica che potremmo avere tra Nord e Sud sulla quota isobarica di 850 hPa e abbiamo anche detto che sarebbero state le regioni centrali, in modo particolare, a subire gli effetti più evidenti del passaggio perturbato in quanto area di mezzo e quindi esposte ai maggiori contrasti tra le due masse d’aria di diversa origine. Se la quota delle nevicate dipende dalla temperatura, diventa allora facile immaginare come un’elevata differenza termica si traduca in un’elevata differenza della quota dello zero termico, cioè della quota oltre la quale la temperatura rimane al di sotto di 0 °C, utile per conservare il fiocco di neve. Ebbene, come mostrano le prime due figure tra domani (sabato) e domenica le regioni centrali saranno interessate da una “stretta fascia di confine” che separerà la circolazione fredda da quella calda e al cui interno le diverse quote dello zero termico saranno molto vicine le une alle altre, come se fossero pressate da una morsa.
Nel primo pomeriggio di sabato (figura 1) questa fascia dovrebbe collocarsi al confine tra Toscana e Lazio per poi piegare in diagonale verso sud-est per raggiungere l’area garganica: passando da una parte all’altra, si vedrebbe la quota dello zero termico salire dagli 800-1000 metri a nord ai 2500-2700 metri a sud. Nel primo pomeriggio di domenica (figura 2), questo settore così ristretto è previsto avanzare verso nord sotto la spinta del flusso molto mite e collocarsi tra la Toscana centro-meridionale, l’Umbria e le Marche. Anche in questo caso sarebbe notevole il salto tra nord e sud della fascia perché si passerebbe rispettivamente da una quota dello zero termico prevista a 600-700 metri a una prevista a 1800-2000 metri. Possiamo allora comprendere come, in un caso davvero particolare come quello che andrà molto probabilmente delineandosi, diventi ancor più una forzatura pretendere di fissare con un valore “preciso” le quote dello zero termico perché queste saranno invece soggette ad una “elevata variabilità”, legata non solo alla vicinanza dei valori calcolati ma anche al significato che associamo alle operazioni di calcolo del modello numerico. Non dimentichiamoci infatti che il modello simula l’evoluzione dell’atmosfera e di conseguenza quelle quote sono sicuramente soggette a errori sulla localizzazione e sul valore della quota.
In secondo luogo, teniamo conto che la quota della nevicata oscilla a quote inferiori rispetto a quella dello zero termico in base all’intensità della precipitazione: a un’incertezza già non trascurabile legata alla localizzazione della “stretta fascia di confine” si aggiunge allora anche l’incertezza sull’intensità e sulla durata della precipitazione che influenza la spinta verso il basso del limite della nevicata. Possiamo allora dire che, mai come in questo caso altamente didattico, stiamo toccando con mano un’incertezza che, a fini previsionali, si può tradurre solo in un’elevata variabilità delle quote delle nevicate che interesseranno in particolar modo la fascia appenninica centrale. Vediamo ora per sommi capi la previsione per macroaree, divise tra A e D per la giornata di domani e tra A ed E per la giornata di domenica.
DOPODOMANI, DOMENICA 10 GENNAIO (figura 4) – Ampie schiarite nell’area A, in estensione da ovest verso est. Ancora nuvolosità diffusa sull’area B con le ultime precipitazioni deboli a carattere sparso che interesseranno con maggiore probabilità i versanti padani dell’Appennino ligure e l’Appennino emiliano-romagnolo: su questi settori deboli nevicate fino a quote molto basse, anche se in Emilia non è escluso un coinvolgimento anche delle pianure più vicine alla pedemontana dove potrebbe vedersi qualche fioccata. Ancora tempo perturbato sull’area C con precipitazioni estese e con nevicate che dipenderanno ancora una volta dall’elevata variabilità della quota dello zero termico in evoluzione verso nord rispetto a sabato e poi in parziale arretramento verso sud nel corso della serata: questa volta il passaggio della neve dalle quote collinari a quelle di montagna e un ritorno a quote più basse dovrebbe riguardare l’area compresa tra la Toscana centro-meridionale, l’Umbria e le Marche. Per lo più nuvoloso invece il cielo sull’area D con precipitazioni sparse per lo più deboli e nuvolosità variabile sull’area E, con schiarite a tratti anche ampie. Ancora freddo al Nord e molto mite al Sud.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera