PENSIERI E PAROLE (su Bernacca, Baroni e Caroselli)
PENSIERI E PAROLE (su Bernacca, Baroni e Caroselli)
Quando mi sono avvicinato per la prima volta alla meteorologia non c’era internet. Le mappe meteorologiche che rappresentavano in forma grafica l’evoluzione temporale delle principali grandezze atmosferiche, grazie alle quali è possibile redigere un bollettino meteorologico, erano a disposizione solo dei professionisti del settore che in modo elegante le riproponevano, ogni tanto, in televisione.
Erano i tempi in cui la rubrica “Che tempo fa”, condotta con grande maestria prima dal Colonnello Bernacca e poi dal Generale Andrea Baroni e dal dott. Guido Caroselli, era tra le trasmissioni più seguite sulla prima rete RAI perché alla curiosità del telespettatore di conoscere la previsione del tempo per il domani e il dopodomani si accompagnava anche il piacere di imparare qualcosa di nuovo ogni sera, in quel fatidico appuntamento delle ore 19:50.
La meteorologia era anche cultura e conoscenza. Molti appassionati di allora hanno deciso di intraprendere gli studi in fisica dell’atmosfera proprio grazie a questi tre professionisti che si sono contraddistinti per la pacatezza, il garbo e il rispetto che hanno sempre avuto nei confronti di questa scienza. Perché è proprio di scienza che stiamo parlando, con i suoi limiti che allora erano sicuramente maggiori di quelli attuali, ma non per questo era meno interessante da seguire.
Limiti che erano rispettati, senza osare andare oltre perché l’obiettivo era soprattutto quello di continuare ad alimentare nel telespettatore una fiducia sempre più crescente in una disciplina nuova che entrava per la prima volta nelle case degli italiani. C’è una storia che è rimasta scolpita nella memoria di chi ha vissuto questo bellissimo periodo meteo-culturale: le lacrime di Andrea Baroni. Il Generale, in una sua intervista rilasciata nel 2005, raccontò infatti di un suo pianto per una previsione mancata di una Pasqua degli Anni Ottanta. Vi lascio con le sue parole, anche per farvi capire la differenza tra la meteorologia di ieri e quella che oggi va per la maggiore. Spero che faccia riflettere.
"Si certo, ricordo anch’io quell’episodio. Era una Pasqua degli anni ’80, io a quel tempo scrivevo per il giornale “ La Repubblica”. Il direttore Eugenio Scalfari mi chiese di scrivere un articolo sulla previsione di sabato, domenica di Pasqua e Lunedì dell’Angelo. Tutto come al solito preparato il venerdì, quindi dovevo affidarmi alle indicazioni che i modelli di previsione mi davano il venerdì stesso. Mi faccio un’idea personale della situazione, perché so che anche se il computer mi dà le carte, le previsioni non sono deterministiche ma probabilistiche. Quindi c’è una parte di lettura delle carte che dipende notevolmente dall’esperienza che uno ha immagazzinato nel corso degli anni. Ho dedotto che per sabato il tempo sarebbe stato discreto, Pasqua con cielo velato mentre per il lunedì di Pasquetta prevedevo un peggioramento con conseguenti piogge. Nella rubrica televisiva “Che tempo fa” era in servizio il mio collega Caroselli, che attenendosi alle previsioni dell’Aeronautica Militare, aveva previsto la pioggia fra sabato notte e domenica mattina. La cosa puntualmente si verificò e quando cominciai a sentire il rumore della pioggia sui vetri di casa mia, mi dovete credere: mi è venuto da piangere! Perché quando sbagli una previsione ovviamente ti dispiace, ma quando la sbagli sul giornale, nero su bianco e proprio nel giorno di Pasqua, questo è decisamente un grosso insuccesso. Mi sfogo per conto mio, mi dispaccio e rientro in servizio in TV la domenica. Come arrivo in televisione, il Vice Direttore viene da me con l’articolo in mano (c’era scritto a otto colonne: “La Pasqua con il sole”), pubblicato su “La Repubblica “ e mi dice: “Baroni ma che ha detto lei? Che a Pasqua non avrebbe piovuto? Ma che ha combinato?”. Ho sbagliato, dissi. Sono sincero e le giuro che stanotte mi è venuto da piangere! Lui mi chiese se me la sentivo di raccontare tutto nel telegiornale della sera, condotto dal giornalista Paolo Frajese. Certo che me la sento, risposi! Fu così che durante l’intervista spiegai che il pubblico televisivo aveva ricevuto una buona informazione da Caroselli, ma che l’errore l’avevo commesso io sul quotidiano “La Repubblica”.Torno a casa e mi chiama il mio giornale per intervistarmi al telefono. Il collega giornalista mi dice che ho fatto uno scoop televisivo, perché in Italia nessuno ammette di aver sbagliato e nessuno chiede mai scusa!" Qui l'intervista completa!
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera