Glossario Meteo. Lettera F - Da Fahrenheit a Frontolisi
Glossario Meteo. Lettera F - Da Fahrenheit a Frontolisi
Fahrenheit
Scala termometrica ottenuta dividendo in 180 parti l’intervallo compreso tra la temperatura del ghiaccio fondente pari a 32 °F e la temperatura di ebollizione dell’acqua alla pressione di 760 mm di mercurio pari a 212 °F. Tali valori sono definiti in relazione alla scala Celsius in gradi Centigradi. La relazione è la seguente:
°F = (1.8 * °C) + 32; °C = 5/9 * (°F -32)
Fiocco di neve
Sono formati da un insieme di cristalli di ghiaccio. Il cristallo è composto da vapore acqueo, ovvero da una piccola goccia d’acqua cristallizzata composta da miliardi di molecole che in condizioni climatiche particolari e cioè con temperature sottozero, possono aggregarsi in migliaia di modi diversi dando luogo a forme differenti, che generalmente sono del tipo aghiforme o stelliforme. Alcuni cristalli assumono forme particolarmente complesse a causa degli sbalzi di temperatura e di umidità, sia dell’aria nella quale si formano, sia nell’aria che attraversano durante la loro discesa verso la superficie. Per esempio i cristalli che passano attraverso un’atmosfera fredda tendono ad essere più piccoli rispetto a quelli che hanno attraversato strati d’aria più calda. La neve composta da piccoli cristalli viene definita “asciutta” e cade quindi quando le temperature sono di parecchio al di sotto dello zero termico. La neve “umida” invece, si forma quando l’aria è abbastanza calda da far unire vari cristalli tra loro tanto da creare fiocchi anche di notevoli dimensioni. Perché la neve possa ricoprire il terreno è necessario che anche quest’ultimo conservi una bassa temperatura. Quando l’aria più vicina al suolo non è molto fredda, cioè sopra gli 0°C, la neve si scioglie.
Firn Neve di tipo granulare che si trova generalmente nelle zone di alta montagna ed è il risultato del susseguirsi dell’azione di congelamento e scioglimento. Il firn a sua volta si trasforma e dà origine a un ghiaccio biancastro che contiene molta aria e poi al ghiaccio trasparente dei ghiacciai.
Foehn
Parola che deriva dal latino Favonius che in origine stava ad indicare un vento mite proveniente da Ovest. Il Foehn è un vento locale o regionale, dovuto all’orografia. È secco e impetuoso, con raffiche irregolari che spira dalla cima dei monti verso il fondo valle. Da noi si manifesta lungo la catena delle Alpi e degli Appennini e anche in Valpadana da Nord verso Sud, ma può interessare anche margini di altre catene montuose, difatti è conosciuto in altre zone geografiche con altri nomi. Per esempio negli Stati Uniti le correnti che spirano dai quadranti occidentali contro la barriera delle Montagne Rocciose determinano sul versante orientale della catena un vento del tutto analogo al Foehn, chiamato Chinook. Il periodo tipico in cui soffia il foehn è l’inverno e la primavera; la sua frequenza è scarsa. Condizione necessaria affinché si manifesti è che l’aria s’imbatta in una catena montuosa, la superi risalendone le pendici e scenda sul versante opposto. Quando l’aria s’imbatte contro un pendio montuoso per superarlo lo aggira o lo sormonta. Nel secondo caso inizia a sollevarsi raffreddandosi per espansione fino alla cima (1°C ogni 100 m fino al punto di condensazione, oltre il raffreddamento è pari a 0.6°C ogni 100 m). Se l’aria si raffredda in modo da raggiungere la temperatura di condensazione (temperatura o punto di rugiada), si ha la formazione di nubi di tipo cumuliforme (cumuli orografici) sul lato sopravvento e anche nubi di tipo lenticolare sulla cima. La condensazione libera calore latente che riscalda l’aria, così il raffreddamento è frenato e ridotto di circa mezzo grado. Le nubi possono essere accompagnate da precipitazioni anche abbondanti. Quando l’aria incomincia la sua discesa, dalla cima verso la valle, si comprime riscaldandosi (attraversa strati atmosferici con pressione sempre più grande) e dissolve l’eventuale nuvolosità presente (il riscaldamento è di 1°C ogni 100 m di discesa). L’aria a questo punto è più secca e più calda che alla stessa quota sopravvento, inoltre si ha una forte diminuzione di umidità relativa e un corrispondente aumento della visibilità. Il vento di caduta sottovento prende il nome di Foehn.
Foschia (o bruma)
Il fenomeno è simile alla nebbia, in altre parole si tratta della sospensione di goccioline microscopiche nell’atmosfera, ma le goccioline sospese sono più piccole e più disperse che in presenza di nebbia. La visibilità dunque si mantiene oltre un chilometro.
Fronte
Superficie di discontinuità fra due masse d’aria con caratteristiche fisiche e velocità di spostamento diverse. Le masse d’aria, nelle loro fluttuazioni attraverso continenti e oceani, tendono a non mescolarsi, cioè a rimanere separate tra loro da zone di transizione in cui le proprietà dell’aria variano gradualmente. Talvolta tali zone di transizione si riducono notevolmente, favorendo l’avvicinamento di due masse d’aria diverse.In questo modo non si viene più a parlare di una zona di separazione ma di una superficie di discontinuità. La traccia al suolo di una superficie di discontinuità è chiamata fronte. Affinché si abbia una marcata discontinuità è necessario avere due condizioni:
a) che la circolazione atmosferica sia tale da determinare una convergenza, in modo che le due masse d’aria siano condotte l’una verso l’altra;
b) che le due masse d’aria abbiano caratteristiche, ad esempio, termiche differenti, in modo che una sia più fredda e quindi più densa dell’altra. Infatti l’aria fredda tende a formare un cuneo al di sotto di quella calda sollevandola verso l’alto; in questo modo la superficie di discontinuità non è mai verticale ma inclinata dal lato dell’aria fredda. I fronti si possono classificare in:
a) Fronti principali se separano masse d’aria principali. Essi sono: il fronte artico che divide l’aria artica da quella polare; il fronte polare che divide l’aria polare da quella tropicale;
b) Fronti secondari se dividono masse d’aria dello stesso tipo ma con origini e vicissitudini diverse. Si formano principalmente nell’aria polare. Generalmente i fronti si spostano in modo che una massa d’aria invada la zona in precedenza occupata dall’altra. Chiamasi fronte caldo quello in cui l’aria calda avanza e va ad occupare una zona precedentemente di dominio dell’aria fredda; nel fronte freddo è l’aria fredda che va ad occupare zone già interessate dall’aria calda.
Fronte caldo
Si ha quando una massa d’aria calda avanza e va ad invadere zone precedentemente occupate da masse d’aria fredda. Poiché i fronti caldi tendono a viaggiare più lentamente di quelli freddi (25 km/h circa) e hanno aria meno densa, tendono a spostarsi sopra l’aria più fresca in modo graduale. L’aria calda, nello scontro con quella fredda, tende a scorrere verso l’alto raffreddandosi e causando la formazione di nubi di tipo stratificato. Nelle immediate vicinanze del fronte si hanno gli strati e i nembostrati, poi gli altostrati, i cirrostrati e, al di sopra della superficie frontale i cirri. I cirri sono i segni premonitori dell’arrivo di un fronte caldo. Questa vasta copertura di nubi, che talvolta si estende per circa 2500 km, è dovuta alla scarsa inclinazione del fronte caldo che va da 1/50 a 1/400. In generale, è possibile prevedere l’avvicinamento con qualche giorno di anticipo grazie a questa propagazione di nubi e alla lenta avanzata del fronte. Ci possono essere due tipi di fronte caldo: quello che porta aria stabile e quello con aria instabile. Il primo caso è caratterizzato da lunghi periodi di pioggia continua e di solito condizioni calme, eccetto forse in prossimità della linea frontale. Nel secondo si possono avere delle piogge forti intervallate da una pioggerellina stabile e da temporali, inoltre si formeranno accanto alle nubi stratiformi anche quelle cumuliformi. Prima del fronte la temperatura aumenta in modo lento, dopo l’aumento è più intenso. La pressione diminuisce prima del suo arrivo, poi rimane quasi stazionaria. Dopo il passaggio di un fronte caldo la nuvolosità può diminuire fino all’apparizione di estese schiarite. Nelle cartine del tempo il fronte caldo è indicato da una linea rossa con semicerchi (in termine tecnico linea LX).
Fronte freddo
Si ha quando una massa d’aria fredda avanza a cuneo a contatto con la superficie terrestre e invade zone precedentemente occupate da masse d’aria calda, alzandole vigorosamente. Il rapido sollevamento dell’aria calda genera nubi di tipo cumuliforme, in genere cumulonembi. Se l’aria calda è instabile si formano nubi convettive e si possono avere temporali o linee burrascose. Le burrasche sono continui temporali che precedono il fronte da 80 a 450 km e in genere si dispongono parallele al fronte stesso. La loro presenza può prolungare il periodo di cattivo tempo associato al fronte. In condizioni di stabilità, invece, davanti e dietro al fronte si possono formare nubi di tipo stratus. Dopo il suo passaggio le possibili piogge possono ritardare la schiarita del cielo, ma si hanno condizioni sicuramente meno violente. I fronti freddi tendono ad essere energici e possono viaggiare a velocità che possono toccare i 65 km/h, il loro passaggio può essere questione di ore. I fronti che si muovono più veloci portano in genere un tempo più violento che però si attenua subito dopo il suo passaggio. L’inclinazione di un fronte freddo va da 1/30 a 1/100, quindi forte. Prima del suo arrivo la pressione è in diminuzione, poi si manifesta un brusco aumento. La temperatura invece, prima dipende dalla massa d’aria calda presente, poi avviene una forte diminuzione. Inoltre, un fronte freddo porta aria più asciutta e visibilità ottima. Il fronte freddo è indicato sulle cartine del tempo da una linea azzurra con triangoli (in gergo tecnico si parla di linea LY).
Fronte occluso
Si ha quando un fronte freddo, che in genere segue un fronte caldo grazie alla velocità di spostamento superiore, riesce a raggiungerlo formando un fronte unico. La linea che segna l’incontro tra i due fronti prende il nome di occlusione e il nuovo tipo di fronte viene chiamato fronte occluso. Esso presenta tre masse d’aria diverse. Se l’aria che si trova davanti al fronte caldo è più fredda di quella che si trova dietro al fronte freddo, sarà quest’ultima più leggera e salirà sulla prima (nello scontro tra fronte freddo e fronte caldo avremo in successione aria fredda-aria calda-aria calda-aria fredda, quindi aria fredda-settore caldo-aria fredda). Si genera un’occlusione calda, chiamata in questo modo perché il fronte al suolo è un fronte caldo. Se l’aria che si trova davanti al fronte caldo è meno fredda rispetto a quella che di trova dietro il fronte freddo, sarà quest’ultima più pesante e agirà come cuneo e solleverà la prima. Si genera un’occlusione fredda, chiamata così perché il fronte al suolo è di fatto un fronte freddo. Ognuno di questi fronti è accompagnato da uno complementare in quota, rispettivamente freddo o caldo. Come nel caso dei fronti “classici”, le caratteristiche della nuvolosità e delle precipitazioni dipendono dal grado di instabilità dell’aria del settore caldo che permane in quota. Nelle cartine del tempo il fronte occluso viene indicato da una linea con triangoli alternati a semicerchi. (unione di un fronte caldo e un fronte freddo).
Fronte secondario
Le masse d’aria che hanno la medesima origine possono acquisire caratteristiche diverse poiché possono fare percorsi diversi o avere influenze diverse (esistono diversi valori di umidità e temperatura tra una massa d’aria che passa sopra una zona innevata e una massa d’aria che passa in una zona senza neve). Quando queste s’incontrano danno origine a fronti che sono meno intensi e meno attivi di quelli originari e vengono chiamati fronti secondari. Questi fronti si osservano di solito nella parte posteriore dei fronti freddi principali e corrispondono a masse d’aria polari ancora più fredde.
Fronte stazionario
Si dice di quel fronte che si arresta a causa del movimento dei sistemi di pressione.
Frontogenesi
Sviluppo o pronunciata intensificazione di un fronte che si verifica quando in una medesima area convergono masse d’aria con caratteristiche diverse.
Frontolisi
È il fenomeno opposto della frontogenesi e consiste nell’indebolimento o sparizione di un fronte. Si accompagna quasi sempre a subsidenza.