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Alta pressione persistente anche nella prossima settimana

Scritto da Andrea Corigliano Domenica 24 Febbraio 2019 17:00

UN SEGNALE DIVENTATO RICORRENTE NEGLI ULTIMI ANNI E CHE DÀ CREDITO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN ATTO

Situazione prevista per fine febbraioLa figura di alta pressione che ha messo radici sull’Europa centro-occidentale alla fine della prima decade di febbraio non ha ancora intenzione di sgombrare il campo. Le persistenti condizioni di stabilità atmosferica continueranno a interessare tutta l’area almeno per buona parte della settimana entrante che ci traghetterà nella primavera meteorologica, al suo debutto come sempre il 1° marzo. I modelli numerici di previsione non lasciano infatti dubbi circa la persistente azione di blocco del poderoso promontorio di matrice subtropicale che costringerà le perturbazioni atlantiche, per la terza settimana consecutiva, a muoversi dall’Oceano verso le alte latitudini e poi verso l’Europa orientale, dopo aver invertito la rotta sulla penisola scandinava richiamando così al loro seguito anche aria molto fredda (figura 1). Ci aspettano quindi ancora giornate in compagnia di una vasta alta pressione che al suolo collocherà i propri massimi tra la Germania e il Nord-Est italiano e che, assumendo questa posizione, incentiverà così la continua risalita di aria calda subtropicale verso l’Europa centro-occidentale e le nostre regioni settentrionali che saranno maggiormente esposte a questo tipo di circolazione. Anche gli ultimi giorni di febbraio trascorreranno quindi all’insegna del caldo anomalo, ben quantificabile in quota osservando sulla superficie isobarica di 850 hPa (cioè a circa 1500 metri) lo scarto medio rispetto ai valori climatologici del periodo della temperatura prevista fino a fine mese: si può infatti notare come sulla vasta area che abbraccia buona parte dei settori centro-occidentali del nostro continente farà probabilmente molto più caldo del normale, con scarti positivi davvero notevoli di 8-12 °C (figura 2). Ci avviamo quindi a chiudere l’ultimo mese dell’inverno meteorologico all’insegna di uno stallo atmosferico che rischia di infrangere dei record per durata. A tal proposito un dato interessante viene dalla vicina Francia, dove il soleggiamento di questo mese di febbraio risulta essere in eccesso su tutto il Paese proprio a causa della persistente azione dell’alta pressione. I dati relativi all’eliofania totale registrata da Meteo France fino al giorno 21 (figura 3) hanno già superato la media climatica di questo periodo, anche di una volta e mezzo (+150%).


Tra le principali città spicca per esempio il dato di Strasburgo, dove la durata del soleggiamento fino all’inizio della terza decade di febbraio è stata di 110 ore complessive (+76% rispetto alla media): è quindi ormai molto probabile che, perdurando questa situazione almeno fino alla fine del mese, il record delle ore di sole possa essere raggiunto o addirittura battuto. Sempre a Strasburgo, per esempio, Meteo France fa sapere che al 21 febbraio mancavano appena 36 ore per battere il precedente record risalente appena a undici anni fa: era infatti il 2008 quando si registrò il febbraio più soleggiato dell’ultimo ventennio. Questi dati testimoniano quindi che non siamo di fronte solo a una situazione anticiclonica persistente, ma a quanto pare anche a una configurazione barica che tende a riproporsi piuttosto frequentemente negli ultimi anni, considerato per esempio il limitato intervallo temporale (rispetto ai tempi ben più lunghi del clima) che è intercorso tra l’ormai certo nuovo record e il precedente relativo alle ore di eliofania in territorio francese.

Previsione dell'anomalia a 1500 metri per la fine di febbraio

Tra l’altro, dinamiche atmosferiche simili che propongono veri e propri stalli di matrice anticiclonica non sembra che siano una caratteristica di una buona parte della stagione invernale, ma anche delle altre stagioni, specie quelle intermedie. Uno recente periodo particolarmente stabile e mite è stato quello che per esempio ha caratterizzato il nostro tempo per due terzi della passata stagione autunnale: escludendo infatti l’azione localizzata di gocce fredde che hanno portato numerose alluvioni a spasso per il Mediterraneo, abbiamo dovuto aspettare la fine di ottobre per vedere l’ingresso della prima perturbazione atlantica che è poi degenerata nel disastroso ciclone mediterraneo Vaia. Un altro esempio può essere quello dell’aprile 2011, quando la persistenza di un campo anticiclonico di matrice subtropicale sul settore occidentale europeo, dal giorno 6 al giorno 11, ha portato i primi 30-32 °C in Pianura Padana, facendo registrare nuovi record di caldo davvero impensabili.


Anomalia dell'eliofania in Francia fino al 21 febbraio

Se vogliamo indagare su quanto si sia rafforzato questo segnale anticiclonico nel corso degli ultimi decenni, possiamo comunque far riferimento a un indice atmosferico che, per sommi capi, fornisce informazioni proprio sulla frequenza e sulla potenza con cui si è andato affermando il promontorio subtropicale sull’Europa e il Mediterraneo occidentale (figura 4). Senza scendere troppo nei dettagli, basta sapere che questo indice si chiama “East Atlantic Pattern” (EA) ed individua uno degli schemi dominanti della circolazione atmosferica del Nord Atlantico. Quando questo indice assume un valore superiore a +0.5, allora significa che la configurazione barica è caratterizzata da un calo della pressione fino a valori inferiori alla media climatologica sul settore del vicino Oceano a ovest delle Isole Britanniche. Questa anomalia negativa del campo di pressione schiaccia la fascia anticiclonica subtropicale presente in Atlantico alle latitudini inferiori ai 35° di latitudine nord: di conseguenza, il centro di anomalia barica positiva che si colloca alle basse latitudini ha un forte legame con i promontori subtropicali di matrice marittima e continentale che riescono a espandersi più frequentemente verso l’Europa occidentale e il Mediterraneo proprio quando a ovest delle Isole Britanniche il campo barico diminuisce. I centri delle anomalie sono invece disposti quando l’indice ha valori inferiori a -0.5. Cosa deduciamo, allora, osservando la quarta figura? Si possono inquadrare grosso modo quattro periodi che attestano come il comportamento di questo indice si sia lentamente modificato, passando da una netta prevalenza di valori abbondantemente negativi (fino a -3) nel periodo 1950-1977, ad un’alternanza tra fasi positive e fasi negative dell’EA nel periodo 1978-1997 per passare ad una prevalenza di fasi positive su quelle negative nel periodo 1998-2011 e concludere con una sola prevalenza di fasi positive dal 2012 ad oggi. Le fasi positive, che attestano a grandi linee l’entità della spinta del segnale anticiclonico subtropicale, sono quindi gradualmente aumentate con il passare degli anni, fino a raggiungere tra il 2012 e oggi una durata e un’intensità che finora non erano state osservate negli ultimi settant’anni.


Indice EA

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