Il primo mese dell’estate meteorologica ha da poco chiuso i battenti ed è quindi arrivato il momento dei bilanci, dando voce ai numeri. Possiamo dire che giugno 2022 ha continuato sulla strada che aveva percorso maggio, le cui condizioni meteorologiche alle latitudini mediterranee erano state pesantemente condizionate dal promontorio nord africano. Il segnale anticiclonico si è mantenuto e rinforzato, tanto da fare assumere al campo medio mensile del geopotenziale a 500 hPa quella forma a campana che è tipica delle condizioni di blocco e che è proprio indice della persistenza dello schema barico e della circolazione atmosferica ad esso collegata (fig. 1).
Il continuo afflusso di aria molto calda dall’entroterra nord africano ha così plasmato giorno dopo giorno una pesante anomalia di temperatura che, sul piano isobarico di 850 hPa (cioè a circa 1500 metri di quota), ha raggiunto sulla verticale dell’Italia valori compresi tra 3 e 5 °C rispetto alla climatologia del trentennio 1991-2020 (fig. 1, nel riquadro). Gli effetti al suolo di questa situazione non si sono fatti attendere. Secondo l’analisi condotta dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC) del CNR di Bologna, giugno 2022 in Italia è risultato il secondo più caldo dal 1800 (fig. 2).
Con un’anomalia della temperatura media di +2.88 °C rispetto al clima del trentennio 1991-2020, il primo mese dell’estate meteorologica di quest’anno segue quel famigerato giugno del 2003 che chiuse, sempre a scala nazionale, a +3.44 °C. Analizzando il dato per macroaree, anche per il Nord, il Centro e il Sud giugno 2022 si è collocato al secondo posto tra gli anni più caldi, ma è interessante far notare come per le regioni centrali e per quelle meridionali il valore dell’anomalia sia stato rispettivamente di appena 0.20 °C e 0.18 °C inferiore al primato assoluto raggiunto nel giugno 2003.
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera