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Terremoti: cause, prevenzione e prevedibilità

La celeberrima mappa del rischio sismico diffusa dall'INGVIl terremoto in Emilia-Romagna del Maggio 2012 e quello di Amatrice, Accumoli, Arquata (2016) hanno purtroppo riportato la sismologia alla ribalta delle cronache. Mettendo in evidenza soprattutto due aspetti: la nostra impotenza di fronte alle forze della Natura e la negligenza nel costruire.

Il primo mattino del 6 Aprile 2009 alle ore 3:32 una violenta scossa di terremoto, magnitudo momento 6.3 (Mw) Richter, colpì la provincia dell'Aquila e la conca aquilana, con epicentro tra le località di Roio Colle e Genzano, interessando anche buona parte dell'Italia centrale...

La scossa distruttiva del 9 Aprile era stata preceduta da altre di varia magnitudo, la prima il 14 Dicembre 2008 di magnitudo 2.8, la seconda il 16 Gennaio 2009 di magnitudo 3.0, seguita da altre con intensità variabile, fino all'evento disatroso.

Le vittime furono 309, 1600 feriti, 10 miliardi di euro i danni stimati, con interessamento nei giorni successivi ad altri capoluoghi dell'Italia centrale. L'INGV (Istituto Nazionale  di  Geofisica e Vulcanologia) tra il 6/7/ 9 Aprile registrò ben 10000 scosse. L'area interessata dal sisma è classificata a livello 2, nella scala di riferimento del rischio sismico, con presenza di faglie molto attive, già causa di terremoti tra il Quattrocento ed il Settecento. Sul terremoto in Abruzzo si legga anche il reportage del nostro Massimo Marchetti.

Centinaia di vittime anche nel terremoto del 24 Agosto 2016 nella zona tra Amatrice, Arquata del Tronto e Accumoli, con la scossa più forte alle 3:36 di magnitudo 6.0, questa volta non preceduta da altre scosse significative, ma con uno sciame poi "infinito" successivo.

Speravamo in cuor nostro di non rivedere più immagini di distruzione, di morte, ma purtroppo il dramma di Amatrice e dell'Emilia ci riportano all'evento disastroso dell'Aquila. L'Emilia ad esempio è stata colpita duramente principalmente in due fasi, con un intervallo di 9 giorni. La prima nella mattinata di Domenica 20 Maggio, precisamente alle ore 4:04, di magnitudo 5.9 della scala Ritcher, avvertita in diverse zone del Nord Italia, tra Modena, Ferrara e Mantova, provocando la morte di 6 persone e lo sfollamento di circa tremila cittadini. Il sisma - che ha avuto numerose scosse di assestamento - è stato sentito anche a Milano, Torino, nella Liguria di Levante e in gran parte del Veneto. L'epicentro è stato localizzato tra i comuni di Finale Emilia e San Felice sul Panaro in provincia di Modena, e Sermide in provincia di Mantova. Nei giorni succesivi vi furono altre scosse, di minor entità.

Purtroppo la terra tornava a tremare, riportando nuovi morti, feriti e danni ingentissimi: nella mattinata di Martedì 29 Maggio una scossa di magnitudo 5.8 della scala Ritcher, ha nuovamente seminato distruzione e panico, nella popolazione emiliana. Dal 20 Maggio al momento in cui scriviamo (2 Giugno), l'INGV ha registrato oltre 1200 scosse, dati forniti dalle stazioni GPS permanenti in Emilia. I morti accertati sono oltre 17, gli sfollati superano la quota di 15000 unità, ingenti e per ora incalcolabili, i danni a case, capannoni, ed al patrimonio culturale.

I terremoti si verificano su fratture o spaccature della crosta terrestre note come faglie sismiche laddove cioè si accumula lo stress meccanico indotto dai movimenti tettonici. I confini tra placche tettoniche non sono infatti definiti da una semplice rottura o discontinuità, ma questa spesso si manifesta attraverso un sistema di più fratture, spesso indipendenti tra loro ed anche parallele per alcuni tratti, che rappresentano appunto le faglie.

Esistono diversi tipi di faglie suddivise a seconda del movimento relativo delle porzioni tettoniche adiacenti alla frattura stessa e dell'angolo del piano di faglia. Il processo di formazione e sviluppo della faglia nonché dei terremoti stessi è noto come fagliazione e può essere studiato attraverso tecniche di analisi proprie della meccanica della frattura.

L'intensità di un sisma dipende dalla quantità di energia accumulata nel punto di rottura che dipende a sua volta in generale dal tipo di rocce coinvolte nel processo di accumulo cioè dal loro carico di rottura, dal tipo di sollecitazione o stress interno e dal tipo di faglia.

Secondo gli esperti dell'INGV, verso Nordest la placca Adriatica spinge verso l'Europa correndo sotto le Alpi, mentre scendendo in direzione Sud la placca ricomincia ad innalzarsi all'altezza del Po, per  piegare nuovamente sotto l'Appennino, inarcandosi. Il  suo movimento può così generare terremoti nella zona del Triveneto. In Italia l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha installato circa 300 stazioni sismiche su tutto il territorio nazionale. Sono postazioni fisse, dotate di strumenti che rilevano ogni minimo movimento del suolo, tutti i dati vengono trasmessi in tempo reale al Dipartimento della Protezione Civile.


Un uomo osserva sconsolato la distruzione intorno a sé...

PREVENZIONE

Negli ultimi 40 anni a partire dal terremoto del Belice del 1968, i terremoti hanno provocato 4500 vittime e circa 150 milioni di euro di spesa per ricostruzione.
Dal 1986 si è incominciato ad investire in "prevenzione" sismica, iniziando a finanziare edifici pubblici, scuole ed ospedali, con circa 300 milioni di euro.
Dal 2003 a seguito del terremoto di San Giuliano, la prevenzione ha avuto un ulteriore impulso, con investimento oltre 750 milioni di euro.

PREVEDIBILITA'

Alcuni terremoti, sono accompagnati, preceduti o seguiti da come: lampi o bagliori, modificazioni improvvise del campo magnetico elettrico o della radioattività locale (emissione di radon), interferenze nelle comunicazioni radio, nervosismo degli animali, variazione del livello delle falde o delle acque costiere, attività vulcanica. Tutte queste manifestazioni hanno trovato riscontro nelle osservazioni e nelle testimonianze e sono state studiate e in parte confermate dalla ricerca scientifica che è giunta alla spiegazione di ognuna di esse, anche se, in mancanza di consenso unanime, non costituiscono di fatto misure effettivamente riconosciute e adottate sul fronte della previsione.

Da una intevista rilasciata all'agenzia Ansa, secondo padre Martino Siciliani, direttore dell'osservatorio sismologico Andrea Bina di Perugia, la "chiave" per prevedere i terremoti è lo studio degli "eventi premonitori", come la microsimicità e la deformazione della crosta terrestre. Parlando con l'ANSA il religioso sottolinea poi che << la meteorologia é una scienza che ha 10 mila anni mentre lo studio della sismologia è cominciato di fatto nel 1751 grazie al monaco benedettino Andrea Bina e al suo trattato scritto a Perugia >>.
 
Fonti: Wikipedia, INGV, Protezione Civile, TMNews

Fabio Porro
 


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